Blog di Krugman

Qualcos’altro sulla Scozia (10 settembre 2014)

Sep 10 11:50 am

Even More On Scotland

I’m going on Channel 4 in a couple of hours, and doing more homework. One thing that is likely to come up is the fact that some reputable economists (pdf) have concluded that Scotland-on-the-pound would be OK. What’s my answer?

It is, in short, that this analysis doesn’t seem to reflect the unpleasant things we’ve learned from the euro crisis. To be blunt, the reassurances from the working group sound like the kind of thing euro defenders used to say pre-2010. Unfortunately, we’ve discovered that sharing a currency without sharing a government is a lot more dangerous than even euro skeptics realized.

We are told, for example, that Scotland need not worry because its fiscal position is relatively strong. But that was true — or appeared to be true — of Spain and Ireland before the euro crisis. What we’ve learned, alas, is that a seemingly strong fiscal position can evaporate very fast in a crisis — especially if banks need to be bailed out. In that context, it’s interesting to note that Scotland’s banks are very big relative to the size of the country, because they serve much of the UK. Nothing wrong with that as long as you have a political union; but without, what’s to prevent an Irish-type situation in which a small country is trying to bail out big banks?

We’re also told that the Bank of England would of course provide liquidity — in effect, act as lender of last resort — to Scottish banks. Are we sure about this? It took the ECB years to step up to the plate in the euro crisis, in part because it turned out that you needed a lender of last resort to governments as well as fInancial institutions; even now, the ECB’s efforts rely to an important extent on a bluff, in the sense that nobody knows what would happen if OMT were actually required. Assuming that England — possibly an England run by a Conservative-UKIP coalition! — would be there when needed is a big leap of faith.

Let me say that I do understand why some people would like to be out of David Cameron’s UK — just as some of us coastal liberals occasionally wonder what America could be like without the old Confederacy. But getting currency realities right is crucial. The European project is a noble idea, and the euro is a grand gesture in support of that idea — but the willingness to ignore macroeconomics for the sake of that grand gesture may end up making Marine Le Pen president of France. You really have to get these things right, or else.

 

Qualcos’altro sulla Scozia

Di qua a due ore andrò su Channel 4 e mi sto preparando. Una cosa che è probabile venga fuori è che stimati economisti (disponibile in pdf) hanno concluso che una Scozia che si affida alla sterlina sarebbe una soluzione positiva. Qual è la mia risposta?

In breve, è che questa analisi non sembra riflettere le cose spiacevoli che abbiamo appreso dalla crisi dell’euro. Per esser chiari, le rassicurazioni da parte del gruppo di lavoro sembrano simili al genere di cose che i difensori dell’euro erano soliti dire prima del 2010. Sfortunatamente, abbiamo appreso che condividere una valuta senza condividere un Governo è molto più pericoloso di quello che persino gli euroscettici avevano compreso.

Ci viene detto, ad esempio, che la Scozia non deve preoccuparsi perché la sua situazione di bilancio è relativamente solida. Ma questo era vero – o sembrava tale – per la Spagna e l’Irlanda prima delle crisi dell’euro. Quello che abbiamo imparato, ahimè, è che una condizione relativamente solida può evaporare molto velocemente in una crisi – specialmente se la banche hanno bisogno di salvataggi. In quel contesto, è interessante osservare che le banche scozzesi sono molto grandi in relazione alla dimensione del paese, perché sono in buona parte al servizio del Regno Unito. Non c’è niente di sbagliato, sinché si ha una unione politica; ma senza di essa, cosa può impedire una situazione quale quella dell’Irlanda, nella quale un piccolo paese è alle prese con il salvataggio di grandi banche?

Ci viene anche detto che la Banca di Inghilterra fornirà naturalmente la liquidità alle banche scozzesi – operando, di fatto, come prestatore di ultima istanza. Ne siamo certi? Ci sono voluti anni perché la BCE prendesse in mano la situazione nella crisi dell’euro, in parte perché si scoprì che si aveva bisogno di un prestatore di ultima istanza per i Governi nello stesso modo che per gli istituti finanziari; anche adesso, gli sforzi della BCE si basano in una importante misura su un bluff, nel senso che nessuno sa cosa accadrebbe se le “Operazioni monetarie definitive” [1] fossero effettivamente richieste. Supporre che l’Inghilterra – magari un’Inghilterra governata da una coalizione di conservatori e dell’UKIP [2] – nel momento del bisogno sarebbe a disposizione, è un bell’atto di fede.

Lasciatemi dire che io capisco la ragione per la quale alcune persone preferirebbero uscire dal Regno Unito di David Cameron – proprio come, di quando in quando, alcuni progressisti sulle due sponde degli oceani si sorprendono a pensare cosa l’America potrebbe essere senza la vecchia Confederazione. Ma comprendere bene le realtà delle valute è cruciale. Il progetto europeo è un’idea nobile, e l’euro è, a sostegno di tale idea, un grande gesto – ma la disponibilità di ignorare la macroeconomia a favore di grandi gesti può finir col portare Marine Le Pen ad essere Presidente della Francia. Sono cose che davvero si debbono comprendere bene, o è peggio per noi.

 

 

 

 

[1] Le OMT consistono nell’acquisto diretto da parte della BCE di titoli di stato a breve termine emessi da paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata (requisito di condizionalità). La situazione di difficoltà economica grave e conclamata è identificata dal fatto che il paese abbia avviato un programma di aiuto finanziario o un programma precauzionale con il Meccanismo Europeo di Stabilità o con la Struttura Europea per la Stabilità Finanziaria. La data di avvio, la durata e la fine delle OMT sono decise dal Consiglio direttivo della BCE in totale autonomia e in accordo con il suo mandato istituzionale.

[2] Il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (in inglese United Kingdom Independence Party, UKIP) è un partito politico britannico euroscettico, fondato nel 1993 da un gruppo di scissionisti del Partito Conservatore. Il suo obiettivo principale è il ritiro del Regno Unito dall’Unione europea. Alle elezioni locali del 2013 ha ottenuto il 23% dei consensi (contro il 25% del Partito Conservatore, suo diretto concorrente, e il 29% del Partito Laburista). Alle elezioni europee del 2014 è diventato il primo partito del Regno Unito con il 27,5% dei voti. L’attuale leader è Nigel Farage.

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