Blog di Krugman

I salari e la Fed (dal blog di Krugman, 3 ottobre 2014)

 

Oct 3 10:45 am

Wages and the Fed

My inbox is already starting to fill up with predictions and demands that the Fed accelerate the pace of “normalization” because today’s jobs report was better than expected. But the case for wait-and-see actually remains as strong as ever, and maybe a bit stronger.

There are, as I’ve tried to explain, two key points for Fed policy. The first is that we don’t know how much slack there is in the labor market. The second is that the consequences of overestimating slack and waiting too long to raise rates would be relatively minor, while the costs of underestimating slack and hiking rates too soon could be immense.

On the first point: we really, really don’t know how much slack there is. Don’t show me your new estimation method and claim that it proves that there is x percent of slack — there are lots of clever people doing clever estimates, they don’t agree, and nobody really believes in econometrics anyway unless it tells them what they want to hear. (Sorry, but that’s reality.) We really won’t know until after the fact, if and when we finally see a notable pickup in inflation, and in particular in wages.

On the second point: if the Fed waits too long, inflation might pick up for a while, and getting it back down to target would hurt (although the target really should be higher.) But that’s minor compared with the alternative, of raising rates too soon and then finding that we’ve entered a deflationary trap that’s really, really hard to exit. If you’re at the Fed, would you rather wake up and discover that core inflation has risen to 3 percent or that you’ve become Mario Draghi?

So, what did we learn about inflation from the latest employment report? Here’s wage growth:

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Feel that wage-price spiral!

If you’re puzzled that a falling unemployment rate hasn’t translated into faster wage growth, well, that just reinforces the point that we truly don’t know how much slack there is. And does anyone think that wage growth was wildly excessive before the financial crisis? If you don’t, then you should believe that we need an extended period of tight labor markets just to get back to where we were.

There is nothing in this report to suggest that it makes sense to hike rates any time soon. In fact, I find it very hard to understand why anyone thinks rates should rise even in 2015.

 

I salari e la Fed

Lo spazio delle mie mail comincia già a riempirsi di previsioni e di richieste che la Fed acceleri il ritmo della “normalizzazione”, visto che il rapporto odierno sui posti di lavoro è stato migliore di quello che ci si aspettava. Ma la tesi dell’attendere e dello stare a guardare per la verità resta altrettanto forte, e forse un po’ più forte di prima.

Ci sono, come ho cercato di spiegare, due punti chiave per la politica della Fed. Il primo è che non sappiamo quanto sia fiacco il mercato del lavoro. Il secondo è che le conseguenze di una stima eccessiva della fiacchezza e di un aspettare troppo a lungo per alzare i tassi sarebbero relativamente secondarie, mentre i costi di una sottostima della fiacchezza e di un rialzo troppo repentino dei tassi sarebbero immensi.

Sul primo punto: noi per davvero non sappiamo quanto il mercato sia fiacco. Non mostratemi il vostro nuovo metodo di stima che dimostra che c’è un x per cento di fiacchezza – c’è un mucchio di persone intelligenti che fanno stime intelligenti, esse non concordano, e nessuno in realtà crede nell’econometria in ogni caso, a meno che essa non dica quello che vogliono sentirsi dire (mi dispiace, ma la realtà è questa). Davvero noi non lo sapremo se non a cose fatte, se e quando finalmente osserveremo una considerevole risalita dell’inflazione, in particolare nei salari.

Sul secondo punto: se la Fed attende troppo a lungo, l’inflazione può risalire per un po’, e riportarla indietro all’obbiettivo programmato sarebbe un po’ penoso (sebbene l’obbiettivo dovrebbe davvero essere più alto). Ma questo è secondario a confronto con l’alternativa di tassi che crescono troppo presto per poi scoprire che siamo entrati in una trappola deflazionistica, dalla quale sarebbe per davvero difficile venir fuori. Se voi foste alla Fed, vorreste risvegliarvi e scoprire che l’inflazione sostanziale [1] è cresciuta al 3 per cento, oppure vorreste ritrovarvi come Mario Draghi?

Dunque, cosa abbiamo appreso sull’inflazione dall’ultimo rapporto sull’occupazione? Ecco qua la crescita dei salari:

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Guardate che spirale salari-prezzi!

Se siete perplessi per il fatto che un tasso di disoccupazione in diminuzione non si è tradotto in una crescita più veloce dei salari, ebbene, questo semplicemente conferma che davvero non sappiamo quanta fiacchezza ci sia. E c’è qualcuno che pensa che la crescita dei salari fosse particolarmente eccessiva prima della crisi finanziaria? Se non lo pensate, allora dovreste credere che abbiamo bisogno di un prolungato periodo di duri mercati del lavoro, solo per tornare dove eravamo.

Non c’è niente in questo rapporto che indichi che ci sia un qualche senso nell’elevare a breve termine i tassi. Di fatto, io trovo che sia difficile comprendere persino perché qualcuno pensi che i tassi dovrebbero salire nel 2015.

 

 

[1] Per la differenza tra “headline” e “core inflation”, vedi le note sulla traduzione.

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