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Pensando ai rendimenti internazionali dei bond (dal blog di Krugman, 5 gennaio 2015)

 

Thinking About International Bond Yields

January 5, 2015 4:08 pm

One of the occupational hazards of being a professional economist writing for a broader audience is that sometimes you lose track of what is and isn’t obvious to smart people who haven’t spent their lives immersed in your field. (Actually, the same problem arises in teaching undergraduates.) So I welcome it when people ask questions in an open-minded spirit, and reveal that there is some bit of stuff that I’ve been taking for granted as obvious, but isn’t.

So, here’s the question I was just asked: How can it be that interest rates on U.S. government bonds are so much higher than on European bonds — not just German bunds, but even Spanish and Italian bonds are now paying less than their U.S. counterparts. My correspondent asks, Is the U.S. government really a riskier bet than that of Spain?

The answer is no, it isn’t. In fact, investors assign virtually no risk premium to holding U.S. government debt, and rightly so. I mean, even if you thought the US might default in the next 10 years, what, exactly, would you propose to hold instead? A world in which America defaults is one in which you might want to invest in guns and survival rations, not German bonds.

In that case, however, what explains our relatively high interest rates?

Well, let’s compare with Germany, also perceived as almost completely safe — but paying much lower interest. Why?

The crucial point here is that German bonds are denominated in euros, while U.S. bonds are denominated in dollars. And what that means in turn is that higher U.S. rates don’t reflect fear of default; they reflect the expectation that the dollar will fall against the euro over the decade ahead.

But why should we expect a falling dollar vis-a-vis the euro? One big reason is that European inflation is very low and falling, while the U.S. seems to be holding near (although below) its 2 percent target. And other things equal, higher inflation should translate into a falling currency, just to keep competitiveness unchanged. If you look at the expected inflation implied by yields on inflation-protected bonds relative to ordinary bonds, they seem to imply roughly 1.8 percent inflation in the US over the next decade versus half that in the euro area, which means that the inflation differential explains about 60 percent of the interest rate differential.

Beyond that, there is good reason to expect the dollar to fall in real terms over the medium term. Why? The relative strength of the US economy has led to a perception that the Fed will raise rates much sooner than the ECB, which makes dollar assets attractive — and as Rudi Dornbusch explained long ago, what that does is cause your currency to rise until people expect it to fall in the future. The dollar is strong right now because the U.S. economy is doing better than the euro area, and this very strength means that investors expect the dollar to fall in the future.

So that’s what the Germany-US differential is about: higher US inflation (which is a good thing) plus the expectation that the dollar-euro rate, adjusted for inflation, will eventually revert to a normal level. Ultimately, it’s all about European weakness and relative US strength.

Finally, Spain and Italy have higher rates than Germany because they really are perceived as risky. But the risk spreads are fairly small these days, so that at this point their rates are nonetheless lower than ours.

Now, the interesting point about my correspondent’s confusion is that it ties right into a key policy issue, namely, how much should countries like the US or the UK worry about bond vigilantes? The answer is, not much, which is apparent once you realize that economic expectations, not fear of default, are the main reason their rates go up and down. It’s too bad that so much of the financial press still doesn’t understand this.

 

Pensando ai rendimenti internazionali dei bond

Uno dei rischi del mestiere di un economista di professione che scrive per un ampio pubblico è che talvolta si perde traccia di quello che è o che non è ovvio per le persone intelligenti che non hanno speso le loro vite immersi nella vostra disciplina (per la verità, lo stesso problema si presenta con gli studenti universitari). Dunque, io saluto con favore quando le persone pongono domande in modo spregiudicato, e rivelano che ci sono un po’ di cose che avevo considerato ovvie, ma non lo erano.

Dunque, ecco la domanda che mi è appena stata posta: come può accadere che i tassi di interesse sui bond del Governo degli Stati Uniti siano molto più alti di quelli sui bond europei – non solo dei ‘bund’ tedeschi [1], ma persino dei bond spagnoli e italiani che vengono oggi pagati meno dei loro omologhi statunitensi. Il mio corrispondente chiede se davvero il Governo degli Stati Uniti è una scommessa più rischiosa di quella della Spagna?

