OCT. 26, 2014 Paul Krugman
America used to be a country that built for the future. Sometimes the government built directly: Public projects, from the Erie Canal to the Interstate Highway System, provided the backbone for economic growth. Sometimes it provided incentives to the private sector, like land grants to spur railroad construction. Either way, there was broad support for spending that would make us richer.
But nowadays we simply won’t invest, even when the need is obvious and the timing couldn’t be better. And don’t tell me that the problem is “political dysfunction” or some other weasel phrase that diffuses the blame. Our inability to invest doesn’t reflect something wrong with “Washington”; it reflects the destructive ideology that has taken over the Republican Party.
Some background: More than seven years have passed since the housing bubble burst, and ever since, America has been awash in savings — or more accurately, desired savings — with nowhere to go. Borrowing to buy homes has recovered a bit, but remains low. Corporations are earning huge profits, but are reluctant to invest in the face of weak consumer demand, so they’re accumulating cash or buying back their own stock. Banks are holding almost $2.7 trillion in excess reserves — funds they could lend out, but choose instead to leave idle.
And the mismatch between desired saving and the willingness to invest has kept the economy depressed. Remember, your spending is my income and my spending is your income, so if everyone tries to spend less at the same time, everyone’s income falls.
There’s an obvious policy response to this situation: public investment. We have huge infrastructure needs, especially in water and transportation, and the federal government can borrow incredibly cheaply — in fact, interest rates on inflation-protected bonds have been negative much of the time (they’re currently just 0.4 percent). So borrowing to build roads, repair sewers and more seems like a no-brainer. But what has actually happened is the reverse. After briefly rising after the Obama stimulus went into effect, public construction spending has plunged. Why?
In a direct sense, much of the fall in public investment reflects the fiscal troubles of state and local governments, which account for the great bulk of public investment.
These governments generally must, by law, balance their budgets, but they saw revenues plunge and some expenses rise in a depressed economy. So they delayed or canceled a lot of construction to save cash.
Yet this didn’t have to happen. The federal government could easily have provided aid to the states to help them spend — in fact, the stimulus bill included such aid, which was one main reason public investment briefly increased. But once the G.O.P. took control of the House, any chance of more money for infrastructure vanished. Once in a while Republicans would talk about wanting to spend more, but they blocked every Obama administration initiative.
And it’s all about ideology, an overwhelming hostility to government spending of any kind. This hostility began as an attack on social programs, especially those that aid the poor, but over time it has broadened into opposition to any kind of spending, no matter how necessary and no matter what the state of the economy.
You can get a sense of this ideology at work in some of the documents produced by House Republicans under the leadership of Paul Ryan, the chairman of the Budget Committee. For example, a 2011 manifesto titled “Spend Less, Owe Less, Grow the Economy” called for sharp spending cuts even in the face of high unemployment, and dismissed as “Keynesian” the notion that “decreasing government outlays for infrastructure lessens government investment.” (I thought that was just arithmetic, but what do I know?) Or take a Wall Street Journal editorial from the same year titled “The Great Misallocators,” asserting that any money the government spends diverts resources away from the private sector, which would always make better use of those resources.
Never mind that the economic models underlying such assertions have failed dramatically in practice, that the people who say such things have been predicting runaway inflation and soaring interest rates year after year and keep being wrong; these aren’t the kind of people who reconsider their views in the light of evidence. Never mind the obvious point that the private sector doesn’t and won’t supply most kinds of infrastructure, from local roads to sewer systems; such distinctions have been lost amid the chants of private sector good, government bad.
And the result, as I said, is that America has turned its back on its own history. We need public investment; at a time of very low interest rates, we could easily afford it. But build we won’t.
Ideologia e investimenti, di Paul Krugman
New York Times 26 ottobre 2014
L’America era un paese abituato a costruire per il futuro. Talvolta era il Governo a costruire direttamente; i progetti pubblici, dal Canale Erie al Sistema Autostradale Interstatale, fornirono la spina dorsale alla crescita economica. Talvolta forniva incentivi al settore privato, come le concessioni di terreni al settore privato per dare impulso alla costruzione delle ferrovie. In entrambi i modi, c’era un ampio consenso per una spesa pubblica che ci avrebbe reso più ricchi.
Ma ai giorni nostri semplicemente non vogliamo investire, anche quando il bisogno è evidente ed il periodo non potrebbe essere migliore. Né mi si venga a dire che il problema è la “disfunzione politica” o qualche altra frase ambigua che attenua la colpa. La nostra incapacità di investire non investe qualcosa di sbagliato a “Washington”; riflette l’ideologia distruttiva che si è impossessata del Partito Repubblicano.
