Blog di Krugman

La scena europea (19 gennaio 2015)

 

Jan 19 7:59 pm

The European Scene

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This is the week we’re supposed to hear the ECB’s plan for monetary expansion; the German media are already howling, with Bild warning that Draghi’s expected actions will reduce the pressure for reform in “crisis-hit countries such as Spain, Greece, Italy, or France.” Above are European long-term interest rates as of close of business yesterday.

So, first of all, look at “crisis-hit” France; investors are so worried about France that they won’t hold its bonds unless offered, um, 0.64 percent, the lowest rate in history. But never mind — everyone knows that the French must be in crisis, because they still believe in social insurance, and besides, they’re French.

Notice also that crisis-hit Spain is now paying a lower interest rate than Britain. It’s surely a higher interest rate in real terms, because Spain faces the prospect of years of deflation. But this should — but won’t — put an end to all the talk about how low British rates are the reward for austerity, and so on.

More generally, those very low rates reflect market expectations that (a) the European economy will remain very weak and (b) that the ECB will continue to fall far short of its inflation target. German 5-year bonds are yielding minus 0.05 percent; index bonds of the same maturity are yielding -0.44 percent. So the market is saying both that there are very few good investment opportunities out there — few enough that paying the German government to protect the real value of your wealth is a good move — and that inflation over the next five years will be around 0.4 percent, not the target of 2 percent.

Will the QE policy turn this around? Unless it’s shockingly larger and more aggressive than expected, it’s hard to see how. Unconventional monetary policy works, if it does, largely by changing expectations; but the markets know this is coming, and are notably unimpressed.

Oh, and the markets don’t believe that the US is immune to these ills. Market expectations of inflation, as embodied in the 5-year break-even, have fallen off a cliff — it’s a bigger decline than the one that preceded the beginning of QE2 in 2010. Fed officials seem weirdly complacent about this, and about the risk that we, too, could find ourselves in a low-inflation trap.

Worrying times.

 

La scena europea

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Questa è la settimana nella quale si suppone conosceremo il programma di espansione monetaria della BCE; i media della Germania stanno già strepitando, con il Bild che mette in guardia che le attese iniziative di Draghi ridurranno la spinta per le riforme “nei paesi colpiti dalla crisi, come Spagna, Grecia, Italia o Francia.” Sopra i tassi di interesse europei a lungo termine a fine giornata di ieri.

Guardiamo, dunque, prima di tutto alla Francia “colpita dalla crisi”; gli investitori sono così preoccupati dalla Francia che non voglio tenersi i suoi bond se non con un tasso offerto dello 0,64 per cento, guarda un po’, il più basso della storia. Ma non conta – tutti sanno che i francesi devono essere in crisi, perché credono ancora nella sicurezza sociale, ed inoltre perché sono francesi.

Si noti anche che la Spagna colpita dalla crisi sta oggi pagando un tasso di interesse più basso di quello dell’Inghilterra. In termini reali è sicuramente un tasso di interesse più elevato, perché la Spagna ha di fronte la prospettiva di anni di deflazione. Ma dovrebbe – anche se non accadrà – zittire tutti quelli che parlano di come i bassi tassi inglesi siano un premio all’austerità, e via dicendo.

Più in generale, quei tassi molto bassi riflettono le aspettative del mercato, secondo le quali: a) l’economia europea rimarrà molto debole, e b) la BCE continuerà a mancare il suo obbiettivo di inflazione. I bond tedeschi sui 5 anni stanno rendendo meno dello 0,05 per cento; i bond indicizzati alla stessa scadenza stanno rendendo il meno 0,44 per cento. Dunque il mercato sta dicendo sia che ci sono in giro opportunità molto scarse di buoni investimenti – talmente scarse che pagare il Governo tedesco per proteggere il valore reale della vostra ricchezza è una buona iniziativa – e che l’inflazione per i prossimi cinque anni sarà attorno allo 0,4 per cento, e non all’obbiettivo del 2 per cento.

La QE capovolgerà tutto questo? E’ difficile vedere come, a meno che essa non sia in modo impressionante più ampia e più aggressiva di quello che ci si aspetta. La politica monetaria non convenzionale funziona, se funziona, in gran parte per effetto di un mutamento delle aspettative; ma i mercati sanno che essa è in arrivo, e sono evidentemente non impressionati.

Per finire, i mercati non credono che gli Stati Uniti siano immuni da questi mali. Le aspettative del mercato sull’inflazione, come incorporate nel ‘punto di pareggio’ a 5 anni, sono cadute a strapiombo – si tratta di un declino più grande di quello che precedette la seconda QE nel 2010. I dirigenti della Fed sembrano stranamente compiaciuti di questo, ed anche del rischio per il quale potremmo ritrovarci in una trappola di bassa inflazione.

Tempi preoccupanti.

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