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Economia voodoo, la prossima generazione, di Paul Krugman (New York Times 5 ottobre 2014)

 

Voodoo Economics, the Next Generation

OCT. 5, 2014 Paul Krugman

Even if Republicans take the Senate this year, gaining control of both houses of Congress, they won’t gain much in conventional terms: They’re already able to block legislation, and they still won’t be able to pass anything over the president’s veto. One thing they will be able to do, however, is impose their will on the Congressional Budget Office, heretofore a nonpartisan referee on policy proposals.

As a result, we may soon find ourselves in deep voodoo.

During his failed bid for the 1980 Republican presidential nomination George H. W. Bush famously described Ronald Reagan’s “supply side” doctrine — the claim that cutting taxes on high incomes would lead to spectacular economic growth, so that tax cuts would pay for themselves — as “voodoo economic policy.” Bush was right. Even the rapid recovery from the 1981-82 recession was driven by interest-rate cuts, not tax cuts. Still, for a time the voodoo faithful claimed vindication.

The 1990s, however, were bad news for voodoo. Conservatives confidently predicted economic disaster after Bill Clinton’s 1993 tax hike. What happened instead was a boom that surpassed the Reagan expansion in every dimension: G.D.P., jobs, wages and family incomes.

And while there was never any admission by the usual suspects that their god had failed, it’s noteworthy that the Bush II administration — never shy about selling its policies on false pretenses — didn’t try to justify its tax cuts with extravagant claims about their economic payoff. George W. Bush’s economists didn’t believe in supply-side hype, and more important, his political handlers believed that such hype would play badly with the public. And we should also note that the Bush-era Congressional Budget Office behaved well, sticking to its nonpartisan mandate.

But now it looks as if voodoo is making a comeback. At the state level, Republican governors — and Gov. Sam Brownback of Kansas, in particular — have been going all in on tax cuts despite troubled budgets, with confident assertions that growth will solve all problems. It’s not happening, and in Kansas a rebellion by moderates may deliver the state to Democrats. But the true believers show no sign of wavering.

Meanwhile, in Congress Paul Ryan, the chairman of the House Budget Committee, is dropping broad hints that after the election he and his colleagues will do what the Bushies never did, try to push the budget office into adopting “dynamic scoring,” that is, assuming a big economic payoff from tax cuts.

So why is this happening now? It’s not because voodoo economics has become any more credible. True, recovery from the 2007-9 recession has been sluggish, but it has actually been a bit faster than the typical recovery from financial crisis, despite unprecedented cuts in government spending and employment. In fact, the recovery in private-sector employment has been faster than it was during the “Bush boom” last decade. At the same time, researchers at the International Monetary Fund, surveying cross-country evidence, have found that redistribution of income from the affluent to the poor, which conservatives insist kills growth, actually seems to boost economies.

But facts won’t stop the voodoo comeback, for two main reasons.

First, voodoo economics has dominated the conservative movement for so long that it has become an inward-looking cult, whose members know what they know and are impervious to contrary evidence. Fifteen years ago leading Republicans may have been aware that the Clinton boom posed a problem for their ideology. Today someone like Senator Rand Paul can say: “When is the last time in our country we created millions of jobs? It was under Ronald Reagan.” Clinton who?

Second, the nature of the budget debate means that Republican leaders need to believe in the ways of magic. For years people like Mr. Ryan have posed as champions of fiscal discipline even while advocating huge tax cuts for wealthy individuals and corporations. They have also called for savage cuts in aid to the poor, but these have never been big enough to offset the revenue loss. So how can they make things add up?

Well, for years they have relied on magic asterisks — claims that they will make up for lost revenue by closing loopholes and slashing spending, details to follow. But this dodge has been losing effectiveness as the years go by and the specifics keep not coming. Inevitably, then, they’re feeling the pull of that old black magic — and if they take the Senate, they’ll be able to infuse voodoo into supposedly neutral analysis.

Would they actually do it? It would destroy the credibility of a very important institution, one that has served the country well. But have you seen any evidence that the modern conservative movement cares about such things?

 

Economia voodoo, la prossima generazione, di Paul Krugman

New York Times 5 ottobre 2014

Se quest’anno i repubblicani prenderanno anche la maggioranza del Senato, ottenendo il controllo di entrambe le Camere, non guadagneranno molto in termini convenzionali: sono già nelle condizioni di bloccare la legislazione, e continueranno a non poter approvare niente che superi il veto del Presidente. Una cosa che saranno capaci di fare, tuttavia, sarà imporre la loro volontà sul Congressional Budget Office [1], sino ad oggi arbitro indipendente sulle proposte politiche.

Il risultato sarà che potremo presto ritrovarci nel profondo “voodoo”.

Come è noto, nel mentre era impegnato senza successo nella gara per la nomination repubblicana alle elezioni presidenziali del 1980, George H. W. Bush [2] descrisse la dottrina “dal lato dell’offerta” di Ronald Reagan – la pretesa che tagliare le tasse sui redditi alti avrebbe portato ad una spettacolare crescita economica, cosicché gli sgravi fiscali si sarebbero ripagati da soli – come la “politica economica voodoo”. Bush aveva ragione. Seppure la rapida ripresa dalla recessione del 1981-82 era stata guidata dai tagli ai tassi di interesse, e non dagli sgravi fiscali; tuttavia, per un certo periodo, i fedeli del voodoo rivendicarono la giustezza della loro dottrina.

Ciononostante, gli anni ’90 portarono pessime notizie al voodoo. I conservatori avevano previsto con sicurezza il disastro economico dopo il rialzo delle tasse di Bill Clinton nel 1993. Quello che accadde invece fu un boom che superò l’espansione del periodo di Reagan da tutti i punti di vista: PIL, posti di lavoro, salari e redditi delle famiglie.

