SEPT. 21, 2014 Paul Krugman
Last week John Boehner, the speaker of the House, explained to an audience at the American Enterprise Institute what’s holding back employment in America: laziness. People, he said, have “this idea” that “I really don’t have to work. I don’t really want to do this. I think I’d rather just sit around.” Holy 47 percent, Batman!
It’s hardly the first time a prominent conservative has said something along these lines. Ever since a financial crisis plunged us into recession it has been a nonstop refrain on the right that the unemployed aren’t trying hard enough, that they are taking it easy thanks to generous unemployment benefits, which are constantly characterized as “paying people not to work.” And the urge to blame the victims of a depressed economy has proved impervious to logic and evidence.
But it’s still amazing — and revealing — to hear this line being repeated now. For the blame-the-victim crowd has gotten everything it wanted: Benefits, especially for the long-term unemployed, have been slashed or eliminated. So now we have rants against the bums on welfare when they aren’t bums — they never were — and there’s no welfare. Why?
First things first: I don’t know how many people realize just how successful the campaign against any kind of relief for those who can’t find jobs has been. But it’s a striking picture. The job market has improved lately, but there are still almost three million Americans who have been out of work for more than six months, the usual maximum duration of unemployment insurance. That’s nearly three times the pre-recession total. Yet extended benefits for the long-term unemployed have been eliminated — and in some states the duration of benefits has been slashed even further.
The result is that most of the unemployed have been cut off. Only 26 percent of jobless Americans are receiving any kind of unemployment benefit, the lowest level in many decades. The total value of unemployment benefits is less than 0.25 percent of G.D.P., half what it was in 2003, when the unemployment rate was roughly the same as it is now. It’s not hyperbole to say that America has abandoned its out-of-work citizens.
Strange to say, this outbreak of anti-compassionate conservatism hasn’t produced a job surge. In fact, the whole proposition that cruelty is the key to prosperity hasn’t been faring too well lately. Last week Nathan Deal, the Republican governor of Georgia, complained that many states with Republican governors have seen a rise in unemployment and suggested that the feds were cooking the books. But maybe the right’s preferred policies don’t work?
That is, however, a topic for another column. My question for today is instead one of psychology and politics: Why is there so much animus against the unemployed, such a strong conviction that they’re getting away with something, at a time when they’re actually being treated with unprecedented harshness?
Now, as anyone who has studied British policy during the Irish famine knows, self-righteous cruelty toward the victims of disaster, especially when the disaster goes on for an extended period, is common in history. Still, Republicans haven’t always been like this. In the 1930s they denounced the New Deal and called for free-market solutions — but when Alf Landon accepted the 1936 presidential nomination, he also emphasized the “plain duty” of “caring for the unemployed until recovery is attained.” Can you imagine hearing anything similar from today’s G.O.P.?
Is it race? That’s always a hypothesis worth considering in American politics. It’s true that most of the unemployed are white, and they make up an even larger share of those receiving unemployment benefits. But conservatives may not know this, treating the unemployed as part of a vaguely defined, dark-skinned crowd of “takers.”
My guess, however, is that it’s mainly about the closed information loop of the modern right. In a nation where the Republican base gets what it thinks are facts from Fox News and Rush Limbaugh, where the party’s elite gets what it imagines to be policy analysis from the American Enterprise Institute or the Heritage Foundation, the right lives in its own intellectual universe, aware of neither the reality of unemployment nor what life is like for the jobless. You might think that personal experience — almost everyone has acquaintances or relatives who can’t find work — would still break through, but apparently not.
Whatever the explanation, Mr. Boehner was clearly saying what he and everyone around him really thinks, what they say to each other when they don’t expect others to hear. Some conservatives have been trying to reinvent their image, professing sympathy for the less fortunate. But what their party really believes is that if you’re poor or unemployed, it’s your own fault.
Quei disoccupati vagabondi, di Paul Krugman
New York Times 21 settembre 2014
La scorsa settimana John Boehner, il Presidente della Camera, ha spiegato ad una platea dell’American Enterprise Institute che cosa sta trattenendo l’occupazione in America: la pigrizia. La gente, ha detto, ha “questa idea”, secondo la quale “davvero non c’è bisogno di lavorare. E’ una cosa che non si vuole proprio fare. Si pensa che sia meglio trastullarsi”. Accipicchia, Batman, il 47 per cento! [1]
Non è certo la prima volta che un eminente uomo politico repubblicano fa affermazioni di questo genere. Da quando la crisi finanziaria ci sprofondò nella recessione, a destra, c’è stato un ritornello continuo sul fatto che i disoccupati non si stanno sforzando abbastanza, che stanno prendendosela con comodo grazie ai generosi sussidi di disoccupazione, incessantemente definiti come un “pagare la gente per non lavorare”. E questo bisogno di dare la colpa alle vittime della economia depressa si è dimostrato impermeabile alla logica ed ai fatti.
Eppure è sorprendente – e rivelatore – sentir ripetere questa storia oggi. Perché il partito del dare la colpa alle vittime ha ottenuto tutto quello che voleva: i sussidi, in particolare per i disoccupati a lungo termine, sono stati tagliati o eliminati. Dunque, adesso abbiamo le invettive contro i vagabondi del Welfare, senza che ci siano vagabondi – che non ci sono mai stati – e nemmeno il Welfare. Perché?
