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Memorie della privatizzazione (dal blog di Krugman, 28 marzo 2015)

 

Privatization Memories

March 28, 2015 3:45 pm

Dave Weigel has one of the more interesting Harry Reid retrospectives, focusing on his role in fighting back Bush’s attempt to privatize Social Security — and in particular on the way he forged an alliance with liberal bloggers.

I remember that episode very well, for several reasons. One was that I, too, was writing a lot, debunking one bad argument for privatization after another. It wasn’t the first time I had done that kind of thing, but this was different in two ways: it was really intense, and for once my side of the argument won the political fight.

It was also a formative period for my perceptions of how policy arguments actually play out in modern America. There are always three sides here: the right, which isn’t interested in facts or logic; the left (which isn’t very leftist in this country — they’re really center-left by anyone else’s standards); and self-proclaimed centrists, who have very little in the way of a constituency in the country at large but have a lot of influence inside the Beltway.

And what you learned early on in the Social Security debate was that centrists desperately want to believe that there is symmetry between the left and the right, that Democrats and Republicans are equally extreme in their own way. And this means that they are always looking for ways to say nice things about Republicans and their policy proposals, no matter how bad those proposals are. That’s how Paul Ryan ended up getting an award for fiscal responsibility.

So back in 2005, Bush was making a dubious claim coupled with a complete non sequitur. First, the claim that Social Security was in crisis; second, that privatization was the answer, even though it would do nothing at all to help the system’s finances. How could centrists say nice things about such a crude bait-and-switch?

Well, here’s Joe Klein in 2005:

I agree with Paul [Krugman] in that private accounts have nothing to do with solvency and solvency is the issue. I disagree with Paul because I think private accounts [are] a terrific policy and that in the information age, you’re going to need different kinds of structures in the entitlement area than you had in the industrial age. But it is very hard to do that kind of change under these political circumstances where you have the parties at such loggerheads.

The Democrats have for the last 10 or 15 years blatantly, shamelessly demagogued this issue. They’ve offered nothing positive on Social Security or on Medicare or on Medicaid, and it’s time for them to compromise here.

Say what? To his credit, Klein later admitted that he was all wrong here. But the point is that what we saw here was the instinct to come up with something, anything, that would let centrists pretend symmetry between the parties.

Incidentally, about Democrats doing nothing about Medicare and Medicaid: it’s interesting to look at budget projections made around the time of the Social Security debate. Back then CBO projected that by fiscal 2014 Medicare spending would rise to $708 billion and Medicaid spending to $361 billion. The actual numbers for 2014 were 600 and 301, respectively, despite the Medicaid expansion under Obamacare. At least some of this unexpectedly low cost can be attributed to measures included in the Affordable Care Act. And strange to say, this was achieved without destroying or privatizing the programs.

But back to 2005: what Harry Reid realized was that it was time to stop courting the Very Serious People and instead make an alliance with the DFHs — which isn’t quite shorthand for Dirty Foolish Hippies — who, unlike the VSPs, were actually making sense on both the policy and the politics. It was an important turning point.

 

Memorie della privatizzazione

Dave Weigel ci offre una delle più interessanti retrospettive di Harry Reid [1], concentrandosi sul suo ruolo nel reagire al tentativo di Bush di privatizzare la Previdenza Sociale [2] – e in particolare sul modo in cui egli costruì una alleanza con i blogger progressisti.

Ricordo molto bene quell’episodio, per varie ragioni. Una fu quella che anch’io scrivevo molto, demistificando un cattivo argomento dietro l’altro per la privatizzazione. Non era la prima volta che facevo una cosa del genere, ma in questa occasione era diverso per due motivi: fu una esperienza davvero coinvolgente e, per una volta, la tesi del mio schieramento vinse, sul piano politico.

Fu anche un periodo creativo per la mia sensibilità su come gli argomenti della politica vanno effettivamente in scena nell’America odierna. Da questo punto di vista, c’erano sempre tre schieramenti: la destra, che non è interessata ai fatti ed alla logica; la sinistra (che in questo paese non è una sinistra vera e propria – secondo gli standard di tutti gli altri paesi è in sostanza un centro-sinistra); e i sedicenti centristi, che quanto a seguito hanno poca influenza nel paese nel suo complesso, ma ne hanno molta nella Capitale.

E quello che si capiva subito nel dibattito sulla Previdenza Sociale era che i centristi volevano a tutti i costi credere che ci fosse una simmetria tra destra e sinistra, che i democratici ed i repubblicani fossero egualmente su posizioni estreme, ognuno a modo suo. E questo significava che essi cercavano in ogni momento di esprimere apprezzamenti sui repubblicani e sulle loro proposte politiche, a prescindere da quanto fossero negative. Questo è il modo in cui Paul Ryan finì coll’ottenere un premio per il rigore in materia di finanza pubblica.

Dunque, nel passato 2005, Bush stava avanzando una tesi dubbia, seguita da una completa incongruenza. Anzitutto, l’argomento che la Previdenza Sociale fosse in crisi; in secondo luogo, che la privatizzazione fosse la risposta, anche se essa non avrebbe aiutato per niente la situazione finanziaria del settore. Come potevano i centristi esprimersi positivamente su un tale grossolano sistema di specchietti per le allodole?

