February 10, 2015 11:39 am
Continuing a family tradition, Rand Paul is saying crazy things about the Fed and monetary policy. It’s important to note, however, that he’s not that far out of the modern Republican mainstream. Remember this:
I always go back to, you know, Francisco d’Anconia’s speech, at Bill Taggart’s wedding, on money when I think about monetary policy. Then I go to the 64-page John Galt speech, you know, on the radio at the end, and go back to a lot of other things that she did, to try and make sure that I can check my premises.
Yes, that’s Paul Ryan citing a second-tier character in Atlas Shrugged as the ultimate authority on monetary policy; and we’re not talking about when he was an adolescent, we’re talking about someone who was already a rising Republican star.
But why the craziness? It goes beyond class interest, I think, although that’s part of it. There’s something about money that promotes crazy thinking, backed with a lot of passion (and anger at anyone who doesn’t go along with the program). What makes money and monetary policy special?
Here’s my current thought: in some sense money is a really weird thing, which can look to individuals like a real asset — cold, hard, cash — but is ultimately, as Paul Samuelson put it, a “social contrivance” whose value is more or less conjured out of thin air. Mainstream macroeconomics acknowledges the weirdness — in particular, makes heavy reliance on the ability of central banks to create more fiat money at will — but otherwise treats money a lot like ordinary goods. But that intellectual strategy doesn’t come naturally to many people, so there’s always a constituency for monetary cranks.
Think about how most macroeconomists handle the role of money. First, we tell stories about the need for and emergence of mediums of exchange — transaction costs, double coincidence of wants, cigarettes in prisoner-of-war camps, etc.. Then we declare that we’re going to blur the details and introduce money into our models either with some stylized story like cash-in-advance constraints, or by deliberately burying the complexities and putting real balances in the utility function.
This in turn leads to the basic Hicks model of an economy in which there are three markets — for money, bonds, and goods — which are treated symmetrically; add price stickiness and that model becomes IS-LM. New Keynesian economics pretty much takes that base and adds explicit modeling of intertemporal choices and rational expectations.
Dealing with monetary economics this way lets you address monetary and fiscal policy in terms of lucid, elegant little models that are quite intuitive once you get used to them, but not at all intuitive to people who haven’t learned to think this way — witness the debates we’ve had since 2008. Still, there’s a bit of sleight of hand involved in the way we handle money itself: first acknowledge that it’s a special sort of good that people desire only because other people desire it, then ignore that specialness for the rest of the analysis. And you could imagine that this sleight of hand might lead you badly astray, that the predictions of those lucid little models would be all wrong, that you should only use models in which the role of money itself is microfounded.
But the conclusion of generations of macroeconomists has been that for most purposes models that treat money as if it were an ordinary good are good enough; whereas attempts to ground everything in models in which the role of money is in some (weak) sense derived rather than assumed have been generally useless. Still, there’s always an undercurrent of unease. And you can find heterodox economists on the left as well as the right unhappy with the standard approach.
Now, the elder and younger Pauls know nothing of this, nor, I suspect, does Paul Ryan. But that may be the point: having no contact with the intellectual tradition of macroeconomics, they find the role of money in the economy a great mystery and possibly an outrage — how dare banks/governments/the Illuminati pretend to create value out of nothing! Fiat money, whether created by the government or by banks, seems to them to be a violation of natural law; creating more fiat money in an attempt to relieve economic distress must surely lead to disaster.
The sad thing is that this epistemological panic is gaining a growing hold over American conservatives at a time when the standard way of dealing with money has, in fact, been covering itself in glory. That Hicksian approach, in which money is treated symmetrically with bonds and goods, made strong predictions about what happens with interest rates near zero — predictions that the Fed could expand its balance sheet many times over without inflation, that governments could borrow vast sums without driving up interest rates, that slashing government spending would cause private spending to fall rather than rise. Those predictions were ridiculed five or six years ago, but they have come true. It’s hard to imagine a worse time to reject the standard approach and “audit” — actually, intimidate — the Fed.
