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Il trionfo del torto, di Paul Krugman New York Times 6 novembre 2014)

 

Triumph of the Wrong

NOV. 6, 2014 Paul Krugman

The race is not to the swift, nor the battle to the strong, neither yet bread to the wise, nor yet midterms to men of understanding. Or as I put it on the eve of another Republican Party sweep, politics determines who has the power, not who has the truth. Still, it’s not often that a party that is so wrong about so much does as well as Republicans did on Tuesday.

I’ll talk in a bit about some of the reasons that may have happened. But it’s important, first, to point out that the midterm results are no reason to think better of the Republican position on major issues. I suspect that some pundits will shade their analysis to reflect the new balance of power — for example, by once again pretending that Representative Paul Ryan’s budget proposals are good-faith attempts to put America’s fiscal house in order, rather than exercises in deception and double-talk. But Republican policy proposals deserve more critical scrutiny, not less, now that the party has more ability to impose its agenda.

So now is a good time to remember just how wrong the new rulers of Congress have been about, well, everything.

First, there’s economic policy. According to conservative dogma, which denounces any regulation of the sacred pursuit of profit, the financial crisis of 2008 — brought on by runaway financial institutions — shouldn’t have been possible. But Republicans chose not to rethink their views even slightly. They invented an imaginary history in which the government was somehow responsible for the irresponsibility of private lenders, while fighting any and all policies that might limit the damage. In 2009, when an ailing economy desperately needed aid, John Boehner, soon to become the speaker of the House, declared: “It’s time for government to tighten their belts.”

So here we are, with years of experience to examine, and the lessons of that experience couldn’t be clearer. Predictions that deficit spending would lead to soaring interest rates, that easy money would lead to runaway inflation and debase the dollar, have been wrong again and again. Governments that did what Mr. Boehner urged, slashing spending in the face of depressed economies, have presided over Depression-level economic slumps. And the attempts of Republican governors to prove that cutting taxes on the wealthy is a magic growth elixir have failed with flying colors.

In short, the story of conservative economics these past six years and more has been one of intellectual debacle — made worse by the striking inability of many on the right to admit error under any circumstances.

Then there’s health reform, where Republicans were very clear about what was supposed to happen: minimal enrollments, more people losing insurance than gaining it, soaring costs. Reality, so far, has begged to differ, delivering above-predicted sign-ups, a sharp drop in the number of Americans without health insurance, premiums well below expectations, and a sharp slowdown in overall health spending.

And we shouldn’t forget the most important wrongness of all, on climate change. As late as 2008, some Republicans were willing to admit that the problem is real, and even advocate serious policies to limit emissions — Senator John McCain proposed a cap-and-trade system similar to Democratic proposals. But these days the party is dominated by climate denialists, and to some extent by conspiracy theorists who insist that the whole issue is a hoax concocted by a cabal of left-wing scientists. Now these people will be in a position to block action for years to come, quite possibly pushing us past the point of no return.

But if Republicans have been so completely wrong about everything, why did voters give them such a big victory?

Part of the answer is that leading Republicans managed to mask their true positions. Perhaps most notably, Senator Mitch McConnell, the incoming majority leader, managed to convey the completely false impression that Kentucky could retain its impressive gains in health coverage even if Obamacare were repealed.

But the biggest secret of the Republican triumph surely lies in the discovery that obstructionism bordering on sabotage is a winning political strategy. From Day 1 of the Obama administration, Mr. McConnell and his colleagues have done everything they could to undermine effective policy, in particular blocking every effort to do the obvious thing — boost infrastructure spending — in a time of low interest rates and high unemployment.

This was, it turned out, bad for America but good for Republicans. Most voters don’t know much about policy details, nor do they understand the legislative process. So all they saw was that the man in the White House wasn’t delivering prosperity — and they punished his party.

Will things change now that the G.O.P. can’t so easily evade responsibility? I guess we’ll find out.

 

Il trionfo del torto, di Paul Krugman

New York Times 6 novembre 2014

Non era una gara di velocità, o uno scontro per chi è più forte, neanche c’erano soldi in palio per il più saggio e non erano neppure esami di verifica della comprensione a metà di un corso per gli allievi [1]. Oppure, come io dico, nella occasione di un’altra vittoria schiacciante del Partito Repubblicano, la politica decide chi ha il potere, non chi ha la verità. Eppure, non è frequente che un partito che ha torto su tante cose abbia un tale successo, come hanno avuto i repubblicani giovedì.

Dirò subito di alcune ragioni che possono averlo provocato. Ma in primo luogo è importante mettere in evidenza che i risultati delle elezioni di medio termine non sono un motivo per apprezzare maggiormente la posizione dei repubblicani sui temi fondamentali. Ho l’impressione che alcuni commentatori daranno un tono diverso alle loro analisi per riflettere i nuovi equilibri di potere – ad esempio, ancora una volta immaginandosi che le proposte di Bilancio del congressista Paul Ryan siano tentativi in buona fede per mettere ordine nei conti americani, piuttosto che esercizi di raggiro e di linguaggio ambiguo. Ma le proposte politiche repubblicane meritano un maggiore esame critico minuzioso, non un esame minore, ora che il partito ha una capacità maggiore di imporre il suo programma.

Dunque, è proprio il momento giusto per ricordare quanto i nuovi dominatori del Congresso abbiano fatto sbagli, suvvia, a proposito proprio di tutto.

