Mar 30 8:05 am
Ben Bernanke’s Brookings blog begins! And the subject of the first post is a defense of the Fed against the charge that it has been keeping interest rates “artificially low” and hurting savers.
It’s a very clear, well-argued post; regular readers know that I’ve been making essentially the same arguments for years. I’d just add two points.
First, the image of the little old lady living hand to mouth off the interest on her bank account is basically a fiction. Most retired Americans depend on Social Security for the majority of their income, and have very little in interest earnings; the decline in rates has primarily hurt a small minority of very well-off seniors. Here’s a chart (from data here) showing the change in asset income of seniors from all sources (I couldn’t break out interest) from 2006 to 2010, as interest rates fell through the floor, averaged by quintile:
Ebri
It’s not as smooth as I expected, but it’s clear that the decline was much bigger among the better-off; to the extent that Fed policy was reducing returns, it was reducing inequality among seniors.
Second, much of the critique of low rates simply assumes that saving is a meritorious activity that should be encouraged. But the very fact that the economy remained depressed despite zero rates was telling us that we were awash in desired savings with no place to go — that’s what a liquidity trap is all about. And in that context more saving actually hurts the economy; it even hurts investment via the paradox of thrift.
What I find most interesting about Bernanke’s first blog post — which is, as I said, clear and completely correct — is that he chose that topic. What that’s telling us, I think, is what the people he talked to as Fed chair complained about most: not the failure to hit the inflation target, not the persistence of high unemployment, but disappointing returns for rentiers. John Galt, it turns out, wants price supports.
Intervenendo sul blog di Ben Bernanke
Prende le mosse il blog su Brookings di Ben Bernanke! E il soggetto del primo post è una difesa della Fed contro l’accusa di aver tenuto i tassi di interesse “artificialmente bassi” e di aver danneggiato i risparmiatori.
E’ un post molto chiaro e ben argomentato; i lettori affezionati sanno che io ho avanzato sostanzialmente gli stessi argomenti per anni. Vorrei aggiungere solo due aspetti.
Il primo, l’immagine della piccola anziana signora che vive alla giornata degli interessi sul suo conto in banca è fondamentalmente pura fantasia. La maggioranza dei pensionati americani dipende, per gran parte del proprio reddito, dal programma della Previdenza Sociale, e riceve molto poco dai guadagni sugli interessi; il declino dei tassi ha principalmente colpito una piccola minoranza di anziani assai benestanti. Ecco un diagramma (in questa connessione si trovano i dati [1]) che mostrano il mutamento del reddito derivante da attivi finanziari [2] dal 2006 al 2010, allorché i tassi di interesse hanno toccato il fondo, in media per ogni quintile:
Ebri
Non è così omogeneo come mi aspettavo, ma è chiaro che il declino è stato molto più grande tra i benestanti; nella misura in cui la Fed ha ridotto i rendimenti, è venuta riducendo l’ineguaglianza tra le persone anziane.
Il secondo, molte delle critiche sui bassi tassi semplicemente assumono che il risparmio sia una attività meritoria che dovrebbe essere incoraggiata. Ma il fatto inoppugnabile che l’economia è rimasta depressa nonostante i tassi a zero ci dice che siamo inondati di risparmi attesi [3] che non sanno dove andare – ed è questo che si intende quando si parla di trappola di liquidità. E in quel contesto, per la verità, una quota maggiore di risparmi danneggia l’economia; esso danneggia persino gli investimenti, per effetto del paradosso della parsimonia [4].
Quello che trovo più interessante del primo post sul blog di Bernanke – che, come ho detto, è chiaro e del tutto corretto – è che egli abbia scelto quel tema. Quello che ci sta dicendo, io penso, è quello di cui la gente con cui ha parlato come Presidente delle Fed si è massimamente lamentata: non l’incapacità a realizzare l’obiettivo dell’inflazione, non la persistenza di una elevata disoccupazione, bensì la delusione per i rendimenti dei redditieri. Viene fuori che John Galt [5] vuole il controllo dei prezzi.
[1] La connessione è con un studio dell’EBRI (Employee Benefit Research Insitute).
[2] Per “asset income” si intende soprattutto quella parte di reddito derivante da asset quali gli interessi su risparmi.
[3] Credo che in termini economici si possano intendere come “attesi” i risparmi che normalmente vengono considerati nello stesso senso degli “investimenti attesi”, vale a dire in riferimento al movimento che si suppone si produca nella trasformazione dei risparmi in investimenti. Attesi, in quanto desiderabili e prevedibili.
[4] E’ una espressione di solito attribuita a John Maynard Keynes, che del resto ne parla al capitolo 23 della Teoria Generale (in una parte del testo che in modo inconsueto si occupa di storia delle teorie economiche, cha ha come titolo “Note sul mercantilismo”) riferendosi ad una condizione nota anche in tempi molto più antichi (ad esempio, nella “favola delle api” del 1714). In sostanza si tratta della situazione per la quale, quando l’attitudine al risparmio si generalizza, l’effetto è quello di una caduta della domanda aggregata, e dunque di minori investimenti, minore crescita, e alla fine anche di minori risparmi. In questo senso si tratta di un paradosso: il culto della parsimonia fa scendere i risparmi stessi.
[5] John Galt, come si è più volte ricordato, è uno degli eroi del romanzo ‘liberista’ di Ayn Rand. Credo che l’espressione “sostegni dei prezzi” possa essere meglio intesa con riferimento ai “prezzi controllati”, ovvero a iniziative pubbliche tendenti a controllare l’evoluzione dei prezzi, togliendoli dai meccanismi autonomi dei mercati. Storicamente sono state pratiche più frequentemente rivendicate dalle forze progressiste (effetti considerevoli ci furono soprattutto in tempi di guerra, quando si trattava di impedire fenomeni speculativi), ma in questo caso ci si riferisce non al loro contenimento, quanto piuttosto ad un loro artificiale ‘sostegno’. Il concetto mi pare il seguente: che, paradossalmente, sembra che le posizioni delle politiche di controllo dei prezzi siano in questo caso rivendicate dai sostenitori del liberismo assoluto, almeno in materia di rivendicazione di livelli ‘non naturali’ dei tassi di interesse.
Il post di Ben Bernanke è tradotto in questo blog.
By mm
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