Blog di Krugman

I combattenti della guerra di classe si sono scoperti nudi (14 febbraio 2015)

 

Feb 14 9:49 am

Naked Came The Class Warriors

Shaila Dewan, in the Upshot, notes that a number of Republican governors are proposing tax increases — but that in every case the tax hike would fall most heavily on those with lower incomes, and many are proposing simultaneous tax cuts for business and/or the wealthy.

And that, ladies and gentlemen, is why I can’t take talk about “reform conservatism” seriously.

If you look for an overarching theme for overall conservative policy these past four decades, it definitely isn’t liberty — by and large the GOP has been enthusiastic about expanding the security and surveillance state. Nor is it in a consistent fashion smaller government, unless you define military and homeland security as not government. Instead, it has been about making the tax-and-transfer system harsher on the poor and easier on the rich. In short, class warfare.

Now, I don’t expect a conservative reformer to declare that we must reverse all of this, and start redistributing down again; that would make him a liberal. But what reform is supposed to be about is some combination of compassion and realism — some concern for the less fortunate, and a willingness to consider policy options that may not fit supply-side dogma.

So, can anyone show me an example of a prominent Republican politician proposing anything that would reduce after-tax-and-transfer inequality? Bank shots don’t count — saying that slashing food stamps will help the poor by making them less dependent, or that cutting capital gains taxes will bring the confidence fairy to everyone’s door, don’t qualify. On the other hand, I’m not demanding that every part of a politician’s program reduce the Gini coefficient, or even that the overall program have that effect. I just want to see one significant piece that goes in that direction.

Maybe there’s something out there, but if so, I haven’t heard about it. Even when there’s something that sounds like it might be in that direction — say, Paul Ryan proposing that the EITC be extended to childless workers — there’s no talk of an increase in funding, so it’s coming at the expense of current recipients.

As I see it, this is the acid test — not because redistribution is always the most important thing, but because it’s how you see whether reformicons (no, spell check, I do *not* mean “reform icons”) are willing to do anything beyond putting the same old pro-plutocratic policies in new bottles. Show me the downward-flowing money!

 

I combattenti della guerra di classe si sono scoperti nudi

Shaila Dewan, sulla pagina degli Upshot (del New York Times), osserva che un certo numero di Governatori repubblicani stanno proponendo aumenti delle tasse – ma che in ogni caso gli aumenti ricadranno pesantemente soprattutto su coloro che hanno redditi più bassi, e molti stanno proponendo contemporaneamente sgravi fiscali per le imprese e/o per i ricchi.

E questa, signore e signori, è la ragione per la quale io non posso prendere sul serio i discorsi sul “conservatorismo riformista”.

Se andate a cercare un tema onnicomprensivo per il complesso delle politiche conservatrici degli ultimi quattro decenni, di sicuro esso non è la libertà – in massima parte il Partito Repubblicano si è mostrato entusiasta sulla espansione di uno Stato fondato sulla sicurezza e sulla sorveglianza. Non trovereste quel tema neppure nella coerenza con la moda della riduzione delle funzioni di governo, a meno che non definiate la sicurezza delle forze armate e all’interno del paese come altra cosa dalle funzioni di governo. Piuttosto, quel tema è consistito nel rendere il sistema fiscale e dei trasferimenti finanziari più duro per i poveri e più comodo per i ricchi. In breve, la lotta di classe.

Ora, io non mi aspetto che un riformista conservatore dichiari che dobbiamo invertire tutto questo, e ricominciare a redistribuire verso il basso; il che farebbe di lui un progressista. Ma una riforma che si potrebbe ritenere idonea sarebbe una qualche combinazione di compassione e di realismo – una qualche preoccupazione per i meno fortunati, assieme alla disponibilità di prendere in considerazione opzioni politiche che non si esauriscano nel dogma dell’economia dal lato dell’offerta.

Dunque, c’è qualcuno che mi può mostrare un esempio di un eminente uomo politico repubblicano che sta proponendo qualcosa che ridurrebbe l’ineguaglianza, ‘dopo’ le tasse ed i trasferimenti? Mettiamo da parte i soliti ‘giochi di sponda’ – dire che abbattere i contributi alimentari sarà d’aiuto ai poveri perché li renderà meno dipendenti, oppure che tagliare le tasse sui profitti condurrà la fata della fiducia alla porta di ciascuno, sono posizioni che non hanno i requisiti. D’altra parte io non sto chiedendo che ogni aspetto di un programma politico riduca il coefficiente di Gini [1], e neppure che quel programma complessivo produca quell’effetto. Vorrei soltanto vedere un aspetto significativo che vada in quella direzione.

Forse in giro c’è qualcosa del genere, ma se è così, io non ne ho sentito parlare. Persino quando c’è qualcosa che sembrerebbe andare in quella direzione – ad esempio, la proposta di Paul Ryan di una estensione dei crediti di imposta ai redditi da lavoro per i lavoratori senza figli – non si tratta di incrementi nei finanziamenti, dunque viene a gravare sui beneficiari attuali.

Per come la vedo io, questa è la cartina di tornasole – non perché la redistribuzione sia sempre la cosa più importante, ma perché da essa dipende se i ‘reformicon’ [2] (attenzione alla pronuncia, io non voglio dire le “icone del riformismo”) sono disponibile a fare qualcosa che non sia il mettere in nuove bottiglie le solite politiche a favore della plutocrazia. Fatemi vedere i soldi che scendono verso il basso!

 

 

[1] Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. È spesso usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza. È un numero compreso tra 0 ed 1. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, con il valore 0 che corrisponde alla pura equidistribuzione, ad esempio la situazione in cui tutti percepiscono esattamente lo stesso reddito; valori alti del coefficiente indicano una distribuzione più diseguale, con il valore 1 che corrisponde alla massima concentrazione, ovvero la situazione dove una persona percepisca tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito nullo. Si può incontrare la notazione con indice di Gini espresso in percentuale (0% – 100%), ovvero anche tra 0 e 100.(Wikipedia)

[2] Conservatori riformisti, accorciati in un neologismo.

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