Jan 6 1:42 pm
Let me jump right in here. How many people, I wonder — even among economists who have eagerly taken sides in the austerity debate — have a sense of what the overall picture looks like since the great turn to austerity in 2010? I don’t mean what happened in country X in year Y, which you imagine supports your position; I mean the overall shape of events across many countries and multiple years.
Well, here’s a quick and easy picture. I’ve taken annual data on the growth of real GDP and of government purchases from Eurostat, using every country for which data are available 2010-2013. I was tempted to edit out minor countries like Malta, but decided to do this as cleanly as possible. What we get are 33 countries for 4 years, 132 observations. And they look like this (bear in mind that these are percentage changes, so you can’t read the slope of a trend line as a multiplier):
Does this picture make you think that Keynesian economics is nonsense? You can, if you like, argue that it’s a spurious correlation for some reason. But surely the raw observations are consistent with the view that in depressed economies, cutting government spending hurts growth.
Of course, the fit isn’t perfect. In fact, the R-squared is only 0.31. That’s because in economics as in life, and as the bumper stickers don’t quite say, stuff happens. And that is why we have statistics. Government spending only explains part of the variation in growth, but the t-statistic is 7.7; for the uninitiated, anything over around 2 is statistically significant at the 95 percent level.
As I said, you can, if you like, try to argue that this relationship is spurious, maybe not causal. But one form of argument that is really illegitimate is to comb through the data, pick out outliers, and claiming that the existence of these outliers — because stuff does, in fact, happen — disproves Keynesian logic. Unfortunately, you see a lot of that, including from economists who really should know better.
Testimonianze di austerità
Lasciatemi proprio buttare. Quante persone, mi chiedo – persino tra gli economisti che si sono schierati con entusiasmo nel dibattito sull’austerità – percepiscono a che cosa assomigli il quadro generale dal momento della grande svolta all’austerità nel 2010? Non intendo quello che è successo nel paese X nell’anno Y, che si immagina conforti la vostra posizione; intendo la forma generale che hanno assunto gli eventi in molti paesi e in vari anni.
Ebbene, c’è una rappresentazione rapida e semplice. Ho preso le statistiche sulla crescita del PIL reale da Eurostat, utilizzando ogni paese per il quale erano disponibili dati nel periodo 2010-2013. Ero tentato di escludere i paesi minori come Malta, ma ho deciso di farlo nel modo più ordinato possibile. Quello che otteniamo sono 33 paesi per 4 anni, per un totale di 132 osservazioni. Ed essi appaiono in questo modo (si tenga a mente che questi sono mutamenti nelle percentuali, dunque non si può leggere l’inclinazione di una linea percentuale come un moltiplicatore):
Questo quadro vi fa pensare che l’economia keynesiana sia un nonsenso? Potete, se volete, sostenere che si tratti di una correlazione spuria, per varie ragioni. Ma certamente le osservazioni grezze sono coerenti con il punto di vista secondo il quale, nelle economie depresse, tagliare la spesa pubblica danneggia la crescita.
Naturalmente, il taglio non è perfetto. Di fatto, il coefficiente di determinazione è soltanto 0,31[1]. Questo perché nell’economia, come nella vita, e come gli adesivi da paraurti non dicono abbastanza, le cose succedono. E quella è la ragione per la quale abbiamo le statistiche. La spesa pubblica spiega solo in parte la variazione nella crescita, ma il t-statistic [2] è 7,7; per gli inesperti, ogni cosa al di sopra di un valore 2 è statisticamente significativa al livello del 95 per cento.
Come ho detto, se volete, potete cercare di sostenere che questa relazione sia spuria, che non sia forse di natura causale. Ma un modo di argomentare che è davvero illegittimo è passare al setaccio i dati, tirar fuori le anomalie, e sostenere che l’esistenza di queste anomalie – perché, appunto, le cose succedono – smentisca la logica keynesiana. Sfortunatamente si assiste molto a cose del genere, anche da parte di economisti che per davvero dovrebbero saperne di più [3].
[1] In statistica, il coefficiente di determinazione, (più comunemente R2), è una proporzione tra la variabilità dei dati e la correttezza del modello statistico utilizzato. (Wikipedia)
[2] In statistica il “t-statistic” è il rapporto di deviazione di un parametro stimato tra il suo valore concettuale ed il suo standard di errore. (Wikipedia)
[3] Il riferimento nella connessione è ad un articolo di Jeffrey D. Sachs, apparso il 5 gennaio anche su Project Syndicate.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"