Dec 26 3:39 pm
Mark Thoma — still the one place you should go every day if you want to keep in touch with the ongoing economics discussion — links to Martin Feldstein’s latest on macroeconomic policy, and editorializes with one word: “Wow”.
I’m wowed too.
Feldstein is a permahawk; he has been warning that the Fed’s policies are dangerously inflationary since early 2009. In his latest, however, inflation has vanished from the argument — yet he still insists that quantitative easing is bad, bad, bad. And to replace it he suggests an elaborate system of cyclically varying taxes, with tax breaks for investment when the economy is depressed that will be withdrawn when it recovers.
It’s a remarkable scheme for a conservative, of all people, to propose; it involves the government trying to muck around with private incentives on a regular basis, with lots of intrusive behavior — we’ll reward some kinds of spending, but not others — and obvious opportunities for gaming the system that would promote a lot of employment among tax lawyers. Also, one of Feldstein’s long-standing arguments about what’s wrong with quantitative easing is that we can’t trust the Fed to withdraw it when it’s no longer needed. Um, and we can count on Congress to withdraw tax breaks for corporations promptly when the macroeconomic justification has ended? The mind reels.
The really remarkable thing, however, is that the animus against QE remains even though the alleged reason for that animus has evaporated. True, Feldstein makes some vague claims about distorted incentives and reaching for yield; it always amazes me how ready conservatives are to assert that investors and markets are irrational when it serves their agenda. But basically at this point the case against QE is levitating in thin air; it was built on a foundation of inflation fears, but is still hovering there now that those fears have been sent down the memory hole.
It’s a very peculiar thing.
Levitazione quantitativa
Mark Thoma – ancora il luogo (blog) nel quale si dovrebbe andare ogni giorno se si vuole restare in collegamento con il dibattito economico in corso – offre la connessione con l’ultimo articolo di Martin Feldstein sulla politica macroeconomica, e lo pubblica con una parola: “Perdinci!”.
E anch’io dico: “perdinci!”.
Feldstein è un falco della prim’ora; ammoniva che le politiche della Fed erano pericolosamente inflazionistiche sin dagli inizi del 2009. Da ultimo, tuttavia, l’inflazione è svanita nella sua argomentazione – tuttavia, insiste ancora che la facilitazione quantitativa è negativa, negativissima. E in cambio di essa suggerisce un elaborato sistema di tasse ciclicamente variabili, con sgravi fiscali per gli investimenti quando l’economia è depressa che sarebbero ritirati al momento della ripresa.
E’ uno schema rilevante come proposta, in particolare, di un conservatore; riguarda il tentativo con il quale un Governo dovrebbe giocherellare con incentivi privati con modalità regolari, con una quantità di comportamenti intrusivi – si premierebbero alcuni generi di spesa, ma non altri – ed evidenti opportunità di scommettere su un sistema che creerebbero molta occupazione tra i legali che si occupano di fisco. Inoltre, uno degli argomenti di vecchia data su ciò che è sbagliato nella facilitazione quantitativa è che non si può aver fiducia nel ritiro di essa da parte della Fed, allorquando non sarà più necessaria. Uhm, e possiamo aver fiducia che il Congresso ritiri gli sgravi fiscali per le società con prontezza, quando la giustificazione macroeconomica sia esaurita? Vengono le vertigini.
La cosa realmente rilevante, tuttavia, è che l’animosità contro la facilitazione quantitativa resta immutata anche se la supposta ragione di quella animosità è svanita. E’ vero, Feldstein avanza qualche vago argomento sugli incentivi distorti e sul conseguimento del rendimento; mi stupisce sempre con quanta prontezza i conservatori asseriscono che gli investitori ed i mercati sono irrazionali, quando fa comodo ai loro programmi. Ma, a questo punto, fondamentalmente l’argomento contro la facilitazione quantitativa si è innalzato nell’aria pura; era costruito sul fondamento delle paure dell’inflazione, ma sta ancora volteggiando lassù, adesso che le paure sono state rinchiuse in un buco della memoria.
Una cosa davvero bizzarra.
By mm
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