Feb 14 10:10 am
I’ve read a couple of recent articles about what you might call peak Google — a nice piece by Farhad Manjoo, another via FT Alphaville — both of which argue, in effect, that Google’s past success is turning it into a dinosaur. Manjoo:
Old kingpins like Digital Equipment and Wang didn’t disappear overnight. They sank slowly, burdened by maintenance of the products that made them rich and unable to match the pace of technological change around them. The same is happening now at Hewlett-Packard, which is splitting in two. Even Microsoft — the once unbeatable, declared monopolist of personal computing software — has struggled to stay relevant in the shift from desktop to mobile devices, even as it has continued to pump out billions in profits.
Now Google is facing a similar question about its place among tech’s standard bearers.
It’s a common and plausible picture: basically, success makes you set in your ways, and unable to adapt when the environment changes. But here’s what I wonder: are we making up stories to explain essentially random events?
Consider the analogy with national growth. A few months ago Lant Pritchett and Larry Summers made a bit of a splash with a paper taking on a popular story about economic growth rates. Often, poor countries that have grown very fast in the past seem to slow down as they reach middle-income status, still far below the per capita incomes of Japan and the West. This has led to a lot of theorizing about a possible “middle-income trap”. But Pritchett and Summers argue that what we’re seeing is mostly just regression toward the mean: countries that have grown fast in the past tend to be more normal in the future, because that’s the way life is. All the rest is over-interpretation.
So I wonder: does the tendency of tech giants to lag in the next stage really represent the price of success and its attendant rigidity, or is it simply telling us that lightning doesn’t strike repeatedly in the same place? Tech giants — giants of any kind, actually — are generally built on the basis of one big idea, and grow huge by applying that idea. Why should we expect them to be great at the next big idea?
I’d also note, as an amateur in this field, that I’m hearing good stuff about Microsoft’s latest offerings. Weren’t they supposed to be a dinosaur, incapable of changing because the profits from the old ways are still too good? (Besides, the dinosaurs appear to have been wiped out by a random event.)
Anyway, just thoughts. But analysts of economic growth are familiar with the proposition that the more we study the issue, the less we think we know. I wonder if analysts of business success shouldn’t consider the possibility of a similar story in their field.
La trappola dei redditi medi e il preteso prezzo del successo
Ho letto un paio di articoli recenti su quello che si potrebbe chiamare il punto limite di Google – un bell’articolo da parte di Farhad Manjoo, un altro su FT Alphaville – che sostengono entrambi, in sostanza, che il passato successo di Google la sta trasformando in un dinosauro. Manjoo:
“Vecchi punti di riferimento come Digital Equipment e Wang non sono scomparse in una notte. Sono affondate lentamente, appesantite dai prodotti che le avevano rese ricche ed incapaci di stare al passo dei mutamenti tecnologici che maturavano attorno ad esse. Lo stesso sta accadendo adesso a Hewlett-Packard, che si sta spaccando in due pezzi. Persino Microsoft – una volta l’invincibile, indiscusso monopolista del software dei personal computer – ha faticato a mantenersi rilevante nel passaggio dai congegni da scrivania a quelli mobili, anche se ha proseguito ad accumulare miliardi di profitti.”
Adesso Google sta affrontando un problema simile in relazione alla sua posizione tra i più diffusi alfieri della tecnologia.
E’ un quadro frequente e plausibile: fondamentalmente, il successo consolida nelle proprie modalità, e rende incapaci di adattamento quando i contesti cambiano. Ma ecco cosa mi chiedo: stiamo forse inventandoci racconti per spiegare eventi essenzialmente casuali?
Si consideri l’analogia con la crescita nazionale. Pochi mesi orsono Lant Pritchett e Larry Summers fecero molto effetto con uno studio che interveniva su una spiegazione popolare sui tassi della crescita economica. Spesso i paesi poveri che sono cresciuti molto rapidamente nel passato sembrano rallentare quando raggiungono una condizione di medio reddito, seppure molto al di sotto dei redditi procapite del Giappone e dell’Occidente. Questo ha portato ad una grande quantità di teorizzazioni sulla “trappola del medio reddito”. Ma Pritchett e Summers sostengono che quello a cui assistiamo è in gran parte semplicemente una regressione verso posizioni mediane: i paesi che sono cresciuti velocemente nel passato tenderanno ad essere più nella norma nel futuro, perché le cose nella vita vanno in questo modo. Tutto il resto sono abusi interpretativi.
Dunque mi chiedo: la tendenza dei giganti della tecnologia a rallentare nei passaggi successivi rappresenta realmente il prezzo del successo e della sua connessa rigidità, o ci sta semplicemente dicendo che quel colpo di fulmine non colpirà nuovamente nello stesso punto? I giganti delle tecnologia – giganti di vario genere, per la verità – sono in generale costruiti sulla base di una grande idea, e crescono grandemente con la messa in atto di quell’idea. Perché dovremmo aspettarci che essi siano grandi con l’arrivo della prossima grande idea?
Osserverei anche, come amatore in questo campo, che sto sentendo dire cose buone sulle ultime offerte di Microsoft. Non si pensava che fossero dinosauri, incapaci di cambiamenti a causa dei profitti ancora troppo lauti che provenivano dai vecchi prodotti (a parte il fatto che i dinosauri sembra siano stati spazzati via da un evento casuale)?
In ogni modo, sono solo pensieri. Ma gli analisti della crescita economica hanno familiarità con il concetto secondo il quale più studiamo la materia, meno pensiamo di saperne. Mi chiedo se gli analisi dei successi di impresa non dovrebbero considerare la possibilità di una storia simile, anche nella loro disciplina.
By mm
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