Partiamo dall’inizio: io non so quante persone abbiano compreso quanto la campagna contro ogni genere di aiuto alle persone che non riescono a trovare lavoro abbia avuto successo. Ma è un quadro impressionante. Di recente il mercato del lavoro è migliorato, ma ci sono ancora quasi tre milioni di americani che sono fuori dal lavoro da oltre sei mesi, la consueta durata massima della assicurazione di disoccupazione. Vale a dire, circa tre volte il totale precedente alla recessione. Tuttavia i sussidi prolungati per i disoccupati di lungo termine sono stati eliminati – e in alcuni Stati la durata dei sussidi è stata tagliata persino ulteriormente.
Il risultato è stato che alla gran parte dei disoccupati è stata staccata la spina. Solo il 26 per cento degli americani senza lavoro stanno ricevendo un qualche genere di sussidio di disoccupazione, il livello più basso da molti decenni. Il valore totale dei sussidi di disoccupazione è meno dello 0,25 del PIL, la metà di quello che era nel 2003, quando il tasso di disoccupazione era all’incirca lo stesso di oggi. Non è una esagerazione affermare che l’America ha abbandonato i suoi cittadini senza lavoro.
Strano a dirsi, questa esplosione di conservatorismo impietoso non ha prodotto una crescita dei posti di lavoro. Di fatto, tutto l’argomento secondo il quale la crudeltà sarebbe la chiave della prosperità, di recente, non raccoglie particolare successo. La settimana scorsa, Nathan Deal, il Governatore repubblicano della Georgia, si è lamentato per il fatto che molti Stati a guida repubblicana hanno visto una crescita della disoccupazione ed ha suggerito che il Governo Federale stia truccando dati. Ma, potrebbe darsi che le politiche preferite dei repubblicani non funzionino?
Tuttavia, mi riservo quel tema per un prossimo articolo. La questione che voglio affrontare oggi riguarda invece la psicologia e la politica: perché c’è tanta animosità contro i disoccupati, una convinzione così inflessibile che se la stiano in qualche modo cavando, in un periodo nel quale per la verità sono trattati con una durezza senza precedenti?
Ora, come sa chiunque abbia studiato la politica britannica all’epoca della carestia dell’Irlanda, nella storia la crudeltà moralistica contro le vittime dei disastri, specialmente quando essi durano a lungo, è frequente. Eppure, i repubblicani non sono sempre stati così. Negli anni ’30, essi denunciarono il New Deal e si pronunciarono per soluzioni di libero mercato – ma quando Alf London accettò la candidatura presidenziale nel 1936, egli enfatizzò pure il “semplice dovere” di “assistere i disoccupati sinché la ripresa non sia conseguita”. Ci si potrebbe immaginare qualcosa di simile dal Partito Repubblicano di oggi?
Ha a che fare con la razza? Nella politica americana, questa è una ipotesi che merita sempre di essere considerata. E’ vero che gran parte dei disoccupati sono bianchi, e questi ultimi realizzano una quota persino più ampia tra coloro che ricevono i sussidi di disoccupazione. Ma i conservatori potrebbero non saperlo, e trattare i disoccupati come una componente di una non meglio definita popolazione di “assistiti” dalla pelle scura.
La mia impressione, tuttavia, è che la cosa principalmente riguardi il circolo vizioso dell’informazione della destra contemporanea. In una nazione nella quale la base repubblicana attinge quelli che considera come fatti da Fox News e da Rush Limbaugh, dove i gruppi dirigenti del partito ottengono quelle che si immaginano siano analisi politiche dall’American Enterprise Institute e dalla Fondazione Heritage, la destra vive nel suo proprio universo intellettuale, inconsapevole sia della realtà della disoccupazione sia di quello a cui assomiglia la vita dei senza lavoro. Potreste supporre che l’esperienza personale – quasi tutti hanno conoscenti o parenti che non riescono a trovare lavoro – dovrebbe nonostante ciò attraversare questa barriera, ma non sembra accadere.
Qualsiasi sia la spiegazione, il signor Boehner stava evidentemente affermando quello che tutti attorno a lui realmente pensano, quello che si dicono l’uno con l’altro, quando non s’aspettano che altri ascoltino. Alcuni conservatori stanno cercando di reiventare una loro immagine, professando simpatia per i meno fortunati. Ma ciò che il loro partito in realtà crede è che se siete poveri e disoccupati, è colpa vostra.
[1] Come si ricorderà, il 47% è la percentuale supposta di americani “assistiti” che, secondo il candidato repubblicano alle passate elezioni presidenziali Mitt Romney, rappresenterebbe la quota della popolazione statunitense che preferisce vivere di sussidi. Invece, la storia di Batman – se non sbaglio – riguarda direttamente John Boehner: emerse un po’ di tempo fa che il Presidente repubblicano della Camera dispone, nella propria abitazione, di un ascensore per la propria autovettura, con la quale raggiunge direttamente i “piani superiori”. Come Batman.
By mm
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