But so it goes.
C’è qualcosa che riguarda il denaro (intrinsecamente per esperti)
Continuando una tradizione familiare, Rand Paul [1] sta affermando cose pazzesche sulla Fed e sulla politica monetaria. E’ importante, tuttavia, notare che egli non è così lontano dall’orientamento repubblicano di questi tempi. Si tenga a mente questo:
“Quando rifletto sulla politica monetaria, io spesso ritorno, sapete, al discorso di Francisco d’Anconia sulla moneta, al matrimonio di Bill Taggart. Poi vado, sapete, al discorso a pagina 64, alla radio verso la fine, di John Galt, e ritorno ad una quantità di altre cose che ella fece, in modo da cercare di essere certo di poter verificare le mie premesse [2].”
E’ così, si tratta di Paul Ryan, che sta citando un personaggio secondario di Atlas Shrugged [3] come autorità definitiva sulla politica monetaria: e non stiamo parlando di quando era adolescente, stiamo parlando di qualcuno che era già una stella in ascesa nel firmamento repubblicano.
Ma perché la follia? Penso che ci sia qualcosa che va oltre l’interesse di classe, sebbene ne sia una componente. C’è qualcosa nella moneta che sollecita pensieri folli, sostenuto da molta passione (e da rabbia verso chiunque non aderisca a quel progetto). Cosa rende particolare la moneta e la politica monetaria?
Il mio odierno punto di vista è il seguente: in un certo senso la moneta è davvero una cosa strana, che può apparire agli individui come un asset reale – moneta sonante – ma in ultima analisi, come si espresse Paul Samuelson, è un “marchingegno sociale” il cui valore viene più o meno fuori dal nulla. La macroeconomia convenzionale riconosce questa stranezza – in particolare, pone un cospicuo affidamento sulla capacità delle banche centrali di creare valuta legale a volontà – ma per altri aspetti tratta in buona parte la moneta come un bene ordinario. Ma quella logica intellettuale non viene intesa da molte persone con naturalezza, cosicché c’è sempre un seguito per gli eccentrici della moneta.
Si pensi a come gran parte degli economisti trattano il tema del ruolo della moneta. Anzitutto, raccontiamo storielle sulla necessità e sulla comparsa dei mezzi di scambio – costi di transazione, coincidenza di una duplice volontà, il ruolo delle sigarette nei campi di prigionia etc. Poi dichiariamo che abbiamo intenzione di sfumare i dettagli e introduciamo la moneta nei nostri modelli, sia attraverso qualche racconto stilizzato del genere di quelli sulla condizione di avere denaro contante in anticipo [4], oppure attraverso la eliminazione degli aspetti complessi e introducendo gli equilibri reali nella funzione di utilità.
A sua volta questo conduce al modello di base di Hicks di una economia nella quale ci sono tre mercati – moneta, bonds e beni – che sono trattati in modo simmetrico; si aggiunga la rigidità dei prezzi e quello diventa il modello IS-LM. La teoria economica neokeynesiana in buona misura assume quella base ed aggiunge una modellazione esplicita delle scelte intertemporali e delle aspettative razionali.
Misurarsi in questo modo con l’economia monetaria vi permette di indirizzarvi alla politica monetaria e della finanza pubblica in termini di lucidi, eleganti modelli che sono abbastanza intuitivi una volta che vi siete abituati ad essi, ma non così intuitivi per la gente che non ha appreso le cose in questo modo – ne sono testimonianza i dibattiti che abbiamo avuto a partire dal 2008. Tuttavia, c’è un certo espediente implicito nel modo stesso nel quale ci occupiamo del denaro: anzitutto riconosciamo che esso è una specie speciale di bene, che la gente desidera soltanto perché altra gente lo desidera, dopodiché quella particolarità viene ignorata nel resto dell’analisi. E potreste immaginare che questo stratagemma vi possa condurre a finire malamente fuori strada, che le previsioni di questi lucidi modelli siano tutte sbagliate, che dovreste usare solo modelli nei quali il ruolo della moneta abbia esso stesso dei fondamenti microeconomici.
