Feb 24 8:08 am
Matthew Klein takes on a subject dear to my heart — the mysterious, persistent fear that Japan and other countries that borrow in their own currencies could suddenly face a Greek-style fiscal crisis if bond investors lose confidence, and that this is a reason to raise taxes or cut benefits even in a depressed economy. I devoted my Mundell-Fleming lecture at the IMF to this topic, where I had this to say:
Remarkably, nobody seems to have laid out exactly how a Greek-style crisis is supposed to happen in a country like Britain, the United States, or Japan – and I don’t believe that there is any plausible mechanism for such a crisis.
That’s still true — but fear of such a crisis persists. That’s true even though — as you can see from the figure — the apparent relationship between debt levels and borrowing costs has vanished now that the ECB is doing its job as lender of last resort.
So what is the basis of this fear? It’s not just BowlesSimpsonGreenspan who believe in the threat; Taka Ito, whom Klein quotes, is a good and sensible economist; so is Olivier Blanchard, with whom I discussed the issue when we were in Hong Kong.
The answer I seem to get is fear of a dramatic flip in circumstances — that Japan, say, could engage in a sort of macroeconomic quantum tunneling, suddenly transitioning from deflation to crashing currency and runaway inflation. That’s not impossible. But it does seem an odd thing to be worrying about right now. Also, does raising the consumption tax in a slump, or obsessing about the state of Social Security in 2030, really make that much difference to the prospect of such an abrupt transition?
I don’t see the plausibility — and it seems really strange for that concern to loom so large in the face of everything else going wrong.
Crisi fantasma dei conti pubblici
Matthew Klein interviene su un tema che mi è molto caro – il misterioso, persistente timore che il Giappone ed altri paesi che si indebitano nelle loro valute possano all’improvviso ritrovarsi dinanzi ad una crisi dei conti pubblici del tipo di quella greca se gli investitori dei bond perdono fiducia, e che questa sia una ragione per aumentare le tasse o tagliare i sussidi persino in una economia depressa. Su questo tema resto fedele alla mia conferenza al Mundell-Fleming [1], dove ebbi occasione di dire:
“E’ rilevante il fatto che nessuno sembra avere esattamente esposto come si suppone che una crisi del genere di quella greca possa aver luogo in un paese come l’Inghilterra, gli Stati Uniti o il Giappone – ed io non credo che esista alcun plausibile meccanismo per una crisi del genere.”
Questo è ancora vero – ma la paura di una crisi simile persiste. Questo è vero anche se – come si può vedere dal diagramma – la apparente relazione tra i livelli del debito ed i costi dell’indebitamento sono svaniti, ora che la BCE sta facendo il suo mestiere come prestatore di ultima istanza.
Quale è, dunque, il fondamento di tale paura? Non sono soltanto i Bowles, i Simpson ed i Greenspan che credono nella minaccia; Taka Ito, che Klein cita, è un economista bravo e ragionevole; altrettanto si dica per Olivier Blanchard, con il quale discussi di questo tema quando ci incontrammo ad Hong Kong.
La risposta che mi pare di ottenere è la paura di uno spettacolare capovolgimento in particolari circostanze – che il Giappone, ad esempio, possa essere alle prese con una sorta di ‘perforazione quantistica macroeconomica’ [2], per il quale all’improvviso transita dalla deflazione al crollo della valuta e ad una inflazione galoppante.
Questo non è impossibile. Ma in questo momento, sembra una cosa curiosa di cui preoccuparsi. Inoltre, elevare in una recessione la tassa sui consumi, o avere l’ossessione delle condizioni della Previdenza Sociale nel 2030, farebbe una qualche differenza, nella prospettiva di un passaggio così inaspettato?
Non vedo in che cosa questo sia plausibile – e sembra davvero strano che quella preoccupazione incomba con tale ampiezza, a fronte di tutto il resto che sta andando male.
[1] Vedi nell’archivio, settore saggi, la traduzione del testo della Conferenza, dal titolo “Regimi valutari, flussi di capitali e crisi”, di Paul Krugman – 27 ottobre 2013.
[2] Dovrebbe trattarsi di un fenomeno della meccanica dei quanti per il quale una particella passa attraverso una barriera che convenzionalmente non avrebbe potuto attraversare.
By mm
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