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Il ritorno dei vagabondi del Welfare (dal blog di Krugman, 20 settembre 2014)

 

Sep 20 3:18 pm

Return of the Bums on Welfare

Thinking some more about John Boehner’s resurrection of the notion that we’re suffering weak job growth because people are living the good life on government benefits, and don’t want to work. It has long seemed to me that the issue of unemployment benefits is where the debate over economic policy in a depression reaches its purest essence. If you’r on the right, you believe — you more or less have to believe — that unemployment benefits hurt job creation, because you’re “paying people not to work.” To admit that depression conditions are different, that the economy is suffering from an overall lack of demand and that putting money into the pockets of people likely to spend it would increase employment, would mean admitting that the free market sometimes fails badly. And of course disdain for the unemployed helps a lot if you want to oppose any kind of aid for the unfortunate.

But there’s something remarkable about seeing these claims made now — because even if you believed that expanded unemployment benefits were somehow a cause rather than an effect of the economic crisis, those expanded benefits are long gone. Here’s unemployment benefits as a percentage of GDP:

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They’re back down to their level at the height of the “Bush boom”.

And here, from Josh Bivens, is the recipiency rate — the percentage of the unemployed receiving any benefits at all:

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It’s at a record low, and as Bivens says, the pullback in benefits is one main reason economic expansion isn’t reducing poverty.

So basically the right is railing against the bums on welfare not only when there aren’t any bums, but when there isn’t any welfare.

 

Il ritorno dei vagabondi del Welfare

Sto ripensando a John Boehner, che resuscita il concetto secondo il quale staremmo soffrendo di una crescita debole dei posti di lavoro perché la gente fa la bella vita con i sussidi pubblici e non vuole lavorare. Da tempo mi sembra che il tema dei sussidi di disoccupazione sia il punto dove il dibattito sulla politica economica nella depressione raggiunge la sua essenza più pura. Se siete di destra, credete – più o meno dovete credere – che i sussidi di disoccupazione danneggiano la creazione di posti di lavoro, perché “si sta pagando la gente per non lavorare”. Ammettere che le condizioni della depressione siano diverse, che l’economia stia soffrendo di una generale carenza di domanda e che mettere soldi nelle tasche delle persone che è probabile li spendano aumenterebbe l’occupazione, sarebbe come ammettere che i liberi mercati talvolta falliscono malamente. E naturalmente il disprezzo per i disoccupati è un buon ausilio, se si vuole opporsi ad ogni genere di aiuto a chi ne ha bisogno.

Ma c’è qualcosa di rilevante nell’osservare queste pretese in questo momento – perché, se anche credevate che aumentare i sussidi di disoccupazione fosse in qualche modo una causa anziché un effetto della crisi economica, questi aumentati sussidi se ne sono andati da tempo. Ecco i sussidi di disoccupazione come percentuale del PIL:

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Essi sono tornati al livello che avevano nel momento più alto del “boom di Bush”.

E qua possiamo vedere, a cura di Josh Bivens, l’andamento del tasso dei destinatari – la percentuale dei disoccupati che ricevono comunque un qualche sussidio:

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Si tratta di un record negativo, e come dice Bivens, la diminuzione dei sussidi è una delle principali ragioni per le quali l’espansione economica non sta riducendo la povertà.

Dunque, fondamentalmente la destra sta imprecando contro i vagabondi dello Stato assistenziale non solo quando non c’è nessun vagabondo, ma quando non c’è nessuno Stato assistenziale.

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