Blog di Krugman

Il viaggiare più lentamente ed i supposti limiti della crescita (dal blog di Krugman, 7 ottobre 2014)

 

Slow Steaming and the Supposed Limits to Growth

October 7, 2014 3:23 pm

Environmental pessimism makes strange bedfellows. We seem to be having a moment in which three groups with very different agendas — anti-environmentalist conservatives, anti-capitalist people on the left, and hard scientists who think they are smarter than economists — have formed an unholy alliance on behalf of the proposition that reducing greenhouse gas emissions is incompatible with growing real GDP. The right likes this argument because they want to use it to block any action on climate; some on the left like it because they think it can be the basis for an attack on our profit-oriented, materialistic society; the scientists like it because it lets them engage in some intellectual imperialism, invading another field (just to be clear, economists do this all the time, often with equally bad results.)

A few days ago Mark Buchanan at Bloomberg published a piece titled “Economists are blind to the limits of growth” making the standard hard-science argument. And I do mean standard; not only does he make the usual blithe claims about what economists never think about; even his title is almost exactly the same as the classic (in the sense of classically foolish) Jay Forrester book that my old mentor, Bill Nordhaus, demolished so effectively forty years ago. Buchanan says that it’s not possible to have something bigger — which is apparently what he thinks economic growth has to mean — without using more energy, and declares that “I have yet to see an economist present a coherent argument as to how humans will somehow break free from such physical constraints.”

Of course, he’s never seen such a thing because he’s never looked. But anyway, let me offer an example that I ran across when working on other issues. It’s by no means the most important example of how to get by with less energy, and in no sense enough by itself to make that much difference. But it is, I think, a useful corrective to the rigorous-sounding but actually silly notion that you can’t produce more without using more energy.

So, let’s talk about slow steaming.

After 2008, when oil prices rose sharply, shipping companies — which send massive container ships on regular “pendulum routes”, taking stuff (say) from Rotterdam to China and back again — responded by reducing the speed of their ships. It turns out that steaming more slowly reduces fuel consumption more than proportionately to the reduction in speed:

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So what happens when you switch to slow steaming? Any one ship will carry less freight over the course of a year, because it can do fewer swings of the pendulum (although the number of trips won’t fall as much as the reduction in speed, because the time spent loading and unloading doesn’t change.) But you can still carry as much freight as before, simply by using more ships — that is, by supplying more labor and capital. If you do that, output — the number of tons shipped — hasn’t changed; but fuel consumption has fallen.

And of course by using still more ships, you can combine higher output with less fuel consumption. There is, despite what some people who think they’re being sophisticated somehow believe, no reason at all that you can’t produce more while using less energy. It’s not a free lunch — it requires more of other inputs — but that’s just ordinary economics. Energy is just an input like other inputs.

Some other points here: notice that we are not talking about having to develop a new technology; slow steaming is just a choice, not a technological advance, and in fact it doesn’t even require that you change the equipment — you’re just using the same ships differently. Given time to redesign ships for fuel efficiency, and maybe to develop new technologies, it would presumably be possible to ship the same amount of cargo with even less energy consumption, but that’s not necessary to make the case that growth and less energy can go together.

So where does the notion that energy is somehow special come from? Mainly, I’d say, from not thinking about concrete examples. When you read this stuff you hear lots of metaphors about bacteria or whatever, nothing about shipping or manufacturing — because if you think about actual economic activities even briefly, it becomes obvious that there are tradeoffs that could let you produce more while using less energy.

And greenhouse gas emissions aren’t the same thing as energy consumption, either; there’s a lot of room to reduce emissions without killing economic growth. If you think you’ve found a deep argument showing that this isn’t possible, all you’ve done is get confused by your own word games.

 

Il viaggiare più lentamente [1] ed i supposti limiti della crescita

Il pessimismo ambientale comporta strani compagni di viaggio. Sembra che siamo in una situazione nella quale tre gruppi con programmi diversissimi – i conservatori antiambientalisti, persone di sinistra anticapitaliste e scienziati severi che pensano di essere più intelligenti degli economisti – hanno formato una (non)santa alleanza sulla base del concetto che ridurre le emissioni di gas serra sia incompatibile con la crescita del PIL reale. Alla destra questo argomento piace perché vogliono usarlo per bloccare ogni iniziativa sul clima; ad alcuni a sinistra piace perché pensano che sia il punto di attacco alla nostra società orientata al profitto e materialistica; agli scienziati piace perché consente loro di impegnarsi in una specie di imperialismo intellettuale, invadendo campi altrui (solo per esser chiari, gli economisti fanno lo stesso in continuazione, spesso con risultati egualmente negativi).

