Blog di Krugman

Modellare il Senato (4 settembre 2014)

 

Sep 4 4:01 pm

Senate Modeling

The stakes in this year’s midterms aren’t as high as in some elections; Republicans are sure to retain control of at least one house, Obama will still be president, so gridlock continues. Still, some things will be at stake — for example, whether the Congressional Budget Office turns into an adjunct of the Heritage Foundation. And whatever happens, it will be held up as giving somebody or other a mandate for something or other. So it’s definitely interesting to watch.

What also makes it interesting for social science wonks is that there is now a clear divide on methodology. Basically, how much weight should you put on polls, versus fundamentals like the known party lean of states. This matters a lot because the map gives Republicans a big advantage (in part because Democrats won in some normally very red states in 2008), but polls have tended to look somewhat better for Democrats than the fundamentals would lead you to expect.

So we have a range of models. The Times model is the most Republican-leaning — it gives 60 percent odds of Republican control, down thanks to the interesting developments in Kansas. Sam Wang at Princeton is at the other end, although I’m finding his latest update a bit confusing — I think he’s saying 90 percent odds of Democratic control if the election were held today, but only 65 percent for election day, since stuff happens.The Monkey Cage says 53 percent Republican chance, Dailykos says Dems 56 percent, Huffington Post was saying Dems 52 percent before the Kansas upheaval.

I don’t have a dog in this fight — not my field, and I haven’t done the homework to make my own judgment about different approaches. It is interesting that nobody seems to be predicting a GOP blowout, despite the map and Obama’s low ratings — which is consistent with the view that presidential approval ratings don’t mean what they used to thanks to extreme partisanship.

Anyway, fun stuff, except that this is my country and the fate of the world hinges on having the right people in office. Enjoy.

 

Modellare il Senato

Le poste in gioco in queste elezioni di medio termine non sono alte come in qualche altra elezione; i repubblicani sono sicuri di mantenere il controllo di almeno una Camera, Obama sarà ancora Presidente, dunque restiamo in un punto di stallo. Eppure, alcune cose saranno in gioco – per esempio, se il Congressional Budget Office si trasformerà in una appendice della Fondazione Heritage. E, qualsiasi cosa accada, esse saranno presentate come un modo per dare a qualcuno o a qualcun altro una delega per qualcosa o per qualcosa d’altro. Dunque, saranno sicuramente interessanti da osservare.

Ciò che le rende inoltre interessanti per gli esperti di scienze sociali è che adesso c’è una chiara alternativa di metodologie. Fondamentalmente, quanto peso si dovrebbe affidare ai sondaggi, rispetto alle caratteristiche fondamentali, quali i già noti orientamenti di partito degli Stati. Questo conta molto, perché la cartina dà ai repubblicani un grande vantaggio (in parte perché i Democratici nel 2008 vinsero in alcuni Stati che di norma erano davvero “rossi” [1]), ma i sondaggi sono sembrati apparire in qualche modo migliori per i democratici, rispetto a dove ci si aspetterebbe porterebbero i dati di fondo.

Abbiamo dunque una varietà di modelli. Il ‘modello’ Times’ è quello con la maggiore tendenza a favore dei repubblicani – esso dà il 60 per cento di probabilità alla prevalenza dei repubblicani, in calo grazie agli interessanti sviluppi del Kansas [2]. Sam Wang, dell’Università di Princeton, si colloca al lato opposto, sebbene il suo ultimo aggiornamento mi risulti un po’ confuso – penso che stia dicendo che, se le elezioni ci fossero oggi, ci sarebbe il 90 per cento di probabilità di una prevalenza dei democratici, ma soltanto il 65 per cento per il giorno effettivo delle elezioni, dato che sono cose che accadono. Il Monkey Cage dice che i repubblicani hanno il 53 per cento delle possibilità, DailyKos parla del 56 per cento ai democratici, Huffington Post si era espresso per un 52 per cento ai democratici prima del cambiamento radicale nel Kansas.

Non ho un particolare interesse in questa contesa – non è il mio campo e non ho svolto una preparazione sufficiente per avanzare un mio giudizio sui diversi approcci. E’ interessante che nessuno sembra stia prevedendo una vittoria a mani basse del Partito Repubblicano, nonostante il diagramma delle basse percentuali di apprezzamento su Obama – la qualcosa è coerente con l’opinione secondo la quale gli indici di consenso al Presidente non significano quello che erano soliti significare, grazie alla estrema faziosità.

In ogni modo, cose divertenti, sennonché questo è il mio paese e il destino del mondo dipende dall’avere le persone giuste in carica. Godiamocele.

 

 

[1] Ovvero, a maggioranza repubblicana.

[2] Da quello che capisco, nelle elezioni del Kansas starebbe emergendo una certa probabilità di successo di un candidato indipendente, tale Greg Orman. E credo di capire che questa sarebbe una cattiva sorpresa per i repubblicani, perché il candidato democratico non ha speranze, e sembra essersi posto in anticipo fuori gioco. Dalle dichiarazioni di Orman si è compreso che la sua successiva collocazione in Senato dipenderà dagli equilibri post elezioni; se i Democratici controlleranno almeno 50 seggi senza il Kansas, lui si schiererebbe con i Democratici; se i Repubblicani ne controlleranno almeno 51 senza il Kansas, si schiererebbe con i Repubblicani. Il tutto, nell’interesse del Kansas.

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