Mar 28 1:08 pm
Brad DeLong points me to Lars Syll declaring that I am not a “real Keynesian”, because I use equilibrium models and don’t emphasize the instability of expectations.
One way to answer this is to point out that Keynes said a lot of things, not all consistent with each other. (The same is true for all of us.) Right at the beginning of the General Theory, Keynes explains the “principle of effective demand” with a little model of temporary equilibrium that takes expectations as given. If that kind of modeling is anti-Keynesian, the man himself must be excommunicated.
But surely we don’t want to do economics via textual analysis of the masters. The questions one should ask about any economic approach are whether it helps us understand what’s going on, and whether it provides useful guidance for decisions.
So I don’t care whether Hicksian IS-LM is Keynesian in the sense that Keynes himself would have approved of it, and neither should you. What you should ask is whether that approach has proved useful — and whether the critics have something better to offer.
And as I have often argued, these past 6 or 7 years have in fact been a triumph for IS-LM. Those of us using IS-LM made predictions about the quiescence of interest rates and inflation that were ridiculed by many on the right, but have been completely borne out in practice. We also predicted much bigger adverse effects from austerity than usual because of the zero lower bound, and that has also come true.
Now, what have those who declare themselves the true Keynesians had to offer? Has insisting that expectations are volatile and unpredictable been helpful in this context? Actually, if anything it lends support to believers in the confidence fairy. After all, if it’s all animal spirits, who are we to say they’re wrong?
Has declaring uncertainty to be unquantifiable, and mathematical modeling in any form foolish, been productive? Remember, that’s what the Austrians say too.
If you can show me any useful advice given by those sniping at me and other for our failure to be proper Keynesians, I’ll be happy to take it under consideration. If you can’t, then we’re just doing literary criticism here, and I’m not interested.
Keynesiani non autentici
Brad DeLong mi indirizza a Lars Syll, il quale afferma che io non sono un “keynesiano vero”, perché uso modelli di equilibrio e non enfatizzo l’instabilità delle aspettative.
Un modo di rispondere a ciò è che Keynes disse un sacco di cose, non tutte coerenti l’una con l’altra (la qualcosa è vera per tutti noi). Proprio all’inizio delle Teoria Generale Keynes spiega il “principio della domanda effettiva” con un piccolo modello di equilibrio provvisorio che assume le aspettative come date. Se quel tipo di modello è anti-keynesiano, lui stesso dovrebbe essere scomunicato.
Ma certamente non è nostra intenzione fare economia attraverso l’analisi testuale dei maestri. Le domande che ci si dovrebbe porre riguardo ad ogni approccio economico è se esso ci aiuta a capire cosa sta accadendo, e se ci fornisce una guida utile per le decisioni.
Io dunque non mi preoccupo se il modello hicksiano IS-LM sia keynesiano nel senso che Keynes stesso l’avrebbe approvato, e non dovreste farlo neppure voi. Quello che dovreste fare è chiedervi se quell’approccio è risultato utile – e se i critici hanno qualcosa di meglio da offrire.
E come ho spesso sostenuto, questi 6 o 7 anni passati, di fatto, sono stati un trionfo per il modello IS-LM. Coloro che lo usano hanno fatto previsioni sulla inerzia dei tassi di interesse e dell’inflazione sulle quali molti a destra fecero ironie, ma che nella pratica sono stati completamente confermate. Avevamo anche previsto dall’austerità effetti molto più negativi di quelli consueti, a causa del limite inferiore dello zero nei tassi di interesse, ed anche questo si è avverato.
Ora, coloro che si presentano come i veri keynesiani, cosa hanno avuto da offrire? Insistere che le aspettative sono volatili e imprevedibili, è stato utile in questo contesto? Per la verità, semmai ciò presta sostegno a coloro che credono nella fata della fiducia. Dopo tutto, se è tutta una questione di istinti vitali, chi siamo noi per dire che gli altri sbagliano? Dichiarare che l’incertezza è non quantificabile, e che i modelli matematici sono insensati in ogni forma, è stato produttivo? Si ricordi che è quello che sostengono anche gli ‘austriaci’ [1].
Se potete indicarmi qualche utile consiglio fornito da coloro che mandano frecciatine a me e ad altri sulla nostra incapacità ad essere keynesiani nel vero senso della parola, sarò felice di prenderlo in considerazione. Se non potete, allora si tratta soltanto di critiche retoriche, e non sono interessato.
[1] Ovvero, la scuola economica anche definita marginalista, che in sostanza ha rappresentato nel corso del secolo scorso la alternativa al keynesismo, in forme aggiornate rispetto alla tradizione classica. ‘Austriaca’, perché alcuni suoi ispiratori erano austriaci (vedi le note sulla traduzione alla voce ‘austrians’).
By mm
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