Blog di Krugman

Lo sconcerto della Pimco (30 settembre 2014)

 

The Pimco Perplex

September 30, 2014 1:10 pm Email

It’s fairly clear that the events of 2011 are a large part of the story of Bill Gross’s abrupt departure from Pimco; as Neil Irwin says,

A disastrous bet he made against United States Treasury bonds in 2011 led to three years of underperformance and billions in withdrawals.

And Joshua Brown has some choice quotes:

Gross compounded the move by being extremely vocal about his rationale – he went so far as to call Treasury bonds a “robbery” of investors given their ultra-low interest rates and the potential for inflation. He talked about the need for investors to “exorcise” US bonds from their portfolios, as though the asset class itself was demonic. He called investors in Treasury bonds “frogs being cooked alive in a pot.”

But why was Gross betting so heavily against Treasuries? Brad DeLong tries to rationalize Gross’s behavior in terms of a coherent story about an impending U.S. recovery, which would lift us out of the liquidity trap. But Gross wasn’t saying anything like that. Instead, he was claiming that the Fed’s asset purchases — QE2 — were holding rates down, and warned that the impending spike in rates when QE2 ended would derail recovery.

So why did he believe all that? It all comes down, I’d argue, to liquidity trap denial.

Since 2008 the basic logic of the economic situation has been that the private sector is trying to run a huge surplus, and the public sector isn’t willing to run a corresponding deficit. The result is an economy awash in desired savings with nowhere to go. This in turn means that budget deficits aren’t competing with private borrowing, and therefore need not drive up interest rates. This isn’t hindsight; it’s what I and others have been saying since the very beginning.

But a lot of people — politicians, of course, but also a lot of people in finance — have just refused to accept this account. They have clung to the view that budget deficits must lead to higher interest rates. You might think the failure of higher rates to materialize, year after year, would cause them to reassess — indeed, would have caused them to reassess years ago. Instead, however, many of them made excuses. Above all, the big excuse was that rates would have gone higher if only the Fed weren’t buying up the stuff. So QE2 acquired a much bigger role in their thinking than it deserved, leading to confident predictions of soaring rates as soon as it ended. And Gross put his money — and more importantly, his investors’ money — where his mouth was.

And he was wrong. QE2 ended, and nothing happened to rates.

You can see why I foundGillian Tett’s apologia for Gross — that he was blindsided by central bank intervention — frustrating. For one thing, that’s accepting a model that has failed with flying colors; but beyond that, Gross’s really bad call was almost exactly the opposite, his claim that rates would soar when the Fed’s intervention ended.

As I’ve said, Gross of all people shouldn’t have fallen into this trap, since his own chief economist understood liquidity trap logic better than almost anyone. But finance people seem weirdly determined to believe in a macro canon whose hold on their perceptions appears to be completely unbreakable, no matter how much money it causes them to lose.

 

Lo sconcerto della Pimco

E’ abbastanza chiaro che gli eventi del 2011 sono una larga parte del racconto della partenza improvvisa di Bill Gross dalla Pimco; come dice Neil Irwin:

“Una disastrosa scommessa che lui fece contro i bond del Tesoro degli Stati Uniti ha portato a tre anni di prestazioni negative e a miliardi di prelievi.”

E Joshua Brown ha alcune citazioni scelte:

“Gross aggravò la mossa con un atteggiamento estremamente deciso sulla sua logica – arrivò al punto di chiamare i bond del Tesoro una “ruberia” agli investitori, dati i loro tassi di interesse molto bassi ed il potenziale di inflazione. Parlò della necessità per gli investitori di “esorcizzare” i bond degli Stati Uniti nel loro portafoglio, come se la categoria stessa degli asset fosse demoniaca. Chiamò gli investitori in bond del Tesoro ‘rane che vengono bollite vive in pentola”.

Ma perché Gross scommetteva così pesantemente contro i buoni del Tesoro? Brad DeLong cerca di trovare una logica nel comportamento di Gross nei termini di una coerente narrazione su una incombente ripresa statunitense, che ci avrebbe trasportati fuori dalla trappola di liquidità. Ma Gross non diceva niente del genere. Piuttosto, egli sosteneva che gli acquisti degli asset da parte della Fed – la seconda facilitazione quantitativa – stesse tenendo bassi i tassi, e metteva in guardia che un incombente rialzo nei tassi, allorché quella seconda facilitazione quantitativa fosse terminata, avrebbe portato la ripresa fuori dai binari.

Dunque, perché credeva in tutto ciò? Io direi che il tutto si risolve in una negazione della trappola di liquidità.

A partire dal 2008 la logica di base della situazione economica è stata che il settore privato ha cercato di gestire un ampio surplus, e che il settore pubblico non è stato disponibile a gestire un deficit corrispondente. Il risultato è stato un’economia inondata di risparmi attesi che non erano collocabili da nessuna parte. Questo a sua volta significava che i deficit di bilancio non erano in competizione con il settore privato, e di conseguenza non c’era bisogno che spingessero i tassi di interesse verso l’alto. Non si tratta del senno di poi; è quello che io ed altri siamo venuti dicendo proprio dall’inizio.

Ma una quantità di individui – uomini politici, naturalmente, ma anche molta gente della finanza – hanno semplicemente rifiutato di accettare questa spiegazione. Essi si sono aggrappati al punto di vista secondo il quale i deficit di bilancio debbono portare a tassi di interesse più alti. Vi potevate immaginare che il fatto che tassi più alti non si siano visti, anno dopo anno, li avrebbe portati ad una riconsiderazione – in effetti, sono anni che avrebbe dovuto portali ad una riconsiderazione. Invece, nonostante ciò, molti di loro hanno accampato scuse. Soprattutto, la grande scusante è stata che i tassi sarebbero saliti più in alto se la Fed non stesse facendo incetta di tutta quella roba. Cosicché, la seconda ‘facilitazione quantitativa’ acquistò nei loro pensieri un ruolo molto più grande di quello che avrebbe dovuto, portando alle fiduciose previsioni di una brusca risalita nei tassi appena essa fosse terminata. E Gross non si limitò a dirlo, ci mise i suoi soldi – e più importante ancora, i soldi degli investitori.

Ed ebbe torto. La seconda facilitazione quantitativa terminò e ai tassi non accadde niente.

Vi rendete conto del perché ho trovato la apologia di Gross da parte di Gillian Tett – secondo la quale egli venne tradito dall’intervento della banca centrale – frustrante. Da una parte, questo è come salutare un modello che non ha funzionato come un gran successo; ma oltre a ciò, la presa di posizione sbagliata di Gross fu quasi esattamente l’opposto, il suo argomento fu che i tassi sarebbero saliti alle stelle al momento in cui l’intervento della Fed fosse terminato.

Come ho detto, tra tutte le persone Gross non avrebbe dovuto cascare in questa trappola, dal momento che il suo principale economista aveva compreso la logica della trappola di liquidità meglio di quasi tutti gli altri. Ma gli individui del settore finanziario sembrano stranamente determinati a credere in una regola macroeconomica secondo la quale chi si attiene ai propri presentimenti sembra essere del tutto indistruttibile, a prescindere da quanti soldi faccia loro perdere. 

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