Blog di Krugman

Dove sono i Friedman dei tempi andati? (10 gennaio 2015)

 

Jan 10 3:31 pm

Where Are The Friedmans Of Yesteryear?

I never got around to commenting on the infamous Economist list of influential economists; they’ve been given plenty of deserved grief, to which I needn’t add. But I think I might have something useful to say about a fact that is really unmistakable when you look at a list corrected by removing central bankers, or make a more subjective judgment: these days, the economist as public intellectual is overwhelmingly likely to be a liberal.

As Noah Smith says, it was not always thus. He argues that the field of economics has changed, with greater emphasis on market failures, and there’s arguably something to that. I’d also argue that the descent of right-leaning macroeconomics into hermetic absurdity matters quite a lot, because macro looms larger in the public sphere than it does within the academy.

But there’s another important factor. Modern conservatism doesn’t have Friedman-like figures — people who would be prominent economists thanks to their research whatever their politics, who are also public intellectuals– because it doesn’t want them. The movement prefers hacks, who needn’t be even minimally competent but can be counted on to defend the party line without any risk of taking an independent stand.

Let me offer my own two short subjective lists. I think if you were going to name the two current econoheroes of U.S. liberals they would probably be Joe Stiglitz and yours truly. (Thomas Piketty has made a huge and well-deserved splash, but so far only on one issue.) The thing that is obvious about Joe is that before becoming a public figure with a political following he established his reputation with vast amounts of widely cited academic research; you can get a sense of what he did by looking at his top entries on Google Scholar. And here are mine.

Now, who would be the conservative counterparts? Who gets cited by, say, Republican governors seeking authority for their tax cuts, or published on a regular basis on conservative opinion pages? I’d say Stephen Moore and Arthur Laffer. No point in looking them up on Google Scholar, although Laffer does show up, marginally, for a 1971 paper co-authored with Eugene Fama.

And it’s not as if Moore and Laffer are guys who may lack academic cred but have proved themselves as working analysts. On the contrary, they’re guys who can’t even cook numbers without screwing up, who have spent years telling us to get ready for soaring interest and inflation rates. But it doesn’t matter; being right is not what they’re paid for.

So in trying to understand where the Milton Friedmans of yore have gone, you want to look at the demand side. The right lacks heavyweight economists with independent reputations partly because they are hard to find, but also because it doesn’t want them. Only hacks need apply.

 

Dove sono i Friedman dei tempi andati?

Non mi sono mai messo a commentare la famigerata lista dell’Economist sugli economisti influenti; essi hanno ricevuto una abbondanza di meritate afflizioni, alle quali non sentivo il bisogno di unirmi. Ma penso di aver qualcosa di utile da dire su un fatto che è realmente inequivocabile, quando ci si trova dinanzi ad una lista corretta per l’esclusione dei banchieri centrali, o si avanzano giudizi di natura più soggettiva: di questi tempi, è assolutamente probabile che gli economisti come intellettuali pubblici siano di orientamento progressista.

Come dice Noah Smith, non è sempre stato così. Egli sostiene che la disciplina economica è cambiata, con una maggiore enfasi sui fallimenti dei mercati, e probabilmente c’è qualcosa del genere. Direi anche che la china della macroeconomia con orientamenti di destra verso una ermetica assurdità conta molto, perché la macroeconomia incombe maggiormente nella sfera pubblica che non dentro gli ambienti accademici.

Ma c’è un altro fattore importante. Il conservatorismo odierno non ha figure del genere di Friedman – persone che sarebbero economisti eminenti grazie alle loro ricerche qualsiasi siano le loro politiche, e che sono anche intellettuali pubblici – perché non le vuole. Quel movimento preferisce i pennivendoli, che non hanno bisogno di essere minimamente competenti ma sui quali si può contare per difendere la linea del Partito senza alcun rischio che assumano posizioni indipendenti.

Consentitemi di offrire due brevi liste soggettive mie proprie. Penso che se si intende fare i nomi di due attuali campioni dell’economia dei progressisti statunitensi, essi probabilmente sarebbero Joe Stiglitz ed il sottoscritto (Thomas Picketty ha ricevuto una vasta e ben meritata accoglienza, ma sinora solo su un tema). La cosa che è evidente a proposito di Joe è che prima di diventare una figura pubblica con un seguito politico, egli ha fissato la sua reputazione in una ampia quantità di ricerche accademiche generalmente riconosciute; potete avere una percezione di quello che ha fatto osservando le sue principali citazioni su Google Scholar. E in questa connessione trovate le mie.

Ora, quali sarebbero gli omologhi sul versante conservatore? Coloro che vengono citati, diciamo, dai Governatori repubblicani alla ricerca di autorità per i loro tagli fiscali, oppure pubblicati in modo regolare sulle pagine dei commenti dei giornali conservatori? Io direi Stephen Moore e Arthur Laffer. Non è il caso di andarli a cercare su Google Scholar, sebbene Laffer compaia, marginalmente, per un saggio scritto nel 1971 in collaborazione con Eugene Fama.

E non è che Moore e Laffer siano soggetti che forse difettano di credito accademico, ma si sono messi in mostra come analisti efficaci. Al contrario, sono individui che non possono neppure improvvisare i dati senza prendere cantonate, che hanno speso anni raccontandoci di star pronto a tassi di interessi e di inflazione che sarebbero schizzati alle stelle. Ma ciò non conta; non erano pagati per aver ragione.

Dunque, nel cercare dove siano andati i Milton Friedman del passato, dovete guardare all’economia dal lato della domanda. La destra difetta di economisti di peso con reputazione indipendente, in parte perché è difficile trovarli, in parte perché non li vuole. Si adoperano solo pennivendoli.

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