Feb 21 2:27 pm
My soon-to-be-colleague Branko Milanovic writes forcefully against the term “human capital”; Elizabeth Bruenig notes an especially unpleasant use of the term by reformicons trying to sell child tax credits to their conservative allies.
I’m in agreement with both. It’s actually shocking how readily we have fallen into rhetoric that treats human beings as assets; it’s closely related to the remarkable, equally shocking way that we now talk about medical patients as health care “consumers”.
But I think there’s a bit more to add.
Branko says that the essential difference between skills and physical capital is that the former aren’t worth anything unless you work, and that is certainly an essential difference. I would, however, also emphasize the flip side: if you think of capital as something that rentiers can own, which is surely one of the important things we connote when we use the c-word, then labor force skills are not capital in that sense. Children of the wealthy can inherit or buy factories and buildings; absent indentured servitude or the coming of androids, they can’t buy worker skills.
Meanwhile, Bruenig is unhappy with James Pethokoukis for trying to sell humanitarian policies, more or less, as a cynical pro-capitalist ploy (which is, to give credit where it’s due, the opposite of the usual thing on the right). What I immediately noted was that Pethokoukis is wrong about what actually works in the direction he wants. He argues that big welfare states discourage having children, and dismisses pro-natalist policies as ineffectual. Here are fertility rates in advanced countries:
The two most extensive, generous welfare states in the world — France and Sweden — also have higher fertility than we do, significantly so in the case of France. And there’s a reason: strong pro-natalist policies, which greatly reduce the burden, financial and otherwise, of raising children. As I’ve written in the past, if you want to see policy informed by genuine family values — as opposed to “pro-family” values that are actually about patriarchy — France is a much better example than America.
Le persone non sono androidi
Colui che sarà tra breve mio collega, Branko Milanovic, interviene energicamente contro il termine “capitale umano”; Elizabeth Bruenig osserva un uso particolarmente sgradevole del termine da parte dei conservatori riformisti [1], che cercano di far accettare i crediti di imposta sui figli ai loro alleati conservatori.
Sono d’accordo con entrambi. Effettivamente è stupefacente con quanta prontezza ci siamo adeguati ad un linguaggio che tratta gli essere umani come asset; ciò è connesso strettamente all’altrettanto stupefacente e degno di nota vezzo di parlare dei pazienti della sanità come “consumatori” di assistenza sanitaria.
Ma penso ci sia qualcosa d’altro da aggiungere.
Branko dice che la differenza essenziale tra competenze professionali e capitale fisico è che le prime non valgono niente se non si lavora, e quella è certamente una differenza essenziale. Vorrei anche, tuttavia, mettere l’accento sull’altro lato della medaglia: se si pensa al capitale come qualcosa che i redditieri possono possedere, che è certamente una delle cose importanti alle quali alludiamo quando usiamo quella parola [2] , allora le competenze della forza lavoro non sono capitale in quel senso. I figli dei ricchi possono ereditare o comperare stabilimenti e palazzi; la lontana servitù a contratto o gli imminenti androidi non possono comprare le competenze di un lavoratore.
Nello stesso tempo, Bruenig è scontenta di James Pethokoukis per il suo tentativo, più o meno, di far accettare politiche umanitarie come uno stratagemma a favore dei capitalisti (che è l’opposto, per dire le cose come stanno, di ciò che solitamente fa la destra). Quello che notai immediatamente era che Pethokoukis si sbaglia a proposito di ciò che effettivamente funziona, nella direzione a cui è interessato. Egli sostiene che i grandi Stati assistenziali scoraggiano dall’avere figli, e liquidano le politiche a favore della natalità come inefficaci. Ecco i tassi di fertilità nel paesi avanzati:
I due stati assistenziali più esaurienti e generosi al mondo – la Francia e la Svezia – hanno tassi di natalità più elevati dei nostri, in modo particolarmente significativo nel casi della Francia. E c’è una ragione: le forti politiche a favore della natalità, che riducono grandemente il peso, finanziario e di altra natura, dell’allevare i figli. Come ho scritto nel passato, se si vogliono vedere politiche genuinamente ispirate ai valori della famiglia – all’opposto dei valori ‘familistici’ che in verità sono a favore del patriarcato – la Francia è un esempio molto migliore dell’America.
[1] In connessione un articolo di un esponente dei “conservatori riformisti”, James Pethokoukis, economista e blogger che opera presso l’American Enterprise Institute. L’articolo risale al giugno del 2014.
[2] “C-word” di solito è un modo per esprimersi con il massimo della volgarità nei confronti di una persona, soprattutto di un donna. In quel caso “c” sta per “cunt”. Ma non capirei il nesso e tantomeno l’ironia in questo contesto, per cui lo interpreto solo come un riferimento alla lettera iniziale.
By mm
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