Mar 14 11:36 am
Tim Duy is having a debate with Scott Sumner, who insists that the strong dollar won’t hurt US growth.
I think we need to think about this both conceptually and quantitatively, and I’m not nearly so sanguine.
Sumner says that you can’t reason from a price change; the dollar doesn’t just move for no reason, so you have to go back to the underlying cause and ask what effect it has. Actually, asset price moves often have no clear cause — they’re bubbles, or driven by changes in long-term expectations, so you really do want to ask about the effects of price changes you can’t explain very well.
More specifically, Sumner is right that if the euro’s fall is being driven by expansionary monetary policy, this affects the U.S. through the demand channel as well as competitiveness, so it may be a wash. But I’ve already argued that the fall in the euro is much bigger than you can explain with monetary policy; it seems to reflect the perception that Europe is going to be depressed for the long term. And if that’s what drives the weak euro/strong dollar, it will hurt US growth.
Una nota sulla forza del dollaro
Tim Duy ha in corso una discussione con Scott Sumner, che insiste che il dollaro forte non danneggerà la crescita degli Stati Uniti.
Io penso che si debba ragionare di questo sia in termini concettuali che quantitativi, e non sono affatto così ottimista.
Sumner dice che non si può ragionare sulla base di un cambiamento del valore; il dollaro non si muove per nessuna ragione, dunque si deve risalire alla causa sottostante e chiedersi quale effetto abbia. In effetti, i mutamenti di valore di un asset spesso non hanno una causa chiara – possono essere bolle, oppure essere guidati da mutamenti nelle aspettative a lungo termine, cosicché si deve davvero porsi domande sugli effetti dei cambiamenti di valore che non si possono spiegare chiaramente.
Più in particolare, Sumner ha ragione a dire che se la caduta dell’euro fosse sospinta dalla politica monetaria espansiva, questa influenzerebbe gli Stati Uniti attraverso il canale della domanda altrettanto che attraverso la competitività, quindi sarebbe una sostanziale parità. Ma io ho già sostenuto che la caduta dell’euro è maggiore di quanto si possa spiegare con la politica monetaria; essa sembra riflettere la percezione che l’Europa sia destinata ad essere depressa per un lungo periodo. E se è quello che determina l’euro debole e il dollaro forte, esso danneggerà la crescita degli Stati Uniti.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"