Sep 25 4:26 pm
Jared Bernstein asks why the Fed (and just about all of its counterparts abroad) targets 2 percent inflation. I did some digging on this very issue in my paper for last spring’s ECB conference, and found that 2 was a convenient round number that seemed to provide a reasonable resolution to the conflict between the price stability crowd and economists worried about the two zeroes.
The price stability thing is obvious: there have always been a number of economists who view the purchasing power of money as a sort of sacred trust, the preservation of the unit of account as critical, etc.. They wanted an inflation target of zero, so that a dollar would be a dollar forever.
On the other side, realists pointed out that there were two troubling forms of downward stickiness: interest rates can’t go negative, and neither workers nor employers are happy with nominal wage cuts. These considerations argued for a positive inflation target, to provide room to cut real rates below zero in a downturn and to adjust relative wages without any actual cuts.
So why a 2 percent target? It was low enough that the price stability types could be persuaded, or were willing to concede as a possibility, that true inflation — taking account of quality changes — was really zero. Meanwhile, as of the mid 1990s modeling efforts suggested that 2 percent was enough to make sustained periods at the zero lower bound unlikely and to lubricate the labor market sufficiently that downward wage stickiness would have minor effects. So 2 percent it was, and this rough guess acquired force as a focal point, a respectable place that wouldn’t get you in trouble.
The problem is that we now know that both the zero lower bound and wage stickiness are much bigger issues than anyone realized in the 1990s — financial/balance sheet crises can produce situations in which the ZLB is binding for years on end, and in Europe, at least, we find ourselves needing large changes in relative wages.
Unfortunately, it’s now very hard to change the target; anything above 2 isn’t considered respectable.
Il terribile 2 per cento
Jared Bernstein si chiede perché la Fed (e quasi tutti i suoi omologhi all’estero) collochi l’obbiettivo di inflazione al 2 per cento. Feci qualche approfondimento proprio su questo tema nel mio saggio alla conferenza della BCE della scorsa primavera [1], e scoprii che il 2 era un numero tondo conveniente, che sembrava fornire una soluzione ragionevole al conflitto tra il partito della stabilità dei prezzi e gli economisti preoccupati dei “due zeri”.
L’aspetto della stabilità dei prezzi è evidente: c’è sempre stato un certo numero di economisti che considera il potere di acquisto del denaro come una sorta di fiducia sacra, la difesa dell’unità di conto come essenziale, etc. Essi volevano un obbiettivo di inflazione dello zero, in modo tale che il dollaro sarebbe stato un dollaro eterno.
Dall’altra parte, i realisti mettevano in evidenza che c’erano due preoccupanti forme di rigidità verso il basso: i tassi di interesse non possono diventare negativi, e né i lavoratori né i datori di lavoro sono contenti dei tagli ai salari nominali. Queste considerazioni deponevano per un obbiettivo di inflazione positivo, per lasciare lo spazio per tagliare i tassi reali al di sotto dello zero in una crisi e per correggere i salari relativi senza alcun taglio effettivo.
Perché, dunque, un obbiettivo del 2 per cento? Esso era abbastanza basso perché gli individui del fronte della stabilità dei prezzi potessero essere persuasi, o fossero disponibili ad ammettere come una possibilità che l’inflazione effettiva – mettendo nel conto la qualità dei cambi – fosse realmente zero. Contemporaneamente, come gli sforzi di modellazione della metà degli anni ’90 suggerivano, quel 2 per cento era sufficiente per rendere improbabili prolungati periodi al limite inferiore dello zero e per lubrificare a sufficienza il mercato del lavoro, in modo che la rigidità verso il basso dei salari avesse minori effetti. Dunque il 2 per cento era una posizione rispettabile per la quale non si sarebbe finiti nei guai, e questa sommaria stima si impose come un punto focale.
Il problema è che ora sappiamo che sia il limite inferiore dello zero che la rigidità dei salari sono questioni molto più grandi di quanto nessuno aveva compreso negli anni ’90 – le crisi degli equilibri patrimoniali possono produrre situazioni nelle quali il limite inferiore dello zero è vincolato per anni interminabili, e, almeno in Europa, ci ritroviamo ad aver bisogno di cospicui mutamenti nei salari relativi.
Sfortunatamente, ora è davvero difficile modificare il target: niente sopra il 2 è considerato rispettabile.
[1] Vedi in questo blog: “Una riconsiderazione degli obbiettivi di inflazione -maggio-2014 – Relazione di Paul Krugman alla Conferenza di-Sintra, Portogallo, della BCE.
By mm
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