Blog di Krugman

La deflazione mancata e l’argomento a favore dell’inflazione (31 marzo 2015)

 

Mar 31 8:14 am

Missing Deflation and the Argument for Inflation

Matthew Klein has been going through Fed transcripts from 2009, and notes that the Fed was surprised at the persistence of inflation despite the Great Recession. Oddly, however, he seems to suggest that this episode weakens the case I and others have been making for a higher inflation target. Actually, it strengthens that case.

First of all, the Fed wasn’t alone in being surprised by the failure of actual deflation to emerge; so were many of us, and we treated it as a problem to be solved. And what emerged as at least one likely culprit was downward nominal wage rigidity, which has been overwhelmingly obvious in recent years, with a clear spike in the distribution of wage changes at precisely zero:

z 603

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

What does this have to do with the case for a higher inflation target? That case rests on the problem of the two zeroes: it’s very hard both to cut interest rates below zero (not impossible, we’ve learned, but hard), and it’s also very hard to get cuts in nominal wages. Both problems are much more likely to be serious problems for the economy with, say, 1 percent inflation than with 4 percent inflation.

Now, economists and central bankers were aware of the two-zeroes problem back when they converged on the 2 percent inflation target. That’s why the target was 2, not 0. But they wrongly believed that 2 was enough — that with a 2 percent target neither zero would be binding except in rare cases.

What we’ve learned since then is that the zeroes are a much bigger issue than the consensus had it; that you can spend 6 years and counting at the zero lower bound on interest rates, that you can face many years of grinding, painful adjustment as countries or regions try to achieve “internal devaluation.”

So the failure of inflation to fall as much as predicted in 2009 was part of a series of events that were trying to tell us that the initial inflation target was too low.

 

La deflazione mancata e l’argomento a favore dell’inflazione

Matthew Klein ha esaminato con attenzione i verbali della Fed dal 2009, e osserva che la Fed rimase sorpresa dalla persistenza dell’inflazione nonostante la Grande Recessione. Stranamente, tuttavia, egli sembra indicare che questo episodio indebolisce l’argomento, che io ed altri stiamo avanzando, per un obbiettivo di inflazione più elevato. Per la verità, lo rafforza.

Prima di tutto, la Fed non fu l’unica ad essere sorpresa dal fatto che non si manifestasse una effettiva deflazione; fu lo stesso per molti di noi, e lo trattammo come un problema al quale andava trovata una spiegazione. E quello che emerse fu che almeno uno dei probabili responsabili era la rigidità dei salari nominali verso il basso, la qualcosa è stata completamente evidente negli anni recenti, con una chiara impennata dei mutamenti del salari esattamente sullo zero [1]:

z 603

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quanto incide tutto questo nella tesi di un obbiettivo più alto di inflazione? Quell’argomento si basa sul problema dei due ‘zeri’: è molto difficile sia tagliare i tassi di interesse sotto lo zero (non impossibile, come abbiamo appreso, ma difficile), ed è anche molto difficile ottenere tagli nei salari nominali. Entrambi i problemi è molto più probabile che siano problemi seri per l’economia con una inflazione, diciamo, all’1 per cento, piuttosto che al 4 per cento.

Ora, gli economisti ed i banchieri centrali erano consapevoli a quel tempo del problema dei due zeri quando convennero su un obbiettivo di inflazione al 2 per cento. Quella è la ragione per la quale l’obbiettivo era 2 e non 0. Ma credevano erroneamente che 2 fosse sufficiente – che con un obbiettivo del 2 percento nessuno dei due zeri sarebbe stato condizionante, se non in rari casi.

Da allora, quello che abbiamo imparato è che gli zeri sono un problema molto più grande di quello che non si pensasse unanimemente; che si può spendere 6 anni e passa al limite inferiore dello zero sui tassi di interesse, che si può fare i conti con molti anni di opprimente e dolorosa correzione con paesi e regioni che cercano di realizzare una “svalutazione interna”.

Dunque, il fatto che l’inflazione non sia caduta di quanto era stato previsto nel 2009 è stata parte di una serie di eventi che avevamo provato a spiegarci, sostenendo che l’iniziale obbiettivo di inflazione al 2 per cento fosse troppo basso.

 

[1] La tabella mostra la distribuzione dei mutamenti salariali in un periodo di 12 mesi nei due anni: il 2006 ed il 2011 (il primo in grigio ed il secondo il nero). Come si vede, anche l’anno 2006 era caratterizzato da una prevalente concentrazione dei mutamenti attorno allo zero – ovvero, nessun mutamento – ma l’anno 2011 mostra una concentrazione assai più elevata attorno a quel livello. Quella differenza è chiaramente compensata da una minore concentrazione sui segmenti da 0 a + 20, che indicano i mutamenti positivi nei compensi salariali. Dunque, per un numero assai più elevato di lavoratori non ci sono stati mutamenti positivi nel 2011 e c’è stata maggiore rigidità salariale, rispetto al 2006.

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