Pochi giorni fa Mark Buchanan ha pubblicato su Bloomberg un articolo dal titolo “Gli economisti sono ciechi sui limiti dello sviluppo”, avanzando l’argomento consueto della scienza categorica. E intendo per davvero ‘consueto’; non solo egli avanza le consuete spensierate rivendicazioni di temi ai quali gli economisti non penserebbero mai; persino il titolo è quasi esattamente lo stesso del classico (nel senso di classicamente stupido) libro di Jay Forrester, che il mio vecchio maestro Bill Nordhaus demolì tanto efficacemente quarant’anni orsono. Buchanan dice che non è possibile avere qualcosa di più grande – che sembra sia quello che lui pensa significhi la crescita dell’economia – senza usare maggiore energia, e dichiara che “devo ancora vedere un economista presentare una argomentazione coerente su come gli esseri umani sfuggiranno a tali condizionamenti fisici.”

Naturalmente, non ha mai visto niente del genere perché non l’ha mai voluto vedere. Ma in ogni modo, fatemi offrire un esempio che incontrai quando lavoravo su altri temi. Non è affatto il più importante esempio di come si possa tirare avanti con minore energia, e da solo non è affatto sufficiente a fare quella grande differenza. Ma penso sia un utile correttivo al concetto, che sembra rigoroso ma effettivamente è sciocco, secondo il quale non si può produrre di più senza usare maggiore energia.

Parliamo, dunque, del viaggiare più lentamente.

Dopo il 2008, quando i prezzi del petrolio aumentarono bruscamente, le compagnie di navigazione – che spediscono massicce navi container su “rotte pendolari”, trasportando (ad esempio) roba da Rotterdam alla Cina e ritorno – risposero riducendo la velocità delle loro imbarcazioni. Si scoprì che viaggiare più lentamente riduce i consumi di carburante in modo più che proporzionale rispetto alla riduzione della velocità:

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Cosa accade, dunque, quando passate ad andature più lente? Ogni singola nave trasporterà carichi minori nel corso del tempo, perché potrà compiere minori oscillazioni del pendolo (sebbene il numero dei viaggi non diminuirà altrettanto della riduzione della velocità, giacché il tempo speso per caricare e scaricare non cambia). Ma si potrà sempre trasportare lo stesso carico di prima, utilizzando più navi – vale a dire, offrendo più lavoro e capitale. Se si fa in questo modo, la produzione – il numero di tonnellate trasportate con le navi – non cambierà: ma il consumo di combustibile sarà diminuito.

E naturalmente, utilizzando più navi ancora si può combinare una produzione più elevata con un consumo di carburante minore. Non c’è affatto alcuna ragione, nonostante quello che credono alcune persone che pensano di essere sottili, per la quale non si possa produrre di più utilizzando meno energia. Non è come ottenere qualcosa gratis – richiede una quantità maggiore di altri input – ma è semplicemente ordinaria economia. L’energia è solo un input tra gli altri.

In questo caso ci sono alcuni altri aspetti: si noti che non stiamo parlando della necessità di sviluppare una nuova tecnologia; viaggiare più lentamente è solo una scelta, non un progresso tecnologico, e di fatto non richiede neppure che si cambino le attrezzature – si stanno soltanto usando le stesse navi in modo diverso. Avendo il tempo di ridisegnare le navi quanto ad efficienza dei combustibili, e magari di sviluppare nuove tecnologie, si può presumere che sarebbe possibile imbarcare la stessa quantità di merce con consumi di energia ancora minori, ma questo non è necessario per sostenere la tesi che la crescita e una minore energia possano andare di pari passo.

Dunque, da dove proviene l’idea che l’energia sia qualcosa di particolare? Principalmente, direi, non da ragionamenti su esempi concreti. Quando si leggono queste cose si sentono molte metafore sui batteri o cose del genere, non sulle imbarcazioni o sulle manifatture – perché se si pensa anche brevemente alle effettive attività economiche, diventa evidente che ci sono molti bilanciamenti che possono consentire di produrre di più utilizzando minore energia.

E le emissioni dei gas serra non sono neppure la stessa cosa del consumo di energia; c’è un grande quantità di spazio per ridurre le emissioni senza strangolare la crescita economica. Se pensate di aver trovato un argomento profondo che dimostra che questo non è possibile, tutto quello che vi è successo è che siete rimasti vittime degli stessi vostri giochi di parole.

 

 

[1] “To steam” è naturalmente un verbo che si riferisce all’uso del vapore, dalla cottura delle verdure alla alimentazione delle macchine o delle navi a vapore. Ma informalmente può avere il senso più generico del “procedere con rapidità o in modo energico”. E siccome l’esempio che viene di seguito presentato non si riferisce a navi a vapore, ma a moderni transatlantici, lo traduco in quella accezione più generale.

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