Blog di Krugman

Quei radicali delle Persone Molto Serie (26 gennaio 2015)

 

Jan 26 7:41 am

Those Radical VSPs

As we head for the big Greek face-off, Francesco Saraceno makes a point I’ve also made on a number of occasions: although many of the press reports describe Syriza as “far-left”, it’s actually preaching fairly conventional economics, while the supposedly responsible officials of Brussels and Berlin have been relying on radical doctrines like expansionary austerity and a growth cliff at 90 percent. The same has to a certain extent been true in the US context.

Once again: textbook macroeconomics says that focusing on deficit reduction in a depressed economy, where the zero lower bound constrains the effectiveness of monetary policy, is a very bad idea. And although nobody will believe it, textbook macro has actually been a very good guide to the economy since the financial crisis, as Jared Bernstein also emphasizes.

This is one reason it irks me when the people who have been running Greece, or those in Brussels, are described as “technocrats.” Crat me no techno — real technocrats would (and did) warn about the downside of austerity, not seize eagerly on faddish research purporting to make a case for policies they probably wanted for other reasons.

And as we go into confrontation season, Saraceno gets it exactly right: we shouldn’t consider it sensible and non-radical to accept

the position of those who, despite having grossly underestimated the negative effects of austerity, ask for more of the same; of those who insist on advocating supply-side reforms to cope with a chronic lack of demand; and of those who boast having achieved a balanced budget one year ahead of forecasts, when Europe would benefit from a recovery of domestic demand in Germany.

 

Quei radicali delle Persone Molto Serie

Mentre ci rivolgiamo al grande confronto greco, Francesco Saraceno avanza un argomento che anch’io ho posto in varie occasioni: sebbene molti resoconti di stampa descrivano Syriza come di “estrema sinistra”, essa effettivamente sta propugnando una teoria economica abbastanza convenzionale, mentre i presunti dirigenti responsabili di Bruxelles e di Berlino si stanno basando su dottrine radicali come l’austerità espansiva e la soglia della crescita al 90 per cento (del debito) [1]. La stessa cosa è stata, in una certa misura, vera nel contesto degli Stati Uniti.

Ripetiamolo: la macroeconomia dei libri di testo dice che concentrarsi sulla riduzione del deficit in una economia depressa, dove il limite superiore dello zero (nei tassi di interesse) limita l’efficacia della politica monetaria, è una pessima idea. E, sebbene nessuno ci vorrà credere, la macro dei libri di testo dall’inizio della crisi finanziaria è stata in effetti un’ottima guida per l’economia, come sottolinea lo stesso Jared Bernstein.

Questa è la ragione per la quale mi irrito quando le persone che hanno governato in Grecia, o quelli di Bruxelles, vengono definiti come “tecnocrati”. Ditemi (buro)crati [2] ma non ‘tecno’ – i reali tecnocrati metterebbero in guardia sugli svantaggi dell’austerità, non si aggrapperebbero alle ricerche di una moda passeggera che danno a intendere di avanzare argomenti per una politica che probabilmente volevano per altre ragioni.

E se ci addentriamo in un periodo di scontri, Saraceno lo afferma in modo assolutamente giusto: non dovremmo considerare sensato e responsabile accettare:

“la posizione di coloro che, nonostante abbiano grossolanamente sottostimato gli effetti dell’austerità, ne chiedono ancora di più; oppure di coloro che insistono nel sostenere riforme dal lato dell’offerta per misurarsi con una cronica deficienza della domanda; e di coloro che si vantano di aver ottenuto un bilancio in equilibrio un anno in anticipo sulle previsioni, quando l’Europa trarrebbe beneficio da una ripresa della domanda interna in Germania.

 

 

[1] Negli anni passati la prima tesi fu sostenuta dall’economista Alberto Alesina, e venne accolta negli ambienti della Commissione Europea (e della BCE ai tempi di Trichet) con grande soddisfazione. La seconda tesi, secondo la quale quando un debito pubblico supera il 90% del PIL ne deriva un rallentamento quasi obbligato della crescita, fu sostenuta da Ken Rogoff. La tesi tornò alla ribalta quando uno studente si accorse che era basata su stime assai incomplete e per giunta su errori di calcolo.

[2] “Crat” è un termine che può riferirsi sia alle classi medio alte che alla burocrazia, raramente in forma di verbo, se non con qualcosa di implicito. Almeno così penso io.

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