E mentre da parte dei soliti noti non ci fu mai il riconoscimento che la loro divinità aveva fallito, è degno di nota il fatto che la seconda amministrazione Bush – mai timorosa nel rivendere le proprie scelte sotto falsi pretesti – non cercò di giustificare i suoi sgravi fiscali con stravaganti argomenti sulla loro convenienza economica. Gli economisti di George W. Bush non credevano nel battage pubblicitario della dottrina dal ‘lato dell’offerta’; più importante ancora, i suoi responsabili politici credevano che tale battage avrebbe avuto effetti negativi sull’opinione pubblica. E dovremmo anche notare che il Congressional Budget Office dell’epoca di Bush si comportava bene, restando fermo sul suo mandato di indipendenza.

Ma adesso sembra che il voodoo stia tornando sulla scena. Al livello degli Stati i Governatori repubblicani – come, in particolare, il Governatore Sam Brownback del Kansas – si stanno tutti indirizzando verso sgravi fiscali nonostante bilanci in difficoltà, sulla base di fiduciose affermazioni secondi le quali la crescita risolverà tutti i problemi. Non sta accadendo, e nel Kansas una ribellione da parte dei moderati può consegnare lo Stato ai democratici. Ma i seguaci autentici non mostrano segni di incertezza.

Nel frattempo, nel Congresso, Paul Ryan, il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, sta facendo espliciti riferimenti al fatto che dopo le elezioni lui ed i suoi colleghi faranno quello che nemmeno i Bush avevano mai fatto, cercare di spingere l’ufficio del bilancio [3] ad adottare un “punteggio dinamico”, ovvero a ipotizzare un grande risultato finale dagli sgravi fiscali.

Perché, dunque, sta accadendo adesso? Non perché l’economia voodoo sia diventata in qualche modo più credibile. E’ vero, la ripresa dalla recessione del 2007-2009 è stata fiacca, ma è stata effettivamente un po’ più veloce della tipica ripresa dalle crisi finanziarie, nonostante tagli senza precedenti della spesa pubblica e dell’occupazione. Di fatto, la ripresa dell’occupazione nel settore privato è stata più veloce di quella durante l’ultimo decennio del cosiddetto “boom di Bush”. Nello stesso tempo, ricercatori presso il Fondo Monetario Internazionale, stimando prove attraverso il paese, hanno scoperto che la redistribuzione del reddito dai ricchi ai poveri, che secondo i conservatori uccide la crescita, in verità sembra incoraggi le economie.

Ma i fatti non fermeranno il ritorno del voodoo, per due ragioni principali.

La prima: l’economia voodoo ha dominato il movimento conservatore per così tanto tempo che è diventata un culto ripiegato in se stesso, i cui membri hanno la certezza di quello che sanno e sono impermeabili alle prove contrarie. Quindici anni fa i dirigenti repubblicani potevano essere consapevoli che il boom di Clinton costituiva un problema per la loro ideologia. Oggi uno come il senatore Rand Paul può dire: “Quando è stata l’ultima volta che nel nostro paese si sono creati milioni di posti di lavoro? Fu sotto Ronald Reagan”. Clinton chi?

In secondo luogo, la natura del dibattito sul bilancio comporta che i dirigenti repubblicani hanno bisogno di credere nei metodi della magia. Per anni, persone come Ryan si sono presentati come campioni della disciplina della finanza pubblica persino nel mentre sostenevano grandi sgravi fiscali per gli individui ricchi e le società. Si sono anche espressi per selvaggi tagli negli aiuti ai poveri, ma questi non erano mai grandi a sufficienza da bilanciare la perdita delle entrate. Come possono dunque far stare assieme le due cose?

Ebbene, per anni si sono basati sui ‘magici asterischi’ – la pretesa che avrebbero compensato le entrate perdute interrompendo elusioni fiscali e tagliando spese, salvo che i dettagli sarebbero stati forniti successivamente [4]. Ma questo espediente ha perso efficacia nel corso del tempo e i dettagli specifici continuano a non arrivare. Inevitabilmente, dunque, sono sensibili al richiamo della vecchia magia nera – e se conquisteranno il Senato, saranno capaci di infondere il voodoo in analisi che si presumono neutrali.

Lo farebbero per davvero? Distruggerebbero così la credibilità di una istituzione molto importante, che ha ben servito il paese. Ma abbiamo qualche prova che il movimento conservatore odierno di preoccupi di cose del genere?

 

 

[1] Il Congressional Budget Office è una Agenzia (“nonpartisan”, è scritto nella sua ‘homepage’) del Congresso degli Stati Uniti, che fornisce studi, ricerche e, in particolare, simulazioni sugli effetti delle proposte legislative e programmatiche dei congressisti americani. Non è “amata” nello stesso modo da tutti, ma è abbastanza rispettata  da tutti. L’agenzia è stata istituita nel 1974.

Notare che questa spiegazione era stata scritta nelle “Note sulla traduzione” un po’ di tempo fa. Probabilmente l’idea che fosse rispettata un po’ da tutti è superata.

[2] Il primo Bush, il padre di quello della guerra in Iraq.

[3] Ovvero, il Congressional Budget Office.

[4] Nel frattempo, appunto, nei documenti di bilancio di Ryan erano sostituiti da rimandi, da ‘asterischi’. L’espressione ‘magici asterischi’ è un classico degli interventi di Krugman sulle proposte di bilancio di Ryan, ma forse non è così nota altrove.

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