Blog di Krugman

Bugie, dannate bugie e Reaganolatria (27 dicembre 2014)

 

Lies, Damned Lies, and Reaganolatry

December 27, 2014 3:23 pm

Update: I actually should have used total federal receipts, not just taxes. When you do this the pattern is weaker but basically the same: Real revenue growth 36 percent in the 8 years before Reagan, 26 percent under Reagan, 28 percent in the years following.

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Last summer the editorial page editor of the Kansas City Star declared that she won’t be running any more op-eds by Stephen Moore, chief economist of the Heritage Foundation. She had cause: Moore had published an article that purported to refute my debunking of claims about the miraculous effects of tax cuts, but all of his numbers were wrong — they didn’t cover the time period he claimed, there were further inexplicable errors of fact, and all of the errors, surprise, tilted the supposed results in the direction he wanted.

But while the Kansas City Star may have had enough of Moore, the door is always open at the Washington Post.

As PGL at Econospeak points out, Moore’s latest contains one outright lie — and it’s a lie about yours truly. Moore declares that

Critics such as economist Paul Krugman object that rapid growth during the Reagan years was driven more by conventional Keynesian deficit spending than by reductions in tax rates.

No, I’ve never said that. I’ve written many times that both the 1979-82 slump and the recovery thereafter were driven by monetary policy:

The architect of America’s great disinflation was Paul Volcker, the Fed chairman. In fact, Mr. Volcker began the process in 1979, when he adopted the tight monetary policy that caused that record unemployment rate. He was also mainly responsible for the recovery that followed: it was his decision to loosen up on the money supply in the summer of 1982 that set the stage for the rebound a few months later.

The main reason recovery has been slower since the 2008 crisis is that we’ve hit the zero lower bound, preventing the kind of dramatic monetary loosening that took place in 1982, and also that we’ve seen unprecedented fiscal austerity. Oh, and I predicted the slow recovery in advance.

Still, did Moore get any numbers wrong this time? Not exactly — but he did do his best to convey a false impression. He declares that under Reagan

the government’s budget numbers show that tax receipts expanded from $517 billion in 1980 to $909 billion in 1988 — close to a 75 percent change (25 percent after inflation).

I have a suspicion that the Post forced him to include the inflation-adjusted number, rather than let him get away with the gee-whiz nominal number, which is, um, inflated by the relatively high rate of inflation that prevailed even in the later Reagan years. In any case, however, Moore offers no context, leaving the impression that this was an extraordinary achievement.

So I looked at real federal receipts over a longer period, shown above using a log scale so that the slope of the line represents the rate of growth. If you take the period Reagan was in the White House, 1981:1 to 1989:1, I get an increase of 14.3 percent; I’m not sure why Moore’s number is bigger, but never mind. What you might want to do, however, is compare that performance with the 8 years preceding and the 8 years following. And here’s what we get:

1973:1-1981:1: 30.3%
1981:1-1989:1: 14.3%
1989:1-1997:1: 31.4%

Laffer roolz! Or maybe not.

Does the WaPo mind being used as a platform for deliberately deceptive innuendo, with some plain old falsehoods thrown in for good measure?

 

Bugie, dannate bugie e Reaganolatria

Correzione: effettivamente avrei dovuto usare le entrate federali totali, non solo le tasse. Se utilizzate quello schema il risultato è più debole ma sostanzialmente il medesimo: la crescita del reddito reale fu il 36 per cento prima di Reagan, il 26 per cento sotto Reagan, il 28 per cento negli anni successivi.

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La scorsa estate la curatrice della pagina editoriale del Kansas City Star dichiarò che non avrebbe più utilizzato alcun commento di Stephen Moore, l’economista principale della Fondazione Heritage. Ne aveva un motivo: Moore aveva pubblicato un articolo che pretendeva di confutare la mia liquidazione degli argomenti sugli effetti miracolosi degli sgravi fiscali, ma tutti i suoi dati erano sbagliati – essi non si riferivano al periodo che sosteneva, c’erano ulteriori inesplicabili errori di sostanza, e tutti gli errori, guarda un po’, facevano pendere i pretesi risultati nella direzione da lui voluta.

