Oct 2 4:51 pm
When the going gets tough, the people losing the argument start whining about civility. I often find myself attacked as someone who believes that anyone with a different opinion is a fool or a knave; as I’ve tried to explain, however, that’s mainly selection bias. I don’t spend much time on areas where reasonable people can disagree, because there are so many important issues where one side really is completely unreasonable.
Relatedly, obviously someone can disagree with my side and still be a good person. On the other hand, there are a lot of bad people engaged in economic debate — and I don’t mean that they’re wrong, I mean that they argue in bad faith.
Which brings us to today’s installment of oh-yes-they’re-that-bad, courtesy of Bloomberg. You may remember the infamous open letter to Ben Bernanke warning that his efforts to boost the economy “risk currency debasement and inflation”; just in case you wondered about the political nature of the letter, among the signatories was that noted monetary expert William Kristol.
So Bloomberg had the bright idea, now that almost four years of low inflation have passed, of asking the signatories whether they would concede that they were wrong. Not a chance. Hey, they only said there was a “risk” of inflation, and the economy hasn’t done well, so it’s all good!
Just to say the obvious: if inflation had in fact risen, they would have claimed vindication. So it’s heads they win, tails they don’t lose.
And this is far from the only example of inflationistas and bond worriers bobbing and weaving, refusing to acknowledge having said what they said, being completely unwilling to admit mistakes.
I try hard not to behave that way. If I make a mistake — like my extreme pessimism about the short-term survival of the euro, or my warnings back in 2003 about a US debt crisis — I do try to admit it, and figure out where I was wrong (I underestimated both Europe’s political cohesion and the extent to which ECB intervention could short-circuit the financial panic; back when, I made a false analogy with countries that borrow in someone else’s currency.) No doubt there have been times when I rewrote history to make myself look better, but I try to avoid that — it’s a major intellectual and moral sin.
And boy are there a lot of sinners out there.
I mascalzoni, gli sciocchi e la facilitazione quantitativa
Quando il percorso si fa accidentato, le persone che perdono il confronto cominciano a lamentarsi della civiltà. Io mi ritrovo spesso attaccato come uno che crede che chiunque abbia una opinione diversa sia uno sciocco o un mascalzone; come ho cercato di spiegare, tuttavia, la mia è principalmente una faziosità selettiva. Io non spendo molto tempo in aree sulle quali le persone ragionevoli possono non trovarsi d’accordo, dato che ci sono molti temi importanti nei quali uno schieramento è completamento irragionevole.
Di converso, ovviamente qualcuno può non essere d’accordo con la mia parte e restare una brava persona. D’altra parte, c’è una quantità di pessimi individui impegnati nel dibattito economico – ed io non intendo dire nel senso che hanno torto, ma nel senso che discutono in mala fede.
La qualcosa ci riporta, per gentile concessione di Bloomberg, alla puntata odierna del “oh sì, sono così cattivi!”. Forse ricorderete la famigerata lettera aperta a Ben Bernanke che ammoniva che i suoi sforzi per incoraggiare l’economia “mettevano a rischio di una svalutazione della valuta e dell’inflazione”; solo nel caso vi foste interrogati sulla natura politica della lettera, tra i firmatari c’era quel noto esperto monetario che risponde al nome di William Kristol [1].
Dunque, Bloomberg ha avuto la brillante idea, ora che sono trascorsi quasi quattro anni di bassa inflazione, di chiedere ai firmatari se avrebbero ammesso di aver sbagliato. Nessuna possibilità. Ehi, avevano solo detto che c’era un “rischio” di inflazione, e l’economia non è andata bene, dunque è tutto a posto!
Una cosa ovvia, tanto per dire: se l’inflazione fosse davvero cresciuta, avrebbero sostenuto di aver ottenuto una rivalsa. Dunque, se viene testa vincono loro, se viene croce non perdono.
E questo non è affatto l’unico esempio di come gli ‘inflazionisti’ e gli ‘ansiosi dei bond’ le tentino tutte, pur di rifiutare di ammettere di aver detto quello che hanno detto, essendo completamente indisponibili ad ammettere errori.
Io mi sforzo di non comportarmi in quel modo. Se faccio un errore – come il mio pessimismo sulla sopravvivenze nel breve periodo dell’euro, o i miei passati ammonimenti nel 2003 su una crisi del debito statunitense – cerco davvero di ammetterlo, e di immaginarmi dove abbia sbagliato (io sottostimai sia la coesione politica europea che la misura nella quale l’intervento della BCE avrebbe provocato un corto circuito nel panico finanziario; nei tempi in cui stabilivo una analogia sbagliata con i paesi che si indebitano nella valuta altrui). Senza alcun dubbio ci sono stati momenti nei quali ho riscritto la storia per farmi apparire in luce migliore, ma cerco di evitarlo – è un peccato intellettuale e morale importante.
E, ragazzi, ce n’è di peccatori in circolazione!
[1] Neoconservatore americano, dirige il “Progetto per un nuovo secolo americano“. È fondatore ed editore del settimanale di approfondimento politico The Weekly Standard e commentatore fisso al Fox News Channel ed editorialista del New York Times. Ha insegnato filosofia politica presso l’Università della Pennsylvania e la John F. Kennedy School of Government dell’Università Harvard. È visiting professor all’Università Harvard dove tiene un corso su Senofonte, Socrate e l’antica Grecia.
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