Blog di Krugman

Note sconvenienti (25 settembre 2014)

 

Sep 25 10:24 am

Unseemly Notes

Something I didn’t know: David Brooks’s column that, among other things, lamented the failure of the wealthy to follow a “code of seemliness” was actually part of a broader complaint to that effect among conservative intellectuals. For example, Charles Murray’s “Coming Apart” is mainly about what has gone wrong with working-class values, but he devotes a fair bit of space to the “unseemly” ostentation of the elite; strange to say, he focuses on Hollywood producers rather than private equity managers, but still.

Was it ever different? Actually, yes. I’ve written before about the remarkable Fortune portrait of top executives in 1955, who really did live much more modest and sober lives than their modern counterparts (even if there was probably more sex and alcohol consumption than Fortune let on).

What’s interesting, however, is that Fortune claimed that this modesty was something new, a break with the previous generation — and it attributed the change not to a shift in values but to a change in circumstances: “The large yacht [has] foundered in the seas of progressive taxation.”

But that was then. The surge in executive compensation after the 1970s is well known; I’m not sure how many people know just how dramatic the cut in top taxes has been. The IRS has been collecting data on the incomes and taxes of the 400 top taxpayers (pdf) since 1992; as of the late naughties they were paying average income tax rates of less than 20 percent (and surely very little in other taxes). We can produce roughly comparable data (pdf) for the 1950s; in 1955 there were 427 filers with incomes over $750,000, and they paid 51.2 percent of their income in taxes. So taxes dropped from more than half to less than a fifth. That’s a lot.

And the implication, of course, is that it’s kind of silly to lament the loss of elite sobriety and seemliness without noticing that the big difference these days is that the rich have so much money.

While we’re on this topic, I’d like to thank Bruce Bartlett for directing me to a really interesting recent Fed paper on spending patterns (pdf), which shows that other things equal people are more likely to buy fancy cars if they live in highly unequal Census tracts. That is, inequality seems to drive conspicuous consumption, just as Veblen told us.

But back to the main point: anyone nostalgic for the manners and apparent morals of the good old WASP elite should be aware that a lot of that elite’s restraint came from the fact that it wasn’t at all rich by today’s standards.

 

Note sconvenienti

Qualcosa che non conoscevo: l’articolo di David Brook che, tra le altre cose, lamentava l’incapacità dei ricchi di seguire un “codice di decenza” era, per la verità, parte di una lamentela più generale su tale tema tra gli intellettuali conservatori. Per esempio, il libro “La disgregazione” di Charles Murray riguarda principalmente ciò che è andato in malora nei valori della classe lavoratrice, ma dedica una discreta quantità di spazio alla “sconveniente” ostentazione da parte delle élite; strano a dirsi, esso si concentra sui produttori di Hollywood piuttosto che sui dirigenti delle private equity, eppure …

E’ mai andata in modo diverso? Per la verità, sì. Ho scritto in passato sul rilevante ritratto dei massimi dirigenti di azienda da parte di Fortune nel 1955, che realmente conducevano esistenze molto più modeste e sobrie dei loro omologhi contemporanei (anche se c’era probabilmente più sesso e consumo di alcol di quello che Fortune dia a vedere).

Quello che è interessante, tuttavia, è che Fortune sosteneva che questa modestia era qualcosa di nuovo, una rottura con la generazione precedente – ed attribuiva il cambiamento non ad uno spostamento di valori ma ad una modifica delle circostanze: “I grandi yacht sono affondati nei mari della tassazione progressiva”.

Ma questo era allora. La crescita nei compensi degli amministratori dopo il 1970 è ben nota; non sono sicuro quante persone sappiano quanto è stato precisamente spettacolare il taglio delle tasse sui redditi più alti. L’Internal Revenue Service ha raccolto i dati sui redditi e sulle tasse dei 400 contribuenti più ricchi (disponibile in pdf) a partire dal 1992; a partire dagli ultimi anni 2000 essi pagavano aliquote medie sulla tassa sul reddito inferiori al 20% (e certamente molto piccole su altre tassazioni). Possiamo grosso modo produrre dati confrontabili con gli anni ’50; nel 1955 c’erano 427 fascicoli [1] con redditi sopra i 750.000 dollari, e pagavano il 51,2 per cento del reddito in tasse. Dunque le tasse sono scese da più della metà a un quinto. Che è molto.

E la conseguenza, ovviamente, è che è una specie di scemenza lamentare la perdita di sobrietà e di decoro della élite senza notare che la grande differenza di questi tempi è che i ricchi hanno tanto denaro.

Già che siamo su questo tema, mi piace ringraziare Bruce Bartlett per avermi indirizzato ad uno studio recente della Fed sui modelli di consumo davvero interessante (disponibile in pdf), che mostra che a parità di condizioni è più probabile che le persone acquistino macchine di lusso se vivono in aree censuarie con elevate diseguaglianze [2]. Vale a dire, l’ineguaglianza sembra provocare un consumismo vistoso, come Veblen ci ha raccontato.

Ma, tornando al punto principale: tutti coloro che sono nostalgici per i comportamenti e gli apparenti principi morali della buona vecchia élite WASP[3] dovrebbero essere consapevoli che molto del senso della misura di quella élite derivava dal fatto che non erano poi così ricchi, secondo gli standard odierni.

 

 

[1] Suppongo ci sia un errore e che il termine sia “files”.

[2] Ovvero, in quartieri abitati da persone con redditi diversi.

[3] Acronimo di “bianchi anglo-sassoni protestanti”, vale a dire storicamente i candidati a far parte della classe dirigente statunitense, almeno sino al secolo scorso.

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