By Simon Wren-Lewis
If you think this sentiment is dangerous, because you have read that if this left wing party formed a government after the forthcoming Greek elections the Eurozone would be plunged into crisis, I suspect you should reconsider where you get your information from.[1] Here is why.
Syriza wants to reduce the burden of Greek government debt by various means, which would clearly benefit Greece and mean losses for its creditors. Its bargaining position is strong because the government is running a primary surplus. This means that if all debt was written off and the Greek government was unable to borrowing anything more, it would be immediately better off because taxes exceed government spending. In contrast the creditors’ position in such a situation is normally very weak, which is why some kind of deal is usually done to reduce the debt burden. Creditors take a hit, but not as bad a hit as they would if all debt was written off.
It might appear as if the creditors have an extra card in this particular case – they can throw Greece out of the Eurozone. Be absolutely clear, that is a threat being made by the creditors. Greece under Syriza has no intention of leaving the Euro, even if they defaulted on all their debt, so they would have to be forced out. I have never seen it set out clearly how the rest of the Eurozone would force Greece to leave without compromising the independence of the ECB, but let’s assume that they have the power to do so. Would the Eurozone ever carry out this threat?
Expelling Greece from the Eurozone because they wanted to renegotiate their debts would be an incredibly stupid thing to do. For a start, the creditors would lose everything, because obviously Greece would go for complete default in those circumstances. In addition, individuals and markets would immediately worry that the same fate might befall other periphery countries. (The story that Dani Rodrik tells is all too plausible.) What would be the gain?
The standard answer is that by exercising this threat you prevent other periphery countries trying to follow Greece’s example. Moral hazard – the sins that have been committed in your name! In reality the interest rate on part of Greek debt has already been reduced in earlier negotiations (see also Andrew Watt here). There is nothing compelling the core countries to treat each periphery country equally – as Ireland has found out to its cost. Peter Spiegel puts it clearly in the FT:
“How radical is Mr Tsipras’ idea of a Paris Club-style debt restructuring? So radical that, according to three officials involved in the discussions, eurozone officials actively considered such a plan in late 2012. The French-led initiative would have led to Greece’s debt obligations being cut in tranches — much the same way bailout aid is granted — after meeting a series of economic reform commitments.”
So even if some in Germany were stupid and cruel enough to suggest throwing Greece out, it seems inconceivable that the rest of the Eurozone (or the IMF) would allow it. In reality reducing the debt burden in Greece (and probably elsewhere [2]) would do the Eurozone a lot of collective good. Greece would be able to relax the crippling austerity that has had disastrous economic and social consequences. The core countries and the IMF could at least partially undo the mistakes they made from 2010 to 2012 in first delaying default, and then failing to impose a complete default, mistakes IMF staff [4] at least now recognise. German taxpayers might be encouraged to understand that the problem since 2010 has not been Greek intransigence but the actions of their own governments in trying to protect their own banks and in dispensing unrealistic degrees of austerity. Philippe Legrain argues the case in detail here. As Thomas Piketty succinctly puts it, Syriza “want to build a democratic Europe, which is what we all need”.
Following a post like this I invariably get comments that tell me about all the terrible things that still go on in Greece. I want to make two final points here. First, if things have not changed following years of acute austerity in Greece, might this mean that we need something else besides more acute austerity? Might it mean we need a move away from the traditional governing elites? [3] Second, a widely recognised measure of fiscal stance is the underlying (cyclically corrected) primary balance (the deficit less debt interest). Here is the OECD’s latest estimate for 2014. Do not complain that Greece is backsliding on austerity! And before you tell me that the law must be followed, read a post I am proud I wrote.
Underlying government primary balances 2014, OECD estimates |
[1] The preliminary decision of the ECJ today might have been much more dangerous. For an excellent discussion prior to the judgement see Ashoka Mody.
[2] Barry Eichengreen and Ugo Panizza doubt whether the primary surpluses that some countries would need to run without more debt relief are politically feasible. I’m a little more optimistic, but that is different from saying that some debt renegotiation would not be beneficial in the longer term.
[3] There would be the added bonus of seeing a well known economic blogger become a politician!
[4] My initial version just said IMF, but as Peter Doyle reminds me, this staff critique was not endorsed by IMF management.
Speriamo in una vittoria di Syriza
di Simon Wren-Lewis
Se pensate che questa sia una opinione pericolosa, perché avete letto che se questo partito di sinistra formasse un Governo dopo le prossime elezioni in Grecia l’eurozona sarebbe sprofondata in una crisi, ho il sospetto che dovreste riconsiderare da dove assumete le vostre informazioni (1). Ecco perché.
Syriza vuole ridurre il peso del debito pubblico greco in vari modi, la qualcosa chiaramente comporterebbe benefici alla Grecia e perdite per i suoi creditori. La sua posizione contrattuale è forte, perché il Governo sta gestendo un avanzo di amministrazione primario. Questo significa che se tutto il debito fosse messo da parte e il Governo greco fosse incapace di indebitarsi ulteriormente, esso si troverebbe da subito in una condizione migliore perché le tasse eccederebbero la spesa pubblica. All’opposto, la posizione dei creditori in tale situazione è normalmente molto debole, e quella è la ragione per la quale ad un accordo di qualche genere, per ridurre il peso del debito, normalmente si arriva. I creditori subiscono un danno, ma non così grave come se tutto il debito fosse annullato.