Ebbene, questo scriveva Joe Klein nel 2005:

“Io sono d’accordo con Paul Krugman sul fatto che una contabilità privatistica [3] non ha niente a che fare con la solvibilità, e che essa è il problema. Non sono d’accordo con lui perché penso che la contabilità privatistica (sia) una politica formidabile e che, nell’epoca dell’informazione, si sia destinati ad avere necessità di differenti strutture nell’area dei servizi sociali, rispetto a quelle che esistevano nell’età dell’industrializzazione. Ma è difficile operare questo cambiamento in queste circostanze politiche, nelle quali i partiti politici sono a tal punto ai ferri corti.

I democratici hanno fatto demagogia in modo vergognoso e senza alcun ritegno su questo tema. Non hanno proposto niente di positivo per la Previdenza Sociale, per Medicare o per Medicaid, e su questa materia è venuto il tempo che cerchino un compromesso.”

Che dire? A suo merito, Klein successivamente ammise che in questo caso aveva sbagliato tutto. Ma il punto è che quello a cui assistemmo fu il bisogno istintivo di venirsene fuori con qualcosa, con qualunque cosa, che consentisse ai centristi di immaginare una simmetria tra i due partiti.

Tra parentesi, a proposito dell’inerzia dei democratici su Medicare e Medicaid: sono interessanti le previsioni di bilancio che venivano fatte al tempo del dibattito sulla Previdenza Sociale [4]. Allora il Congressional Budget Office prevedeva che la spesa per l’anno finanziario 2014 su Medicare sarebbe salita a 708 miliardi di dollari, e la spesa su Medicaid a 361 miliardi di dollari. I numeri effettivi nel 2014 sono stati rispettivamente 600 e 301 miliardi di dollari, nonostante l’espansione di Medicaid in conseguenza della legge di riforma sanitaria di Obama. Almeno alcuni di questi costi inaspettatamente bassi sono da attribuire alla Legge sulla Assistenza Sostenibile. E, guarda un po’, questo è stato ottenuto senza distruggere o privatizzare i programmi.

Ma tornando al 2005: ciò che Harry Reid comprese fu che era venuto il tempo di smetterla di corteggiare le Persone Molto Serie, e piuttosto di fare una alleanza con i “DFH” – che non è esattamente una abbreviazione per “Hippy Sciocchi e Sudici” [5] – che, diversamente dalle VSP [6], era in effetti una cosa sensata, sia dal punto di vista della tattica politica che dei programmi. Fu un punto di svolta importante.

 

[1] Harry Mason Reid (Searchlight, 2 dicembre 1939) è un politico statunitense, attuale senatore per lo stato del Nevada e leader della maggioranza democratica (precedente alle ultime elezioni di medio termine). In precedenza membro della Camera dei Rappresentanti per lo stesso stato dal 1983 al 1987.

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[2] Traduciamo “Social Security” con “Previdenza Sociale”, perché negli USA si tratta di un programma federale che principalmente riguarda i trattamenti previdenziali (pensioni e pensioni di reversibilità, ovvero, in inglese, per i “survivors”). Esso, però, contiene anche misure di assistenza nei confronti dei disabili ed altre misure minori. Negli altri paesi di lingua inglese, il termine riguarda, in senso più generale, tutta l’area dei diritti sociali. Dunque negli USA la “Social Security” è un aspetto delle legislazione sociale, distinto, ad esempio, dai programmi federali per la assistenza sanitaria agli anziani (Medicaid) o per la assistenza sanitaria alla popolazione indigente o con redditi bassi (Medicaid).

Il programma è finanziato attraverso la tassazione dei redditi da lavoro, dipendente (FICA) o autonomo (SECA).

[3] Suppongo che la differenza tra “contabilità pubblica e privata” riguardasse appunto diversi sistemi, a seconda che i meccanismi fiscali dei prelievi e i relativi diritti fossero definiti in termini generali per la popolazione, ovvero fossero determinati dalla contabilità delle contribuzioni individuali; ed evidentemente, nel dibattito di quegli anni, una implicazione rilevante riguardava il ruolo, nel secondo caso, del sistema assicurativo privato. Quella era la sostanza della proposta di Bush: anziché socializzare – sia pure parzialmente – la sanità (come avrebbe successivamente fatto Obama), privatizzare anche il sistema pensionistico.

[4] Si badi, le previsioni all’epoca di quel dibattito sul bilancio federale in generale, e non solo le previsioni sul bilancio specifico del programma della Previdenza Sociale.

[5] Provo ad indovinare l’ironia. Normalmente sono definiti DFH i settori dei blogger di orientamento progressista, di sinistra. Il termine è offensivo, in particolare perché per esteso sta per “Dirty Fucking Hippies”, ovvero per “Hippy Sudici e Fottuti”. Krugman in questo caso lo attenua, sostituendo i ‘fottuti’ con gli ‘sciocchi’ (Foolish e non Fucking), ma ammette che la abbreviazione non significa esattamente quello.

[6] Very Serious Pepole, Persone Molto Serie.

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