La risposta è no, non è così. Di fatto, gli investitori non assegnano virtualmente alcun rischio a possedere obbligazioni sul debito del governo statunitense, e giustamente. Voglio dire, anche se pensaste che gli Stati Uniti potrebbero andare in default nei prossimi dieci anni, che cosa, esattamente, proporreste di detenere, al loro posto? Un mondo nel quale l’America va in default è tale che potreste voler investire in fucili e in scorte di sopravvivenza, non in bond tedeschi.

Cos’è che spiega, tuttavia, i nostri relativamente alti tassi di interesse in quel caso?

Ebbene, facciamo un confronto con la Germania, anch’essa percepita come completamente sicura – ma che paga interessi molto più bassi. Perché?

Il punto cruciale è che i bond tedeschi sono denominati in euro, mentre quelli statunitensi sono denominati in dollari. E ciò significa a sua volta che i più alti tassi di interesse statunitensi non riflettono il timore del default; riflettono l’aspettativa che il dollaro cada a confronto con l’euro nel prossimo decennio.

Ma perché dovremmo aspettarci una caduta del dollaro, a fronte dell’euro? Una ragione importante è che l’inflazione europea è molto bassa e sta scendendo, mentre quella statunitense sembra si stia mantenendo nei pressi (sebbene al di sotto) del suo obbiettivo del 2 per cento. Ed a parità delle altre condizioni, una inflazione più elevata si dovrebbe tradurre in una valuta che perde valore, solo per mantenere inalterata la competitività. Se guardate all’inflazione attesa implicita nei rendimenti dei bond protetti dall’inflazione in confronto a quelli ordinari, essi sembrano suggerire grosso modo una inflazione dell’1,8 per cento negli Stati Uniti a fronte di una metà nell’area euro, il che significa che il differenziale di inflazione spiega circa il 60 per cento del differenziale del tasso di interesse.

Oltre a ciò, c’è una buona ragione per aspettarsi nel medio termine una caduta del dollaro in termini reali. Perché? La forza relativa dell’economia americana ha guidato la percezione che la Fed eleverà i tassi molto più rapidamente della BCE, la qualcosa rende gli asset in dollari molto più attraenti – e come Rudi Dornbusch spiegò molto tempo fa, ciò che essa produce è far crescere la vostra valuta finché la gente si aspetta che diminuisca nel futuro. Il dollaro in questo momento è forte perché l’economia degli Stati Uniti sta andando meglio di quella dell’area euro, e questa forza reale significa che gli investitori si aspettano che il dollaro diminuisca nel futuro.

Dunque, ecco da cosa dipende il differenziale Germania-Stati Uniti: la più elevata inflazione degli Stati Uniti (che è una buona cosa) in aggiunta alla aspettativa che il rapporto dollaro-euro, corretto per l’inflazione, alla fine tornerà a livelli normali. Fondamentalmente, tutto dipende dalla debolezza europea e dalla relativa forza degli Stati Uniti.

Infine, la Spagna e l’Italia hanno tassi più elevati della Germania perché sono realmente percepite come nazioni rischiose. Ma i differenziali del rischio sono abbastanza modesti di questi tempi, cosicché a questo punto i loro tassi sono comunque più bassi dei nostri.

Ora, l’aspetto interessante nella confusione del mio corrispondente è che essa è collegata a ben vedere ad un tema politico fondamentale, vale a dire quanto paesi come gli Stati Uniti ed il Regno Unito dovrebbero preoccuparsi dei cosiddetti ‘guardiani dei bond’? La risposta è, non molto, la qualcosa diventa chiara quando comprendete che le aspettative economiche, non la paura di un default, sono la principale ragione per la quale i loro tassi salgono o scendono. Ed è assai negativo che tanta parte della stampa finanziaria ancora non lo capisca.

 

 

[1] Bund, abbreviazione del termine Bundesanleihen, è il nome con il quale vengono indicati i titoli di Stato a medio lungo termine emessi dalla Germania. I Bund furono emessi sul mercato per la prima volta l’11 dicembre 1952. Oltre alla classica scadenza decennale, i Bund possono avere una durata che può arrivare a 30 anni.

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