Nov 4 3:06 am
As I’ve been noting recently, there’s a lot of opposition within Japan to the Bank of Japan’s policy of printing more money; there’s also a lot of pressure on the government to raise taxes. And that’s not really very different from what has been happening in the rest of the advanced world: central banks that have pursued quantitative easing have done so despite political pressure, not because of it, and fiscal austerity has been imposed almost everywhere.
The funny thing is that when you ask for justifications for pursuing hard money and tight budgets in a depressed, low-inflation economy, the answers you get often start from the presumption that money-printing and deficit finance are immensely tempting to politicians, so that you don’t dare let them get even a slight taste of these addictive drugs. This is often said in a tone of great wisdom, and presented as the lesson history teaches us.
Now, as Simon Wren-Lewis points out — and as I’ve pointed out in the past — history actually teaches us no such thing. Fiscal stimulus in the United States, far from becoming permanent, has always faded out fast, indeed too fast; monetary retrenchment has also tended to come too quickly, at least sometimes. And even when things did run away from us in the 1970s, it was not at all the story conservatives now like to tell, in which central banks printed money to cover deficit spending; deficits weren’t actually big, and inflation took off because of oil shocks and macroeconomic misjudgments, not populist temptation.
But why don’t these things happen in advanced countries? After all, the story — populist politicians should love it when people tell them that printing money and running big deficits is OK — seems plausible. And things like this have happened in Latin America — indeed are happening again today in Venezuela and Argentina. So why don’t they ever happen in America, Europe, or Japan? Why, in a time of deflationary pressure, have calls for belt-tightening dominated the political scene?
I actually don’t know, although I continue to think about it. But it is a puzzle worth pondering.
Perchè non abbiamo un’economia più ‘populista’ [1]?
Come sono venuto osservando di recente, all’interno del Giappone c’è molta opposizione verso la politica della Banca del Giappone di stampare più valuta, come c’è molta spinta perché il Governo alzi le tasse. E in realtà ciò non è molto diverso da quello che sta accadendo nel resto del mondo avanzato: le banche centrali che si sono impegnate nella ‘facilitazione quantitativa’ l’hanno fatto a dispetto delle pressioni della politica, non per loro causa, e l’austerità della finanza pubblica è stata imposta quasi dappertutto.
La cosa curiosa è che quando si chiedono giustificazioni rispetto all’obbiettivo di una moneta forte e della restrizione dei bilanci di fronte ad un’economia depressa e con bassa inflazione, le risposte che si ottengono partono spesso dal presupposto che lo stampar moneta e la finanza in deficit abbiano una grandissima fortuna presso gli uomini politici, cosicché non si deve osare di consentire loro neanche leggermente di assaporare queste droghe che creano dipendenza. La qualcosa è spesso affermata con un tono di grande saggezza, e presentata come la lezione che si apprende dalla storia.
Ora, come mette in evidenza Simon Wren-Lewis – e come ho anch’io fatto nel passato – la storia in effetti non ci insegna una cosa del genere. Le misure di sostegno della finanza pubblica negli Stati Uniti, lungi dal diventare permanenti, sono sempre svanite rapidamente, in effetti troppo rapidamente; anche la restrizione monetaria di solito è intervenuta troppo rapidamente, almeno in alcuni casi. E persino quando le cose ci stavano scappando di mano negli anni ’70, non era nei termini nei quali oggi i conservatori vogliono raccontare, secondo i quali le banche centrali stamparono moneta per coprire una spesa in deficit; per la verità i deficit non erano grandi, e l’inflazione decollò a causa degli shock petroliferi e di scorrette valutazioni macroeconomiche, non di tentazioni populiste.
Ma perché queste cose non accadono nei paesi avanzati? Dopo tutto le circostanze [2] – il fatto che gli uomini politici dovrebbero gradire quando la gente dice loro che stampar moneta e gestire ampi deficit è una cosa giusta – sembrano plausibili. E cose del genere sono accadute in America Latina – in effetti stanno accadendo ancora oggi in Venezuela e in Argentina. Perché, dunque, esse non accadono mai in America, in Europa o in Giappone? Perché, in un tempo di spinte deflazionistiche, i pronunciamenti per lo stringere le cinghie hanno dominato la scena politica?
Effettivamente non lo so, sebbene continui a pensarci. Ma è un mistero sul quale vale la pena di riflettere.
[1] Come si è notato altre volte, il termine ‘populista’ non ha, nel linguaggio politico americano, necessariamente la stessa connotazione negativa che nel nostro. E’ populista una politica che non teme di esibire la sua sensibilità alle esigenze del popolo, di farsene una bandiera. Del resto, tradurre con ‘popolare’ sarebbe troppo generico.
[2] Noto che “story” – oltra a ‘racconto, storia etc’ – ha il senso di un resoconto di un evento, o anche dei fatti, dei materiali, dell’evento stesso che stanno alla base di tale resoconto. Ovvero ‘circostanze, in un senso talora piuttosto simile a ‘spiegazione’.
By mm
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