Ma se il Kansas City Star può averne avuto abbastanza di Moore, le porte sono sempre aperte al Washington Post.

Come PGL sul blog Econospeak mette in evidenza, l’ultima uscita di Moore contiene una bugia assoluta, ed è una bugia che riguarda il sottoscritto. Moore dichiara che:

“Critici come l’economista Paul Krugman obiettano che la rapida crescita durante gli anni di Reagan fu più guidata da una convenzionale spesa in deficit keynesiana che non da riduzioni nelle aliquote fiscali.”

No, non l’ho mai detto. Ho scritto molte volte che sia la recessione del 1979-1982 che la ripresa conseguente furono guidate dalla politica monetaria:

“L’architetto della grande disinflazione in America fu Paul Volcker, il Presidente della Fed. Di fatto, il signor Volcker iniziò il processo nel 1979, quando adottò la politica di restrizione monetaria che provocò un tasso di disoccupazione da primato. Egli fu anche il principale protagonista della ripresa che seguì: fu la decisione di allentare l’offerta di moneta nell’estate del 1982 che preparò le condizioni per la ripresa di pochi mesi successiva.”

La principale ragione per la quale la ripresa dalla crisi del 2008 è stata più lenta è che avevamo raggiunto il limite inferiore dello zero (dei tassi di interesse), impedendo quel genere di spettacolare allentamento monetario che ebbe luogo nel 1982, ed anche che abbiamo conosciuto una austerità della finanza pubblica senza precedenti. Inoltre, avevo previsto in anticipo la lenta ripresa.

Tuttavia, in questa occasione Moore ha fornito qualche numero sbagliato? Non esattamente – ma ha fatto del suo meglio per trasmettere una impressione falsa. Egli dichiara che sotto Reagan:

“i dati del bilancio governativo mostrano che le entrata dal fisco sono cresciute da 517 miliardi di dollari nel 1980 a 909 miliardi nel 1988 – un cambiamento prossimo al 75 per cento (25 per cento, considerata l’inflazione).”

Ho il sospetto che il Washinton Post l’abbia costretto a includere il dato corretto per l’inflazione, piuttosto di consentirgli di farla franca con il mirabolante dato nominale, che è, ehm, inflazionato dal tasso di inflazione relativamente alto che prevaleva negli ultimi anni di Reagan. Tuttavia, Moore non offre comunque alcun contesto, lasciando l’impressione che questo sia stato un risultato straordinario.

Dunque ho osservato le entrate federali reali in un più lungo periodo, che ho sopra mostrato utilizzando una scala logaritmica in modo tale che l’inclinazione della linea rappresenta il tasso di crescita. Se considerate il periodo nel quale Reagan fu alla Casa Bianca, da 1981:1 a 1989:1, ottengo un incremento del 14,3 per cento; non sono certo della ragione per la quale il dato di Moore sia più grande, ma non è importante. Quello che invece vi converrebbe fare, tuttavia, è confrontare quella prestazione con gli 8 anni precedenti e gli 8 anni successivi. Ed ecco quello che otteniamo:

 

1973:1-1981:1:30,3%

1981:1-1989:1:14,3%

1989:1-1997:1:31,4%

 

Effetto Laffer al governo! [1] O forse no.

La reputazione di assennatezza del Washington Post viene usata come una piattaforma per allusioni deliberatamente ingannevoli, con qualche semplice vecchia falsità aggiunta per buona misura?

 

 

[1] Arthur Laffer in quegli anni era un economista docente alla Università della California del Sud e pare che fosse stato l’ispiratore della politica fiscale di Reagan, al quale, secondo la leggenda, mostrò la “curva” sulla imposizione fiscale per la quale era diventato famoso, disegnandola su un foglietto in un ristorante. “Roolz” è una espressione gergale che sta per “rules” (ovvero: “Laffer governa”).

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