Potrebbe sembrare che in questo caso i creditori abbiano una carta speciale in questo particolare caso – essi possono espellere la Grecia dall’eurozona. Per essere del tutto chiari, questa è una minaccia che viene fatta dai creditori. La Grecia con Syriza non ha intenzione di lasciare l’euro, cosicché dovrebbe essere cacciata via, se anche andasse in default con tutto il suo debito. Non ho mai visto illustrare chiaramente come il resto dell’eurozona potrebbe costringere la Grecia ad andarsene senza compromettere l’indipendenza della BCE, ma ipotizziamo che essa abbia il potere di farlo. L’Europa porterebbe a compimento questa minaccia?
Espellere la Grecia dall’eurozona perché vuole rinegoziare i propri debiti sarebbe fare una cosa incredibilmente stupida. Per cominciare, i creditori perderebbero tutto, perché in quelle circostanze chiaramente la Grecia andrebbe in completo default. In aggiunta, gli individui ed i mercati si preoccuperebbero immediatamente che una stessa sorte possa toccare ad altri paesi della periferia (la storia che Dani Rodrik ci racconta [1] è anche troppo plausibile). Dove sarebbe il guadagno?
La risposta standard è che mettendo in funzione questa minaccia si impedirebbe agli altri paesi della periferia di cercar di seguire l’esempio greco. “Azzardo morale”, quanti peccati sono stati commessi in tuo nome! In realtà il tasso di interesse su parte del debito greco è già stata ridotto nei primi negoziati (vedi anche in questa connessione Andrew Watt). Non c’è niente che obblighi i paesi del centro Europa a trattare nello stesso modo ciascun paese della periferia – come l’Irlanda ha scoperto a sue spese. Peter Spiegel lo afferma chiaramente sul Financial Times:
“Quanto è radicale l’idea del signor Tsipras di una ristrutturazione del debito del tipo il Club di Parigi? Così radicale che, secondo i tre dirigenti coinvolti nelle discussioni, gli ambienti ufficiali dell’eurozona avevano considerato un programma simile verso la fine del 2012. L’iniziativa guidata dalla Francia avrebbe portato a suddividere in tranche le obbligazioni sul debito greco – praticamente lo stesso aiuto per il salvataggio sarebbe garantito – dopo che fossero stati soddisfatti una serie di impegni per riforme economiche.”
Così, se anche qualcuno in Germania fosse così stupido e crudele da suggerire di cacciar via la Grecia, sembra inconcepibile che il resto dell’eurozona (o il FMI) lo possa consentire. In realtà, ridurre il debito in Grecia (e probabilmente anche altrove [2]) farebbe un gran bene all’eurozona nel suo complesso. La Grecia potrebbe attenuare la sua paralizzante austerità che ha avuto conseguenze economiche e sociali disastrose. I paesi del centro Europa e il FMI potrebbero almeno annullare gli errori fatti dal 2010 al 2012, anzitutto ritardando il default, e poi non riuscendo ad imporre un completo default, errori che la delegazione del FMI almeno oggi riconosce (4). I contribuenti tedeschi potrebbero essere incoraggiati a capire che a partire dal 2010 il problema non è stato l’intransigenza greca, ma le iniziative del loro stesso governo nel cercar di proteggere le proprie banche dispensando dosi di austerità irrealistiche. Philippe Legrain sostiene nel dettaglio tale tesi in questa connessione. Come in breve sostiene Thomas Picketty, Syriza “vuole costruire un’Europa democratica, che è quello di cui abbiamo bisogno”.
Di solito, a seguito di un post come questo, invariabilmente ricevo commenti che mi raccontano tutte le cose terribili che ancora stanno accadendo in Grecia. A tale proposito, voglio avanzare due considerazioni finali. La prima, se a seguito degli anni di acuta austerità le cose non sono cambiate in Grecia, questo non potrebbe significare che abbiamo bisogno di qualcos’altro, tranne che una austerità più grave? Potrebbe significare che abbiamo bisogno di venir fuori dai tradizionali gruppi dirigenti al governo? (3) La seconda, un modo di misurare ampiamente utilizzato come posizione in materia di finanza pubblica è l’equilibrio primario di fondo (corretto sulla base del ciclo economico), ovvero il deficit meno l’interesse su debito. Ecco qua l’ultima stima dell’OCSE per il 2014. Non lamentatevi che la Grecia stia regredendo con l’austerità! E prima di dirmi che le regole devono essere seguite, leggete questo post che sono orgoglioso di aver scritto [2].
Equilibri primari di fondo degli Stati 2014, stime OCSE
(1). La decisione preliminare della Corte di Giustizia Europea avrebbe potuto essere assai più pericolosa. Per una eccellente esposizione precedente al giudizio si veda in questa connessione Ashoka Mody.
(2). Barry Eichengreen e Ugo Panizza dubitano che gli avanzi primari che alcuni paesi dovrebbero gestire senza una maggiore attenuazione del debito siano politicamente fattibili. Io sono un po’ più ottimista, ma questa è una cosa diversa dal dire che una qualche rinegoziazione del debito non sarebbe benefica a più lungo termine.
(3). Ci sarebbe il vantaggio aggiuntivo di ritrovare un ben noto blogger di economia diventare un politico! (il riferimento è a Yanis Varoufakis, che è in lista con Syriza).
(4) La mia prima versione si riferiva proprio al FMI, ma come Peter Doyle mi ricorda, la critica della delegazione non è stata appoggiata dalla dirigenza del FMI.
[1] Dal blog “Dani Rodrik weblog”, 7 gennaio 2015.
[2] E’ un post di Wren-Lewis del 7 marzo 2014, dal titolo: “Il rimedio brusco ma efficace”.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"