Blog di Krugman

Rischi monetari asimmetrici (25 settembre 2014)

 

Sep 25 10:36 am

Asymmetric Monetary Risks

How much slack is there in the U.S. labor market? Good question. The measured unemployment rate is fairly low, but labor force participation also seems low, and I have doubts about studies purporting to say that it’s overwhelmingly long-term demographics. Wage gains are still slow. My guess is that there’s considerably more slack than the unemployment number might lead you to suspect, but the truth is that I don’t know.

But here’s the thing: you don’t know either. Neither does Janet Yellen, or Charles Plosser, or anyone else; anyone who thinks he or she knows for sure is suffering from the Dunning-Kruger effect.

So let’s hear it for Charles Evans, who gets it exactly right: we need to focus on the asymmetry of risks.

If it turns out that there’s less slack than our best guess, inflation may overshoot before the Fed can react. That would be unpleasant. But it’s manageable: if there’s one thing the Fed knows, it’s how to tighten.

But if it turns out that there’s more slack than we guess, and the Fed tightens too soon, the result can be tragedy: we can end up back in the liquidity trap, facing years of below-target inflation (maybe even deflation) and economic stagnation. As Evans says, we’ve seen this movie — in fact, several remakes: Japan in the early 2000s, the ECB in 2010, the Riksbank in Sweden.

The prudent course is to wait for clear evidence of overheating. Damn the inflationistas and financial-stability-istas who want to torpedo recovery; full speed ahead.

 

Rischi monetari asimmetrici

Quanto è fiacco il mercato del lavoro negli Stati Uniti? Bella domanda. Il tasso di disoccupazione accertato è abbastanza basso, ma anche la partecipazione della forza lavoro sembra bassa [1], ed io dubito degli studi che pretendono di affermare che si tratti in modo di gran lunga prevalente di demografia a lungo termine. La mia impressione è che ci sia una notevole maggiore fiacchezza di quanto i dati sulla disoccupazione porterebbero ad immaginare, ma la verità è che non lo so.

Ma qua è il punto: non si sa né l’una cosa né l’altra. Non lo sanno Janet Yellen, o Charles Plosser o chiunque altro; chiunque pensi di saperlo con certezza sta soffrendo dell’effetto Dunning-Krueger [2].

Dunque, complimenti a Charles Evans, che intende la cosa nel modo più giusto: abbiamo bisogno di concentrarci sulla asimmetria del rischio.

Se si scopre che c’è minore fiacchezza della nostra migliore congettura, l’inflazione può passare i limiti prima che la Fed possa reagire. Ciò sarebbe spiacevole. Ma gestibile: se c’è una cosa che la Fed conosce è come operare una stretta.

Ma se viene fuori che c’è più fiacchezza di quella che immaginiamo, e la Fed restringe troppo rapidamente, il risultato può essere una tragedia: possiamo finir col tornare nella trappola di liquidità, fronteggiando anni di inflazione al di sotto dell’obbiettivo (forse persino di deflazione) e di stagnazione economica. Come dice Evans, questo film l’abbiamo già visto, di fatto in varie versioni: il Giappone nei primi anni 2000, la BCE nel 2010, la Banca Centrale in Svezia.

L’andamento prudente è attendere chiare prove di surriscaldamento. Al diavolo gli inflazionisti ed i patiti della stabilità finanziaria che vogliono silurare la ripresa; avanti a tutta velocità.

 

 

[1] Nel nostro linguaggio statistico corrisponde a “tasso di attività”, benché il senso sia più generico (“partecipazione alle forze di lavoro”) perché l’effettivo tasso di attività si esprime con “labor force participation rate”. In ogni caso si tratta del rapporto tra occupati e popolazione delle classi di età corrispondenti.  Per occupati, nel linguaggio statistico americano, si intendono coloro che sono in attività, ma anche coloro che sono in attiva ricerca di una attività. Si deve considerare che nei decenni, con l’eccezione di gravi recessioni, rispetto a noi  la mobilità inter lavorativa è stata più diffusa ed i tempi di reinserimento più brevi.

La stima sul tasso di attività spesso si ottiene considerando il rapporto con la popolazione delle generazioni dai 25 ai 54 anni. E’ un calcolo che viene considerato più oggettivo, perché l’inserimento delle fasce di popolazione più giovani o più anziane introduce elementi meno costanti nelle serie storiche, quali la scolarità ed i trattamenti assicurativi di anzianità.

[2] L’effetto Dunning–Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando, a torto, le proprie abilità come superiori alla media. Questa distorsione viene attribuita all’incapacità metacognitiva, da parte di chi non è esperto in una materia, di riconoscere i propri limiti ed errori. (Wikipedia)

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