Blog di Krugman

Austerità, grande e piccola (29 marzo 2015)

 

Mar 29 7:05 pm

Austerity, Big and Small

At this point it’s fairly common to look at the effects of austerity via cross-country scatterplots: one axis shows some measure of fiscal consolidation, while the other shows the change in GDP. Who started this practice? I think I did, here, although I’m happy to cede credit to someone else if I missed it.

There are problems with this approach: causation could run the other way, although given the extent to which austerity, in the eurozone at any rate, was driven by debt panic, those problems shouldn’t be too severe. Another issue, however, is concern that such cross-sectional pictures could be dominated by small outliers. Are we basing too much on Greece?

Well, I’ve been doing some class prep and decided to play around with bubble charts — scatterplots in which the size of the markers varies, in this case with PPP GDP. Here’s what the eurozone scatter looks like, using the IMF’s estimate of the change in the structural balance as a share of potential GDP:

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There seem to be three insights from this picture. First, the case that austerity really does hurt a lot does not depend on Greece. If anything, Greek economic contraction seems to have been somewhat less than you might have expected given the extreme austerity.

Second, and relatedly, the apparent multiplier looks larger if you focus only on the bigger economies; a weighted regression has a coefficient of -1.6, versus -1.3 for the unweighted version.

Finally, all the attention given to Latvia looks a bit … odd.

 

Austerità, grande e piccola

A questo punto è abbastanza comune osservare gli effetti dell’austerità attraverso grafici a dispersione [1] attraverso i vari paesi: un asse mostra una qualche entità di consolidamento delle finanze pubbliche, mentre l’altro mostra le modifiche del PIL. Chi cominciò con questa pratica? Suppongo di essere stato io, in questa connessione [2], ma sono felice di dare il merito a qualcun altro, se mi fosse sfuggito.

Con questo approccio ci sono problemi: il fattore della causalità può procedere in modo opposto, sebbene, considerata la misura nella quale l’austerità, almeno nell’eurozona, fu guidata dal panico per il debito, quei problemi non dovrebbero essere troppo gravi. Un altro tema, tuttavia, riguarda la preoccupazione che tali immagini a sezione trasversale possano essere dominate da piccole eccezioni. Non ci stiamo basando troppo sulla Grecia?

Ebbene, nel mentre preparavo una lezione ho deciso di trafficare un po’ con i diagrammi a bolla – grafici a dispersione nei quali la dimensione delle singole prestazioni varia, in questo caso con i PIL a parità di potere di acquisto. Ecco cosa mostra il grafico sull’eurozona, utilizzando le stime del FMI sul mutamento nell’equilibrio strutturale di bilancio come quota-parte del PIL [3]:

z 599

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da questa rappresentazione sembrano derivare tre intuizioni. La prima, l’argomento secondo il quale l’austerità ha prodotto davvero un gran danno non dipende dalla Grecia. Semmai, la contrazione economica greca sembra essere stata in qualche modo inferiore a quello che ci si sarebbe aspettati, dato il grado estremo di austerità.

La seconda, connessa con l’altra, il moltiplicatore apparente pare più ampio se ci si concentra soltanto sulle economie maggiori; una regressione ponderata ha un coefficiente del meno 1,6, contro il meno 1,3 della versione non ponderata.

Infine, tutta l’attenzione data alla Lettonia appare un po’ …. bizzarra.

 

[1] Il grafico di dispersione o grafico a dispersione o scatter plot o scatter graph è un tipo di grafico in cui due variabili di un set di dati sono riportate su uno spazio cartesiano. I dati sono visualizzati tramite una collezione di punti ciascuno con una posizione sull’asse orizzontale determinato da una variabile e sull’asse verticale determinato dall’altra. (Wikipedia)

Ovviamente, il primato che di seguito Krugman rivendica, non riguarda l’uso di grafici a dispersione, ma la sua applicazione allo studio sugli effetti dell’austerità.

[2] Il riferimento è al post “Ancora su austerità e crescita” del 24 aprile 2012.

[3] A parte le spiegazioni che Krugman offre di seguito, quello che si nota – pur non essendo attribuite le nazionalità ad ogni singola ‘bolla’, che però è ovviamente più ampia quando è riferita ad una economia più ampia, e viceversa – è che laddove i mutamenti negli equilibri strutturali di bilancio sono stati maggiori (ovvero, c’è stata più austerità e le bolle risultano più spostate verso destra), i mutamenti nel PIL reale sono stati meno positivi e normalmente negativi (ovvero sono scesi in basso, rispetto al livello 0 del PIL precedente). Il periodo interessato riguarda gli anni dal 2009 al 2013. E’ verosimile che la bolla più grande, in alto a sinistra, sia quella tedesca, caratterizzata dalla maggiore crescita del PIL e dalla minore modifica degli equilibri strutturali. Quella inferiore dovrebbe essere la Francia, e sotto ancora dovrebbe esserci quella relativa all’Italia.

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