Feb 10 10:33 am
Jonathan Chait notes that people are still trying to cast Paul Ryan as reasonable and moderate — hey, he visits bookstores favored by liberals. As Chait says, this sort of political evaluation by personal style is unreliable at best; and Ryan quite clearly deliberately exploits it, too, making moderate noises without ever giving an inch on his hard-line right-wing policies. Remember, this is the guy who pretended to offer a budget based on fiscal responsibility, but when you took out the magic asterisks it was really tax cuts for the rich, severe benefit cuts for the poor, and overall would actually increase the deficit.
I would add that Ryan isn’t just exploiting the press corp’s preference for up-close-and-personal over policy analysis; he’s also exploiting the eternal search for a Serious, Honest, Conservative, a creature centrists know must be out there somewhere (because otherwise their centrism is a colossal error of judgment).
But let’s not make this just about Ryan, or even about conservatism (although conservatives have been the main beneficiaries of the up-close-and-personal syndrome.) The fact is that attempts to judge politicians by how they come across have been almost universally disastrous during my whole tenure at the Times. Younger readers may not remember the days when George W. Bush was universally portrayed in the press as a bluff, honest, guy; those of us who pointed to his lies about taxes and Social Security and suggested that these were a better guide to his character than how he came across got nowhere until years later. John McCain rode for many years on a reputation as a principled maverick, because that’s the way he talked; I think his shameless embrace of every right-wing twist and turn has dented that reputation, but he’s still the darling of Sunday morning talk.
And then, of course, there was the irrefutable case for invading Iraq, irrefutable because Colin Powell made it, and only a fool or a Frenchman could fail to be persuaded. Or, maybe, someone who asked what actual evidence Powell had presented and noticed that there wasn’t any.
Meanwhile, some public figures face the reverse treatment, portrayed as evil and devious because reporters have decided that this is how they come across. E.g., Hillary Clinton, whose harsh treatment by the press has nothing to do with her gender, no way, no how. Or Mitt Romney, portrayed as smarmy and unlikable because — well, actually, he really is smarmy and unlikable, but you should reach that judgment based on his policies, not his persona.
Back to Ryan: the really amazing thing about the persistence of his personality cult is that economic and budget policy is his chosen area, where he has left a broad paper trail. So there is plenty of evidence about what he really believes and stands for, every bit of which says that his overriding goal is to redistribute income from the poor to the one percent. If you want to claim otherwise, show me anything — anything at all — in his policy proposals that doesn’t go in that direction.
Intimo ed illusorio
Jonathan Chait osserva che ci sono ancora persone che cercano di accreditare Paul Ryan come ragionevole e moderato – ehi!, non visita forse le librerie preferite dai progressisti? Come Chait dice, questo genere di valutazioni politiche sulla base dello stile personale nel migliore dei casi è inaffidabile; peraltro Ryan le sfrutta in modo abbastanza chiaramente intenzionale, facendo cenni di moderatismo senza mai cedere di un pollice sulle sue politiche della destra pura e dura. Si ricordi, questo è l’individuo che pretendeva di offrire un bilancio basato sulla responsabilità della finanza pubblica, ma quando prescindevate dai magici asterischi [1], in realtà si trattava di sgravi fiscali ai ricchi, di gravi tagli nella assistenza ai poveri, e nel complesso il deficit avrebbe avuto un incremento.
Aggiungerei anche che Ryan non solo sta sfruttando la preferenza della corporazione dei giornalisti per le analisi intimistiche e personali, piuttosto che politiche; egli sta anche sfruttando l’eterna ricerca di un Conservatore Serio ed Onesto, una figura che i centristi sanno che da qualche parte deve pur essere (perché altrimenti il loro centrismo sarebbe un colossale errore di valutazione).
Ma consentitemi di non limitare questo argomento soltanto a Ryan, o anche soltanto ai conservatori (sebbene i conservatori siano stati i principali beneficiari di questa sindrome dell’ ‘intimo-e-personale’). Il fatto è che i tentativi di giudicare gli uomini politici per come si atteggiano sono stati quasi universalmente disastrosi, durante tutta la durata del mio incarico al Times. I lettori più giovani possono non ricordare i tempi nei quali George W. Bush era descritto come un individuo schietto ed onesto; quelli tra noi che indicarono le sue bugie sulle tasse e sulla Previdenza Sociale e suggerirono che queste erano un guida migliore alla comprensione del suo carattere dei suoi atteggiamenti, sino agli ultimi anni non andavano da nessuna parte. John McCain cavalcò per molti anni la reputazione di un anticonformista di buoni principi, perché era quello il modo in cui si esprimeva; penso che il suo abbraccio sfrontato di ogni contorsione della destra abbia scalfito quella reputazione, ma egli è ancora il beniamino delle trasmissioni mattutine della domenica.
E poi, naturalmente, ci fu la prova inconfutabile per l’invasione dell’Iraq, inconfutabile perché era stata confezionata da Colin Powell [2], e solo uno sciocco o un francese [3] potevano non esserne persuasi. Oppure, magari, qualcuno che avesse chiesto quale effettiva prova Powell avesse presentato, ed avesse notato che non ce n’era alcuna.
Nel frattempo, alcune persone subiscono il trattamento opposto, ritratte come cattive e subdole perché i cronisti hanno deciso che questo è il modo in cui si presentano. Ad esempio Hillary Clinton, che viene trattata con ruvidezza dalla stampa non certo per una ragione di genere, niente affatto, ci mancherebbe. Oppure Mitt Romney, ritratto come viscido e sgradevole perché … ebbene, perché in effetti è viscido e sgradevole, ma dovreste giungere a quel giudizio basandovi sulle sue politiche, non sulla sua persona.
Tornando a Ryan: la cosa davvero sorprendente sulla persistenza del culto della sua personalità è che la politica economica e del bilancio è la sua area prescelta, nella quale ha lasciato ampie tracce di articoli. Ci sono dunque una quantità di prove su quello in cui crede e che sostiene, ed ogni pezzo di quelle testimonianze dice che il suo obbiettivo prioritario è una redistribuzione del reddito dai poveri all’1 per cento dei più ricchi. Se volete sostenere una tesi diversa, mostratemi qualcosa – qualunque cosa – nelle sue proposte politiche che non vada in quella direzione.
[1] Uno degli argomenti che Krugman ha sempre usato nella polemica con Ryan; le sue proposte contenevano di solito obbiettivi dei quali non si spiegavano i dettagli, rimandando tramite asterischi a precisazioni che non venivano mai. Ad esempio, gli asterischi riguardavano risultati di una campagna contro le elusioni del fisco, senza mai precisare di cosa si sarebbe dovuto trattare.
[2] Il famoso momento della esibizione della prova sulle armi irakene di distruzione di massa da parte di Colin Powell alle Nazioni Unite.
[3] La connessione rimanda ad un espressione che il 6 febbraio del 2003 venne usata da Richard Cohen, il quale appunto affermò che le famose ‘prove’ della esistenza di armi di distruzione di massa presentata da Colin Powell potevano non essere credute solo da uno sciocco o ‘da un francese’.
By mm
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