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Progressisti, conservatori e posti di lavoro (dal blog di Krugman, 24 marzo 2015)

 

Mar 24 11:36 am

Liberals, Conservatives, and Jobs

Just about everything I write evokes vituperative reactions from the usual suspects, but never so much as when I point out awkward facts. So there was a lot of mud-slinging when I pointed out last summer that California’s economy — which conservatives said was doomed by tax increases and generally liberal policies — was in fact experiencing an impressive recovery.

Well, the story continues:

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To be fair, California has a larger labor force than Texas, so its rate of job growth is still somewhat lower. Still, this wasn’t supposed to happen.

Why does this sort of thing bother conservatives so much? Well, it’s an essential part of their belief structure that they have a secret sauce that lets them deliver job growth that liberals can’t. As Rand Paul declared,

When is the last time in our country we created millions of jobs? It was under Ronald Reagan …

Actually:

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If creating “millions” of jobs means adding 2 million or more in a given year, then we did that in three of Jimmy Carter’s four years in office, and 13 times since Reagan left the White House — 8 times under Bill Clinton, twice under George W. Bush, and three times so far under Barack Obama. Actually, the only times we haven’t added millions of jobs under Democrats have been in the aftermath of severe shocks — the oil shock of 1979 and the financial crisis of 2008.

Am I claiming that Democratic presidents were responsible for all this job creation? No, not at all, nor do I need to. The point, instead, is that their policies didn’t prevent a lot of employment growth. That is, what you learn from both national experience and the California story is that you can raise taxes on the rich and expand access to health care without killing the economy.

Republicans, by contrast, need to claim that Reaganomics produced all the job growth of the 80s, just as they used to claim that Bush’s “ownership society” was responsible for any and all good news in the 2000s. That’s why they’re desperately trying to claim that the economic recovery now underway is an illusion.

They can’t handle the truth.

 

Progressisti, conservatori e posti di lavoro

Più o meno tutto quello che scrivo provoca da parte dei soliti noti reazioni al vetriolo, ma mai tante come quando metto in evidenza dati di fatto imbarazzanti. Così ci fu molto lancio di fango quando, la scorsa estate, sottolineai che l’economia della California – che i conservatori dicevano era condannata dalle politiche degli incrementi fiscali e in generale progressiste – stava di fatto conoscendo una impressionante ripresa.

Ebbene, quella storia prosegue:

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Ad esser giusti, la California ha una forza di lavoro più ampia del Texas, cosicché il suo tasso di crescita dei posti di lavoro è ancora un po’ più basso. Eppure, non si pensava che accadesse.

Perché cose di questo genere infastidiscono così tanto i conservatori? Ebbene, una componente essenziale della struttura delle loro convinzioni è quella di avere una ricetta segreta che consente loro di promuovere una crescita di posti di lavoro, impossibile per i progressisti. Come dichiarò Rand Paul,

“Quando fu l’ultima volta che nel nostro paese creammo milioni di posti di lavoro? Fu con Ronald Reagan …”

In effetti [1]:

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Se creare “milioni” di posti di lavoro significa aggiungerne due milioni o più in un determinato anno, allora è quello che avemmo in tre dei quattro anni della Presidenza di Jimmy Carter, e tredici volte da quando Reagan lasciò la Casa Bianca, – 8 volte con Bill Clinton, il doppio che con la presidenza di George W. Bush, e sino ad adesso tre volte con Obama. In effetti, le sole volte che, con i governi dei democratici, non abbiamo aggiunto milioni di posti di lavoro è stato a seguito di gravi shock – lo shock del petrolio del 1979 e la crisi finanziaria del 2008.

Sto sostenendo che i Presidenti democratici ebbero il merito della creazione di tutti questi posti di lavoro? No, niente affatto, e neppure ne ho bisogno. Il punto, tuttavia, è che le loro politiche non impediscono una notevole crescita dell’occupazione. Vale a dire, quello che si impara sia dalla esperienza nazionale che dalla storia della California è che si possono aumentare le tasse su ricchi ed ampliare l’accesso alla assistenza sanitaria senza ammazzare l’economia.

I repubblicani, per contrasto, hanno bisogno di sostenere che la politica economica di Reagan produsse tutta la crescita dei posti di lavoro degli anni ’80, proprio come erano abituati a sostenere che la “società dei proprietari” di Bush aveva il merito di ogni notizia positiva degli anni 2000. Questa è la ragione per la quale stanno disperatamente cercando di sostenere che la ripresa economica oggi in essere è una illusione.

Maneggiare la verità, per loro, è una cosa impossibile.

 

 

[1] Per una spiegazione di questa tabella in relazione ai periodi delle varie presidenze, vedi la nota alla stessa tabella nel post del 21 marzo “I boom dei democratici”. Ma questa tabella comprende anche il periodo di Carter, della fine degli anni ’70.

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