Blog di Krugman

Maggiori meta modelli nella macroeconomia, 20 dicembre 2014

 

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December 20, 2014 1:12 pm Email

Simon Wren-Lewis, not surprisingly, gets my motivation in writing down an intertemporal-maximization model of the liquidity trap right; although originally, back in 1998, I wasn’t arguing with the market monetarists — I was arguing to some extent with old-fashioned monetarists, and to a larger extent with myself, trying to figure out how to think about this thing.

And I think there’s a larger, vaguer point about how to do economics here.

Where I came in was with the question — for Japan in the 90s, for most of the advanced world now — of whether the central bank can boost the economy simply by “printing money” when short-term interest rates are near zero. IS-LM analysis says no; but there were and still are many economists insisting that this conclusion can’t be right, that basic monetary economics says that increasing the money supply always raises prices in the long run and output in the short run if prices are sticky. And IS-LM is, after all, an ad hoc model that isn’t careful about budget constraints or expectations, so surely the notion of a liquidity trap would go away if you did it right.

I actually believed this myself. But unlike most of the people who say things like this, I actually set out to “do it right”– that is, write down an explicit model, as simple as possible, that didn’t fudge the budget constraints or the role of expectations. And what it told me was that the claim that monetary expansion always “works” is wrong.

The force of this conclusion does not depend on the little model being realistic — after all, the claim was that doing it right would show that the liquidity trap was a myth, so if even a simple, unrealistic model said otherwise, that was enough to prove the claim wrong.

Now, you might argue for the effectiveness of monetary policy at the zero lower bound by appealing to some kind of friction — imperfect capital markets, bounded rationality, something. OK, go ahead and explain to me how that works. The point, however, is that most ZLB denial does not, in fact, rest on a sophisticated argument about frictions; it relies, again, on the assertion that we “know” that money has to be effective, that this is a fundamental proposition. And this turns out to be false, just like the proposition that with rational expectations fiscal stimulus must always crowd out private spending.

Alternatively, you could argue that experience shows that monetary expansion is effective even at the zero lower bound. Again, however, ZLB denial does not rest on empirical evidence; it’s supposed to rest on fundamental economics that turns out not to be fundamental at all. And the empirical evidence actually goes the other way. Even in 1998 I could appeal to lessons from the 1930s; today we have lots more evidence, and it all looks like this:

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So if you are convinced that monetary expansion must work, please tell me why. Don’t push words around; as I said, you’re probably engaged in deceptive word games, even if that’s not your intention. Give me a careful analysis of what people are doing, and how the frictions, whatever they are, cause the basic result of monetary impotence to go away.

Now, about the broader and vaguer implications: I don’t think of this story as a demonstration that a New Keynesian approach is superior to IS-LM. After all, what it ended up doing was confirming that IS-LM got it right. And look, people don’t actually engage in the kind of optimization NK models assume. Much of the time — and I know Simon and I aren’t in full agreement here — I think ad hoc, IS-LMish models are better for a first cut: they’re easier to work with, and I see no compelling evidence that fancier intertemporal approaches provide a better picture of reality.

Still, when I am making a policy argument using IS-LM, especially if it’s at odds with conventional policy wisdom, I like to cross-check it against an NK approach, to see if I can get a similar result. It’s just a way of kicking the tires, of increasing the odds that I’m really talking sense. And I also want to cross-check all the theoretical arguments, Hicksian or New Keynesian, against whatever evidence I can scare up.

All of this is a lot more work than, say, intoning solemnly about the dangers of a debased currency, or even than pointing to nominal GDP and asserting that the Fed could have achieved a different result if only it wanted to. But as Keynes said, economics is a difficult and technical subject, though no one will believe it.

 

Maggiori meta modelli nella macroeconomia

Simon Wren-Lewis, non ne sono sorpreso, utilizza la mia motivazione nel tirar giù un modello di massimizzazione intertemporale della trappola di liquidità; sebbene all’origine, nel passato 1998, io non stavo discutendo con i monetaristi di mercato – in una certo senso mi stavo confrontando con i monetaristi vecchia maniera, ed in larga misura con me stesso, cercando di immaginare come riflettere su questo tema.

E in questo caso, io penso che ci sia un più ampio e più indistinto aspetto su come fare macroeconomia.

Il punto in cui mi imbattei venne a seguito della domanda – per il Giappone negli anni ’90, per gran parte del mondo avanzato oggi – se la banca centrale possa incoraggiare l’economia semplicemente “stampando moneta” quando i tassi di interesse sul breve termine sono vicini allo zero. L’analisi IS-LM dice di no; ma ci sono stati ed ancora ci sono molti economisti che sostengono che questa conclusione non può essere giusta, che l’economia monetaria di base dice che accrescere l’offerta di moneta aumenta sempre o prezzi del lungo periodo e la produzione nel breve periodo, se i prezzi sono vischiosi. E lo IS-LM, dopo tutto, è un modello ad hoc che non è scrupoloso quanto ai limiti di bilancio o alle aspettative, cosicché il concetto di trappola di liquidità certamente uscirebbe di scena se si facessero le cose in modo corretto.