Ma la conclusione di generazioni di economisti è stata che, per la maggioranza degli scopi, i modelli che trattano la moneta come se fosse un bene, funziona abbastanza bene; mentre i tentativi di fondare tutto su modelli nei quali il ruolo del denaro sia in qualche (debole) senso derivato anziché presupposto, sono stati in generale inutili. Eppure, c’è sempre un indizio di disagio. E si possono trovare, sia a sinistra che a destra, economisti eterodossi insoddisfatti di quell’approccio consueto.
Ora, il vecchio Paul come il più giovane, non sanno niente di tutto questo, né, sospetto, ne sa qualcosa Paul Ryan. Ma il punto può essere quello: non avendo alcuna consuetudine con la tradizione intellettuale della macroeconomia, essi percepiscono il ruolo del denaro nell’economia come un grande mistero e probabilmente come un affronto – come osano le banche/ i Governi/ i gruppi framassonici fingere di creare valore dal nulla! La moneta con corso legale, se creata dal Governo o dalle banche, pare a loro una violazione della legge di natura: creare maggiore valuta legale nel tentativo di attenuare le difficoltà economiche deve certamente portare al disastro.
La cosa triste è che questo panico epistemologico sta guadagnando una presa crescente tra i conservatori americani, in un’epoca nella quale il modo convenzionale di misurarsi con la moneta sta ottenendo, di fatto, risultati straordinari. Quell’approccio di Hicks, nel quale la moneta è trattata simmetricamente con i bond ed i beni, ha fornito previsioni solide su quello che accade quando i tassi di interesse sono vicini allo zero – previsioni sulla base delle quali la Fed avrebbe potuto espandere molte volte i suoi equilibri patrimoniali senza inflazione, il Governo avrebbe potuto prendere a prestito grandi somme senza spingere in alto i tassi di interesse, oppure che abbattere la spesa pubblica avrebbe provocato una caduta, anziché un risalita, della spesa privata. Cinque o sei anni fa quelle previsioni furono oggetto di ironia, ma si sono dimostrate vere. E’ difficile immaginare un periodo peggiore per respingere l’approccio tradizionale e “fare una ispezione” [5] – in effetti, intimidire – la Fed.
Ma le cose vanno in questo modo.
[1] Attuale Senatore repubblicano del Kentucky, figlio di Ron Paul, deputato repubblicano del Texas nel 1976.
[2] Sono personaggi del romanzo di Ayn Rand “Atlas Shrugged”, amatissimo tra i repubblicani americani. Poiché sono tutti personaggi maschili, penso che il riferimento finale ad una figura femminile riguardi la stessa scrittrice russo-americana.
[3] Né Francisco d’Anconia, né John Galt erano figure di secondo piano nel romanzo della Rand. Dunque, si intende che erano ‘secondari’ come esperti di politica monetaria.
[4] Spesso nei modelli economici di base non è previsto un ruolo particolare per la moneta, sinché essi non sono sufficientemente dettagliati da toccare aspetti come quello relativo ai modi nei quali le persone possono acquistare le merci. Per trattare i temi dell’offerta di moneta, dell’inflazione o della politica monetaria, gli economisti hanno bisogno di aggiungere ai loro modelli alcuni assunti aggiuntivi. Una possibilità al proposito, la più diffusa, è quella di ipotizzare che nel modello ogni consumatore o impresa debba avere sufficiente contante disponibile, prima di acquistare un bene.
[5] “Fare una ispezione alla Fed” è esattamente il titolo di una campagna di Rand Paul di queste settimane.
By mm
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