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La facilitazione quantitativa e gli aggregati monetari (dal blog di Krugman, 26 febbraio 2015)

Feb 26 5:49 pm

Quantitative Easing and Monetary Aggregates

I haven’t had time for the broader discussion of cognitive closure, but one more thing about Meltzer and all that: I get especially annoyed when economists who have been wrongly predicting inflation say that it’s not their fault — who could have known that banks would just sit on all those reserves? The answer is, anyone who had paid attention should have known that would happen.

Let me quote myself, from my 1998 — yes, 1998 — paper on the liquidity trap:

The point is important and bears repeating: under liquidity trap conditions, the normal expectation is that an increase in high-powered money will have little effect on broad aggregates, and may even lead to a decline in bank deposits and a larger decline in bank credit.

I presented data from the 1930s that seemed to confirm that point; a few years later Japan gave us another experiment, when it tried quantitative easing. Here’s how it went, with the monetary base and M2 both shown with January 2001=100:

z 527

 

 

 

 

 

 

 

 

 

So theory and experience both predicted exactly the sterility of monetary base expansion that we saw in practice. And, you know, that’s the kind of successful prediction that is supposed to change peoples’ minds: if you’re that wrong about how an experiment turned out, and someone else made a prediction you considered foolish but turned out completely right, you’re supposed to concede that just maybe, possibly, they were on to something.

The fact that essentially nobody on that side of the debate has budged in the slightest tells us that whatever it is they’ve been doing, it’s not scientific research.

 

La facilitazione quantitativa e gli aggregati monetari

Non ho avuto tempo per la più ampia discussione sulla ‘chiusura cognitiva’, ma una cosa in più a proposito di Meltzer e tutto il resto: in particolare io mi irrito quando gli economisti che hanno sbagliato nel prevedere l’inflazione dicono che non è stato per loro responsabilità – chi poteva sapere che la banche si sarebbero semplicemente sedute su tutte quelle riserve? La risposta è: chiunque avesse prestato attenzione, avrebbe dovuto sapere quello che sarebbe accaduto.

Consentitemi una citazione personale, dal mio saggio del 1998 – sì, 1998 – sulla trappola di liquidità [1]:

“E’ un punto importante e vale la pena di ripeterlo: nelle condizioni di una trappola di liquidità, la normale aspettativa è che una moneta molto potenziata avrà un effetto modesto sugli aggregati generali, e può persino portare ad un declino nei depositi bancari ed a un più ampio declino nel credito bancario.”

Presentai dati del 1930 che sembravano confermare quell’argomento; pochi anni dopo il Giappone ci fornì un altro esperimento, quando provò con la ‘facilitazione quantitativa’. Ecco come andò, con la base monetaria ed anche lo M2 mostrati, a partire dal gennaio 2001 = 100 [2]:

z 527

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dunque, sia la teoria che l’esperienza avevano previsto esattamente la sterilità dell’espansione della base monetaria che vedemmo nella pratica. E quella, come intuite, è il genere di previsione di successo che si suppone cambi il modo di ragionare della gente: se sbagliate in modo tanto evidente su come un esperimento si risolve, e qualcun altro fa un esperimento che consideravate sciocco ma si rivela completamente giusto, si suppone che ammettiate che questi ultimi forse, probabilmente, avevano davvero ragione su qualcosa.

In fatto che sostanzialmente nessuno da parte di quello schieramento nel dibattito abbia minimamente cambiato opinione ci dice che, qualsiasi cosa costoro stessero facendo, non si trattava di ricerca scientifica.

 

 

[1] Lo studio a cui si riferisce è: “La trappola del Giappone”, di Paul Krugman (1998), tradotto nella sezione “Saggi, articoli su riviste etc.” di questo blog.

[2] Per i concetti di “base monetaria” (ovvero M0) e dell’aggregato monetario chiamato M2, si torni alla nota sul post del 25 febbraio dal titolo “Monetarismo in inverno”. In sostanza, laddove nel 2001 la somma di tutte le banconote, le monete metalliche e le passività della banca centrale convertibili al pari della moneta legale del Giappone corrispondeva alla somma di quel denaro, più i depositi bancari di conto corrente e quelli bancari o postali non trasferibili tramite assegno etc. (M2), dopo nove anni durante i quali la base monetaria aveva avuto un notevolissimo incremento, lo M2 si era spostato minimamente.

Si deve considerare che la “base monetaria”, o M0, include, oltre al denaro circolante, tutte le passività della banca centrale convertibili rapidamente e senza costi, e quindi è un concetto che si riferisce ad un aggregato che può essere anche notevolmente superiore al cosiddetto “circolante”. Se anche le passività delle banche centrali sono espresse in banconote e monete, il fatto che una parte di esse restino in riserva e non circolino, le esclude dal conteggio degli aggregati “successivi” (M1, M2, M3). Questo spiega la sostanza di quello che è accaduto nel Giappone ed altrove: gran parte della base monetaria utilizzata per la ‘facilitazione quantitativa’ non è stata messa in circolazione dai soggetti economici (banche, imprese, consumatori).

La qualcosa non significa che le ‘facilitazioni quantitative’ siano prive di effetti. Su quest’ultimo aspetto si trovano spiegazioni in vari post recenti di Krugman o Wren-Lewis; gli effetti ci sono, ma non sono affatto equivalenti alle potenzialità teoriche (mentre l’uso da parte degli Stati di una base monetaria aggiuntiva per investimenti o sussidi, evidentemente, ha effetti diretti).

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