Per la verità io stesso la pensavo in questo modo. Ma diversamente dalla maggior parte delle persone che dicono cose come questa, mi prefissi di “farlo in modo corretto” – ovvero, di metter giù un esplicito modello, per quanto possibile semplice, che non rifugga dai condizionamenti di bilancio e dal ruolo delle aspettative. E quello che esso mi confermò fu che la tesi secondo la quale l’espansione monetaria è sempre efficace è sbagliata.

La forza di questa conclusione non dipende dal fatto che il piccolo modello sia realistico – dopo tutto, l’argomento era che facendo le cose correttamente si sarebbe dimostrato che la trappola di liquidità era un mito, dunque se persino un semplice e non realistico modello portava a conclusioni diverse, era abbastanza per dimostrare che la pretesa era sbagliata.

Ora, si potrebbe argomentare a favore dell’efficacia della politica monetaria al livelli inferiore dello zero rivolgendosi a qualche genere di frizione – mercati dei capitali imperfetti, una razionalità limitata, qualcosa del genere. D’accordo, andate avanti e spiegatemi come funziona. Il punto, tuttavia, è che la maggior parte del rifiuto del ‘limite inferiore dello zero’ non si basa, di fatto, su sofisticate argomentazioni sulle frizioni; si basa, ancora una volta, sul concetto che noi “sappiamo” che il denaro deve essere efficace, che questa è la proposizione fondamentale. E si scopre che questo è falso, proprio come il concetto secondo il quale le misure di sostegno della spesa pubblica, nel contesto di aspettative razionali, devono portare ad una ‘spiazzamento’ della spesa privata.

In alternativa, si potrebbe sostenere che l’esperienza dimostra che l’espansione monetaria è efficace anche al livello del limite inferiore dello zero. Anche qua, tuttavia, la negazione del limite inferiore di zero non si fonda su una esperienza empirica; si è supposto che si basi sulla teoria economica basilare, che si scopre non è basilare affatto. E le prove empiriche in verità vanno in tutt’altra direzione. Persino nel 1998 avrei potuto appellarmi alle lezioni degli anni Trenta; oggi abbiamo un sacco di prove maggiori, e tutte appaiono simili a questa [1]:

z 361

 

 

 

 

 

 

 

Dunque, se siete persuasi che l’espansione monetaria deve funzionare, per cortesia spiegatemi perché. Non fate girare le parole a vuoto; come ho detto, probabilmente siete alle prese con giochi di parole ingannevoli, anche se non è la vostra intenzione. Fornitemi una analisi scrupolosa di cosa le persone stanno facendo, e di come le frizioni, qualsiasi esse siano, provochino il risultato fondamentale di eliminare l’impotenza monetaria.

A questo punto, a proposito delle più ampie e indistinte implicazioni: io non mi riferisco a questa spiegazione come una dimostrazione che l’approccio neo keynesiano sia superiore al modello IS – LM. Dopo tutto, quello che essa finisce col fare è un conferma che il modello IS – LM aveva compreso le cose correttamente. E si badi, le persone in verità non si impegnano in quel genere di ottimizzazione che i modelli neo keynesiani considerano. Nella maggioranza dei casi – e so che Simon [2] ed io non siamo su questo in pieno accordo – io penso che i modelli ad hoc, del genere di quello IS – LM, siano migliori per una prima sfoltitura: sono più facili da usare e non vedo alcuna convincente prova che i più graziosi approcci intertemporali forniscano una quadro migliore della realtà.

Eppure, dal momento che sto avanzando un argomento politico con l’uso del modello IS – LM, in particolare se esso è agli antipodi della saggezza politica convenzionale, mi piace farne un controllo incrociato nei confronti di un approccio neo keynesiano, per vedere se posso ottenere un risultato simile. E’ semplicemente un modo per farmi una prima idea, sull’effettivo aumento delle probabilità che ho di dire cose realmente sensate. E desidero anche fare un controllo incrociato con tutti gli argomenti di natura teoretica, hicksiani o neo keynesiani, contro qualsiasi prova che mi possa scoraggiare.

Tutto questo rappresenta una quantità di lavoro maggiore, diciamo, che salmodiare solennemente sui pericoli della svalutazione della moneta, o anche indicare il PIL nominale e sostenere che la Fed avrebbe potuto ottenere un risultato diverso se solo l’avesse voluto. Ma come disse Keynes, la teoria economica è un oggetto difficile e tecnicistico, per quanto nessuno ci creda.

 

 

[1] Il diagramma, che riprende una valutazione espressa in un post precedente, mostra in blu l’andamento della base monetaria aggregata in Svizzera, in verde l’andamento sempre in Svizzera dello M1 – cioè l’aggregato monetario composto da banconote, monete e depositi di conto corrente, in rosso l’andamento, sempre in quel paese, dell’indice dei prezzi al consumo.

[2] Simon Wren-Lewis.

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