Un po’ di contesto: sono passati più di sette anni dal momento in cui scoppiò la bolla immobiliare, e da allora l’America è stata inondata dai risparmi – o, più precisamente, dai risparmi attesi – che non trovano collocazione. I prestiti per comprare abitazioni sono un po’ in ripresa, ma restano bassi. Le imprese stanno guadagnando ampii profitti, ma sono riluttanti ad investire di fronte ad una domanda debole di consumi, cosicché accumulano contante o tornano ad acquistare le loro azioni. Le banche stanno trattenendo quasi due mila e settecento miliardi di dollari di riserve in eccesso – fondi che potrebbero dare a credito, ma che scelgono invece di lasciare senza utilizzo.
E la non corrispondenza tra risparmi attesi e la disponibilità ad investire ha tenuto l’economia depressa. Si ricordi, la tua spesa è il mio reddito e la mia spesa è il tuo reddito, cosicché se tutti cercano di spendere meno contemporaneamente, il reddito di ciascuno diminuisce.
A questa situazione c’è una evidente risposta politica: l’investimento pubblico. Abbiamo grandi bisogni nelle infrastrutture, specialmente per l’acqua ed i trasporti, e il Governo può indebitarsi in modo incredibilmente conveniente – di fatto, i tassi di interesse sui bond indicizzati all’inflazione sono stati negativi per gran parte del tempo (attualmente sono appena allo 0,4 per cento). Dunque indebitarsi per costruire strade, per riparare fognature ed altro ancora sembra una cosa semplicissima. Ma quello che è effettivamente accaduto è il contrario. Dopo una breve crescita a seguito dell’entrata in funzione delle misure di sostegno di Obama, la spesa per le opere pubbliche è crollata. Perché?
Ad una prima impressione, gran parte della caduta dell’investimento pubblico riflette le difficoltà finanziarie degli Stati e dei governi locali, che costituiscono la grande massa dell’investimento pubblico.
Questi governi debbono per legge, in generale, avere bilanci in equilibrio, ma in una economia depressa essi vedono le entrate crollare ed alcune spese crescere. Dunque, per risparmiare contante, rinviano o cancellano gran parte delle opere.
Tuttavia non era necessario che questo accadesse. Il Governo Federale avrebbe potuto facilmente fornire contributi agli Stati per aiutarli a spendere – di fatto, la proposta di legge sulle misure di sostegno includeva tali contributi, e questa fu la principale ragione per la quale l’investimento pubblico crebbe per un breve periodo. Ma una volta che il Partito Repubblicano prese il controllo della Camera, ogni possibilità di indirizzare maggiori fondi sulle infrastrutture svanì. Ogni tanto i repubblicani facevano cenno alla disponibilità di spendere di più, ma bloccarono ogni iniziativa della Amministrazione Obama.
Ed è stata tutta una questione ideologica, una irrefrenabile ostilità verso la spesa pubblica di ogni genere. L’ostilità ebbe inizio nella forma di un attacco ai programmi sociali, specialmente quelli dell’aiuto ai poveri, ma nel tempo si è allargata alla opposizione verso ogni tipo di spesa, a prescindere dalla sua necessità e dalle condizioni dell’economia.
Si può percepire un esempio di come questa ideologia funzioni in alcuni dei documenti prodotti dai repubblicani della Camera sotto la guida di Paul Ryan, il Presidente della Commissione Bilancio. Ad esempio, un manifesto del 2011 dal titolo “Spendere meno, avere meno debiti, far crescere l’economia” si pronunciava per bruschi tagli alla spesa anche di fronte ad una elevata disoccupazione, e liquidava come “keynesiano” il concetto secondo il quale “diminuire gli esborsi governativi per le infrastrutture riduce l’investimento pubblico” (io pensavo fosse solo aritmetica, ma cosa ne posso sapere?). Oppure si prenda, nello stesso anno, un editoriale del Wall Street Journal dal titolo “I grandi protagonisti dello spreco delle risorse”, che asseriva che ogni soldo che il governo spende toglie risorse al settore privato, cha farebbe sempre un miglior uso di tali risorse.
Non conta che nella pratica i modelli economici che sostengono tali argomenti siano falliti in modo spettacolare, che le persone che sostengono tali tesi abbiano predetto anno dopo anno una inflazione galoppante e tassi di interesse alle stelle e continuino a sbagliare; costoro non sono il genere di individui che riconsiderano i loro punti di vista alla luce dei fatti. Neppure conta il fatto evidente che il settore privato non offra né offrirà vari tipi di infrastrutture, dalla viabilità locale ai sistemi fognari; tali distinzioni si sono perse tra gli slogan secondo il quale il settore privato è il bene, quello pubblico è il male.
E il risultato, come ho detto, è stato che l’America ha voltato le spalle alla sua storia. Abbiamo bisogno di investimenti pubblici; in un’epoca di bassissimi tassi di interesse, potremmo facilmente permetterceli. Ma non vogliamo costruire.
By mm
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