Nov 14 1:35 pm
I’m in Argentina for the day — literally (stuff came up, forcing me to make this a very quick visit; sorry, no time for media interviews or anything not already booked). And I thought it might be worth telling people something they may not know about the history of MIT’s Billion Prices Project.
If you’ve been following the sad story of America’s inflation truthers, you know that a variety of people — angry billionaires like Paul Singer, wannabe economic pundits like Niall Ferguson, etc. — have claimed in recent years that official US statistics vastly understate inflation. There are multiple ways to show that this is nonsense, but one of the easiest is to point to the Billion Prices data, collected independently from online prices, and note that while it doesn’t track the official CPI exactly — the basket of goods sold online doesn’t exactly match the coverage of the CPI — there is not a large, persistent discrepancy:
But does this mean that we can always trust governments? Of course not. The US Bureau of Labor Statistics is in fact squeaky clean, and if you know anything about how it works you realize would be impossible to put it under severe political pressure without that fact being obvious. But that isn’t going to be true in all times and places.
In fact, the BPP owes its origins to questions about Argentine inflation numbers. InflacionVerdadera.com was created in 2007 as an alternative to dubious official statistics, and this in turn led to the BPP and its offspring PriceStats. And PriceStats continues to produce independent Argentine inflation estimates; their number is in orange, the official number in blue:
Argentina really does seem to have much higher inflation than the government admits.
What’s going on? Basically, Argentina — having benefited hugely from heterodox policies after the collapse of its currency board in 2001 — kept being heterodox too long, and is now experiencing classic developing-country problems, with a persistent budget deficit that it is monetizing because it lacks access to capital markets, leading to persistent inflation and balance of payments problems.
And if anyone starts yelling that I’m being inconsistent in saying that deficit spending and money-printing are a problem in Argentina, because those are the same policies I want in the US, the answer is, yes, they are — because the US is in a liquidity trap, suffering from persistent lack of demand, while Argentina is overheated.
I may have more to say about Argentina, and maybe also about the talk I’m giving shortly before heading to the airport, tomorrow.
La realtà vera dell’inflazione
Sono in Argentina per un giorno – proprio così (saltano fuori cose che mi costringono a fare una visita molto rapida: spiacente di non aver tempo per interviste o per qualsiasi altra cosa che non fosse già prevista). Ed ho pensato che poteva essere utile raccontargli qualcosa che potrebbero non conoscere sulla storia del Billion Prices Project del MIT.
Se state seguendo la triste vicenda dei teorici del complotto sull’inflazione americana, sapete che c’è un certo numero di persone – miliardari arrabbiati come Paul Singer, esperti economici falliti come Niall Ferguson, etc. – che negli anni recenti hanno sostenuto che le statistiche degli Stati Uniti sottostimano ampiamente l’inflazione. Ci sono vari modi per mostrare che si tratta di un nonsenso, ma uno dei più semplici è raccogliere i dati del Billion Prices, raccolti separatamente dai prezzi on line, e notare che se essi non seguono esattamente l’indice dei prezzi al consumo (CPI) – il paniere dei beni venduti online non corrisponde alla copertura dell’Indice – non c’è una discrepanza ampia e persistente:
Ma questo significa che possiamo sempre credere nei governi? Ovviamente no. L’Ufficio delle Statistiche del Lavoro degli Stati Uniti è in effetti tirato a lucido, e se sapete qualcosa di come lavora vi rendete conto che è impossibile porlo sotto un severo condizionamento politico senza che la cosa divenga evidente. Ma non è detto che questo sia vero in tutti gli ambienti ed in tutti i tempi.
In effetti, il Billion Prices Project deve le sue origini a domande sui dati dell’inflazione in Argentina.
InflacionVerdarera.com fu creata nel 2007 come alternativa alle dubbie statistiche ufficiali, ed a sua volta questo portò alla BPP ed al suo discendente PriceStats. E PriceStats continua a produrre stime indipendenti sull’inflazione argentina; i loro dati sono in arancione, quelli ufficiali in blu.
L’Argentina sembra avere davvero una inflazione molto più elevata di quella che il Governo riconosce.
Cosa sta succedendo? Fondamentalmente, l’Argentina – avendo ampiamente beneficiato di politiche eterodosse dopo il collasso del suo comitato valutario nel 2001 – ha preso ad essere eterodossa troppo a lungo, e sta ora facendo esperienza dei classici problemi di un paese in via di sviluppo, con un persistente deficit di bilancio che essa monetizza perché manca di accessi ai mercati dei capitali, con la conseguenza di una continua inflazione e di problemi nella bilancia dei pagamenti.
E se qualcuno comincia a strepitare che io sto diventando incoerente nel dire che la spesa in deficit e lo stampar valuta sono un problema in Argentina, giacché quelle sono le stesse politiche che propugno per gli Stati Uniti, la risposta è che è vero, sono proprio quelle – perché gli Stati Uniti sono in una trappola di liquidità, soffrendo di un persistente difetto di domanda, mentre l’Argentina è surriscaldata.
Potrei aver voglia di dire di più sull’Argentina, e forse anche sul discorso che farò brevemente, prima di andare verso l’aeroporto domattina.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"