Blog di Krugman

Io non penso che i dati significhino quello che intendete voi (29 gennaio 2015)

 

Jan 29 1:51 pm

I Do Not Think That Number Means What You Think It Means

Steve Rattner has a very puzzling piece in today’s Times. Leave aside the dismissal of the austerity debate — which has, if nothing else, been a dramatic illustration of the immense relevance of macroeconomic analysis — as “simplistic”; Dean Baker has that one covered. What really gets me is this chart:

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“Losing competitiveness”??? Does Rattner think that a rise in unit labor costs ipso facto means a loss of competitiveness? (By the way, the number for the euro area as a whole is 26 percent for the indicated period; for the US it’s 20 percent.) Is he confusing unit labor costs with relative unit labor costs, which aren’t at all the same thing?

Look, all major advanced countries have positive inflation targets, generally 2 percent — whether that target is appropriate isn’t something we need to discuss here. Ordinarily we would expect unit labor costs — the labor cost of producing a fixed amount of output — to rise more or less at the overall rate of inflation. So ULC should rise over time, by 2 percent a year. Over a 14 year period, that means 32 percent. Here’s the picture, with that piece of information added in:

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What we see is that Italy is somewhat out of line — but the real standout is Germany, which has had much too little wage growth. And this in turn suggests that if we’re looking for the key to European problems, it lies in Germany’s beggar-they-neighbor relative wage deflation — which is indeed a point made by economists like Francesco Saraceno.

One thing is for sure: this chart says nothing whatsoever about the role of “anti-business” policies. But hey, maybe I’m being simplistic.

 

Io non penso che i dati significhino quello che intendete voi

Sul Times di oggi Steve Rattner [1] scrive un articolo davvero sconcertante. Lasciamo da parte la liquidazione come “semplicistico” del dibattito sull’austerità – che, semmai, è stata una conferma spettacolare dell’enorme rilievo dell’analisi macroeconomica; Dean Baker ne è occupato. Quello che realmente mi colpisce è questo diagramma:

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“Perdita di competitività” ??? [2] Pensa Dan Rattner che una crescita nei costi unitari del lavoro comporti di per sé una perdita di competitività? (per inciso, il dato nel periodo indicato è del 26 per cento nell’area euro nel suo complesso; per gli Stati Uniti è del 20 per cento) Egli sta confondendo i costi unitari del lavoro con i costi relativi unitari del lavoro, che non sono affatto la stessa cosa?

Si consideri che tutte le importanti economie avanzate hanno obiettivi positivi di inflazione, generalmente del 2 per cento – se quell’obbiettivo sia appropriato non c’è bisogno di discuterlo in questa sede. Normalmente ci aspetteremmo che i costi unitari del lavoro – i costi del lavoro per la produzione di una quantità definita di prodotto – crescano più o meno al pari del tasso di inflazione complessivo. Dunque, i costi per unità lavorativa dovrebbero crescere nel tempo, attorno a un 2 per cento all’anno. In un periodo di 14 anni, questo significa il 32 per cento. Ecco il quadro, alla luce di questa parte di informazione che abbiamo aggiunto:

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Quello che notiamo è che l’Italia è in qualche modo fuori linea – ma chi è davvero fuori è la Germania, che ha avuto una crescita salariale troppo modesta. E questo a sua volta indica che se stiamo cercando la chiave dei problemi europei, essa consiste nella deflazione salariale relativa della Germania, secondo il metodo del rivalersi sui vicini – che in effetti è un argomento avanzato da economisti come Francesco Saraceno.

Una cosa è certa: questo diagramma non ci dice niente di niente sul ruolo di politiche “ostili alle imprese”. Ma attenti, può darsi che io sia semplicistico.

 

 

[1] Esperto finanziario statunitense, che nel 2009 fu consigliere di Obama sul tema della ristrutturazione dell’industria dell’auto. Venne allora definito “Car Czar”, cioè lo Zar dell’automobile.

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[2] Tale espressione è posta a titolo del diagramma , in un articolo di Rattner apparso il 29 di questo mese sul New York Times. Le linee rosse indicano gli andamenti della produzione nei vari paesi europei, mentre quelli blu indicano l’evoluzione salariale (il tutto relativo al periodo dal terzo trimestre del 2000 al terzo trimestre del 2014). I dati in nero in alto indicano i risultati per i vari paesi europei dei costi per unità di lavoro, che sono ottenuti semplicemente sottraendo all’evoluzione nominale dei compensi le differenze nella produzione.

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