Blog di Krugman

Debito: un esperimento di pensiero (6 febbraio 2015)

 

Feb 6 5:21 pm

Debt: A Thought Experiment

I’m getting some outraged/confused responses to my post on debt as money that we owe to ourselves. Many people seem to find it hard to step outside the misleading analogy between an individual and the economy as a whole. If I owe money, that’s a claim on my future. But debt levels in the economy as a whole are not a claim by some outside party on the economy as a whole.

Here’s a thought experiment that may clarify matters (or alternatively make the usual suspects even more enraged.) Suppose that for some reason the government were to decree, arbitrarily, that every American whose last name begins with the letters A through K now owes $100,000 to a special government agency; meanwhile, every American L through Z is given a $100,000 bond to be paid by that agency.

Clearly, the overall level of debt in the U.S. economy has suddenly increased (actually by about $1.6 trillion). But has the nation become any poorer? Is that $1.6 trillion of additional debt money taken from the next generation? No and no: the additional debt represents a claim by one set of Americans on another set of Americans — and we’re talking about people here now, not future generations.

But, but, you say — that’s not where the debt comes from. It comes from people spending more than they earn. And that’s true — debtors get there by spending more than they take in. But creditors get there by spending less than they take in. Anyway, how we got here should not have any direct bearing on what the debt means now — which is that it’s money we owe to ourselves.

There is still, of course, the definition of we, white man. Debt has distributional implications, and it may have macroeconomic effects because of those distributional issues. But again, all this is within the current generation; it’s not about the present versus the future.

 

Debito: un esperimento di pensiero

Sto ricevendo alcune risposte indignate e confuse al mio post sul debito come danaro che dobbiamo a noi stessi. Molte persone sembrano trovare difficile uscire dalla fuorviante analogia tra gli individui e l’economia nel suo complesso. Se io devo dei soldi, si tratta di una obbligazione sul mio futuro. Ma i livelli del debito nell’economia nel suo complesso non sono una obbligazione da parte di qualche soggetto esterno all’economia nel suo complesso.

Ecco un esperimento di pensiero che può chiarire le cose (o, in alternativa, può rendere i soliti noti persino più arrabbiati). Si supponga che per qualche ragione il Governo stia per decretare arbitrariamente che ogni americano il cui nome comincia dalla lettera A sino alla lettera K sia adesso debitore di 100.000 dollari ad una particolare agenzia governativa; contemporaneamente, ad ogni americano dalla lettera L alla lettera Z viene consegnato un bond di 100.000 dollari da riscuotere presso quella agenzia.

Chiaramente, il livello complessivo del debito dell’economia degli Stati Uniti è improvvisamente cresciuto (precisamente per 1.600 miliardi di dollari). Ma la nazione è diventata in qualche modo più povera? Niente affatto: il debito aggiuntivo rappresenta una obbligazione per un gruppo di americani verso un altro gruppo di americani – ed in questo caso stiamo adesso parlando di persone, non di generazioni future.

Ma, direte – ciò non indica da dove viene il debito. Esso proviene da persone che spendono più di quello che guadagnano. Ed è vero – i debitori diventano tali spendendo di più di quello che incassano. Ma i creditori diventano tali spendendo di meno di quello che incassano. In ogni modo, il modo in cui siamo finiti a questo punto non dovrebbe avere alcuna influenza diretta su quello che il debito significa nel presente – che consiste nel fatto che sono soldi che dobbiamo a noi stessi.

C’è ancora, naturalmente, da stabilire chi sono i “noi”, uomo bianco[1]. Il debito ha implicazioni distributive, e può avere effetti macroeconomici per effetto di quegli aspetti distributivi. Ma, ancora, tutto avviene all’interno di una generazione: non riguarda il presente verso il futuro.

 

 

[1] Espressione ironica che di solito indica un riferimento da parte di minoranze – dai pellerossa agli afroamericani – alla popolazione “abbiente, bianca ed anglosassone”.

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