In primo luogo c’è la politica economica. Secondo il dogma conservatore, insofferente ad ogni regolamentazione del sacro perseguimento del profitto, la crisi finanziaria del 2008 – causata da istituti finanziari fuori controllo – non avrebbe dovuto essere possibile. Ma i repubblicani scelsero di non tornare a riflettere sui loro punti di vista, neppure minimamente. Si inventarono un racconto fantastico secondo il quale il Governo era in qualche modo responsabile dell’irresponsabilità dei privati che fornivano il credito, nel contempo combattendo contro ogni e qualsiasi politica che potesse ridurre il danno. Nel 2009, quando un’economia sofferente aveva disperatamente bisogno d’aiuto, John Boehner, che di lì a poco sarebbe diventato Presidente della Camera, dichiarò: “E’ tempo che il Governo stringa le cinghie”.

Dunque siamo a questo punto, con quattro anni di esperienza da esaminare, e le lezioni dell’esperienza non potrebbero essere più chiare. Le previsioni secondo le quali la spesa in deficit avrebbe spinto alle stelle i tassi di interesse, che la moneta facile avrebbe portato ad una inflazione galoppante e svalutato il dollaro, si sono mostrate ripetutamente sbagliate. I governi che hanno fatto quello che Boehner chiedeva, hanno operato a fronte di congiunture negative al livello di una depressione. E i tentativi dei Governatori repubblicani di mostrare che tagliare le tasse sui ricchi fosse un magico elisir per la crescita sono andati a vele spiegate verso il fallimento.

In breve, la storia dell’economia conservatrice nei sei anni passati è stata una debacle intellettuale – resa peggiore dalla stupefacente incapacità di molte persone della destra a riconoscere mai i propri errori.

Poi c’è stata la riforma della sanità, sulla quale i repubblicani furono chiarissimi quanto a quello che pronosticavano: iscrizioni al minimo, un numero maggiore di individui che avrebbero perso l’assicurazione rispetto a coloro che l’avrebbero ottenuta, costi in forte crescita. La realtà, sino a questo punto, è stata tutt’altra, consegnandoci iscrizioni sopra il previsto, una brusca caduta nel numero degli americani privi di assicurazione sanitaria, polizze ben al di sotto delle aspettative, ed un sensibile rallentamento della spesa sanitaria complessiva.

E non dovremmo dimenticare l’errore più importante di tutti, in materia di cambiamento climatico. Ancora nel 2008, alcuni repubblicani erano disponibili ad ammettere che il problema fosse reale, e persino a sostenere serie politiche per limitare le emissioni – il Senatore John McCain propose un sistema ‘cap-and-trade’ [2] simile alle proposte dei democratici. Ma di questi tempi il partito è dominato dai ‘negazionisti’ del cambiamento climatico, e in qualche misura dai teorici del complotto, secondo i quali l’intera faccenda è un truffa escogitata da una società segreta di scienziati di sinistra. Ora queste persone saranno nella condizione di bloccare per gli anni a venire qualsiasi iniziativa, verosimilmente spingendoci oltre il punto del non-ritorno.

Ma se i repubblicani hanno sbagliato in modo così completo su tutto, perché gli elettori hanno offerto loro una vittoria così grande?

In parte, la risposta è che i dirigenti repubblicani hanno camuffato le loro vere posizioni. Nel modo forse più evidente, il Senatore Mitch McConnell, il prossimo leader della maggioranza, è riuscito a fornire l’impressione completamente falsa che il Kentucky avrebbe conservato i suoi impressionanti progressi nella diffusione della assicurazione sanitaria se le riforma di Obama fosse abrogata.

Ma il più grande segreto del trionfo repubblicano certamente consiste nella scoperta che un ostruzionismo al limiti del sabotaggio sia una strategia politica vincente. Dal primo giorno della Amministrazione Obama, il signor McConnell ed i suoi colleghi hanno fatto tutto quello che potevano per scalzare una politica efficace, in particolare bloccando ogni tentativo di fare quello che era naturale – incoraggiare la spesa in infrastrutture – in un’epoca di bassi tassi di interesse e di elevata disoccupazione.

Ora si scopre che questo è stato un male per l’America, ma un bene per i repubblicani. La maggioranza degli elettori ignorano molti dettagli della politica e non comprendono il processo legislativo. Cosicché tutto quello che hanno visto è stato che l’uomo alla Casa Bianca non ci stava consegnando la prosperità – ed hanno punito il suo partito.

Adesso che il Partito Repubblicano non può così facilmente evadere la propria responsabilità, le cose cambieranno? Ho il sospetto che lo scopriremo.

 

 

 

[1] Ovviamente “midterms” sono le elezioni di metà mandato, ma sono anche gli esami a metà del trimestre. E forse il senso è maggiormente quest’ultimo, nel contesto ironico dell’intero periodo.

 

[2] Ovvero, un sistema mirante alla limitazione delle emissioni che si basa sulla definizione di un limite (“cap”) e sulla possibilità successiva di aprire un commercio tra le imprese, facendo diventare il rispetto o il superamento qualitativo di tale limite un valore, ed il non-rispetto un costo. Vale a dire che chi realizza buone prestazioni può “venderle” a chi non le realizza, per consentire a questi ultimi di continuare ad operare. In altre parole, ci sarebbero limiti e su quei limiti si avvierebbe una competizione economica reale, essendo interesse di tutti – almeno in teoria – di comportarsi nel migliore dei modi, per guadagnare ed evitare costi, ed anche – se virtuosi – di ‘rivendere’ i propri buoni risultati.

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