Jan 27 8:45 am
No, I haven’t lost my mind. That’s the title of a classic book by Eliza Marian Butler arguing that German culture was warped by an obsession with ancient Greece, which has nothing at all to do with the current problems of macroeconomic policy. But the title came to mind when I read Simon Wren-Lewis’s meditation on two different hypotheses about the disastrous 2010 turn to austerity. One hypothesis, as he says, is that it was just bad luck: Greece blew up at the end of 2009, and false analogies with Greece soon dominated policy debate; you can call this Hellenization of discourse the tyranny of Greece, not so much over Germany, as over the OECD as a whole.
The other hypothesis is that Greece was simply a useful tool for people who would have turned policy in the wrong direction anyway. If Greece hadn’t happened, they would have found other excuses. Consider, if you will, the fact that Nick Clegg just declared that recent events in Greece are an argument for austerity policies.
I’m mostly with the second hypothesis, not just for the reasons Wren-Lewis mentions, but because of what I was hearing in the fall of 2009, pre-Greece: namely, that even within the Obama administration, and despite very low borrowing costs, many officials had managed to convince themselves and each other that the US fiscal position was fragile. Others were hearing the same thing.
Greece certainly made their sell easier. But the determination to obsess over the deficit in the face of mass unemployment ran deep.
La tirannia della Grecia sulla Germania
No, non sono uscita di testa. Questo è il titolo di una classico libro di Eliza Marian Butler che sosteneva che la cultura tedesca era deformata da una ossessione verso l’antica Grecia, che non ha niente a che fare con gli attuali problemi della politica macroeconomica [1]. Ma il titolo mi è venuto in mente quando ho letto la riflessione di Simon Wren-Lewis su due differenti ipotesi sulla svolta verso l’austerità del 2010. Una ipotesi, come egli dice, è che si trattò proprio di sfortuna: la Grecia esplose alla fine del 2009, e ben presto false analogie con la Grecia dominarono il dibattito politico; questa ‘ellenizzazione’ del dibattito la si può definire come la tirannia della Grecia, non tanto sulla Germania, quanto sull’OCSE nel suo complesso.
L’altra ipotesi è che la Grecia sia stata semplicemente uno strumento utile per individui che avrebbero indirizzato in ogni modo la politica nella direzione sbagliata. Se non ci fosse stata la Grecia, avrebbero trovato altre scuse. Si consideri, tanto per dire, il fatto che Nick Clegg [2] ha appena dichiarato che gli eventi recenti in Grecia sono un argomento a favore delle politiche di austerità.
Io sono in gran parte a favore della seconda ipotesi, non solo per le ragioni che ricorda Wren-Lewis, ma a causa di quello che sentivo dire nell’autunno del 2009, prima delle vicende greche: in particolare, del fatto che persino all’interno della Amministrazione Obama, e nonostante costi di indebitamento molto bassi, molti dirigenti avevano cercato di convincere se stessi e gli altri che la situazione della finanza pubblica negli Stati Uniti era fragile. Le stesse cose le sentirono raccontare altri.
La Grecia senza dubbio rese la messa in circolazione di quelle posizioni più facile. Ma la determinazione alla ossessione del deficit a fronte di una disoccupazione di massa agì nel profondo.
[1] Il libro venne pubblicato nel 1935. La tesi era che la cultura tedesca aveva subito una influenza eccessiva della letteratura e dell’arte greca, e che le mentalità tedesca si era lasciata contagiare dalla “tirannia di un ideale”. In qualche modo, questo aveva incoraggiato i nazisti a proporsi di modellare l’Europa sulla loro immagine. Ciononostante, il libro venne messo al bando proprio in Germania.
[2] Attuale Vice Primo Ministro del Regno Unito, leader del partito liberal-democratico.
By mm
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