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Dove il Governo eccelle, di Paul Krugman (New York Times 10 aprile 2015)

 

Where Government Excels

APRIL 10, 2015

Paul Krugman

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As Republican presidential hopefuls trot out their policy agendas — which always involve cutting taxes on the rich while slashing benefits for the poor and middle class — some real new thinking is happening on the other side of the aisle. Suddenly, it seems, many Democrats have decided to break with Beltway orthodoxy, which always calls for cuts in “entitlements.” Instead, they’re proposing that Social Security benefits actually be expanded.

This is a welcome development in two ways. First, the specific case for expanding Social Security is quite good. Second, and more fundamentally, Democrats finally seem to be standing up to antigovernment propaganda and recognizing the reality that there are some things the government does better than the private sector.

Like all advanced nations, America mainly relies on private markets and private initiatives to provide its citizens with the things they want and need, and hardly anyone in our political discourse would propose changing that. The days when it sounded like a good idea to have the government directly run large parts of the economy are long past.

Yet we also know that some things more or less must be done by government. Every economics textbooks talks about “public goods” like national defense and air traffic control that can’t be made available to anyone without being made available to everyone, and which profit-seeking firms, therefore, have no incentive to provide. But are public goods the only area where the government outperforms the private sector? By no means.

One classic example of government doing it better is health insurance. Yes, conservatives constantly agitate for more privatization — in particular, they want to convert Medicare into nothing more than vouchers for the purchase of private insurance — but all the evidence says this would move us in precisely the wrong direction. Medicare and Medicaid are substantially cheaper and more efficient than private insurance; they even involve less bureaucracy. Internationally, the American health system is unique in the extent to which it relies on the private sector, and it’s also unique in its incredible inefficiency and high costs.

And there’s another major example of government superiority: providing retirement security.

Maybe we wouldn’t need Social Security if ordinary people really were the perfectly rational, farsighted agents economists like to assume in their models (and right-wingers like to assume in their propaganda). In an idealized world, 25-year-old workers would base their decisions about how much to save on a realistic assessment of what they will need to live comfortably when they’re in their 70s. They’d also be smart and sophisticated in how they invested those savings, carefully seeking the best trade-offs between risk and return.

In the real world, however, many and arguably most working Americans are saving much too little for their retirement. They’re also investing these savings badly. For example, a recent White House report found that Americans are losing billions each year thanks to investment advisers trying to maximize their own fees rather than their clients’ welfare.

You might be tempted to say that if workers save too little and invest badly, it’s their own fault. But people have jobs and children, and they must cope with all the crises of life. It’s unfair to expect them to be expert investors, too. In any case, the economy is supposed to work for real people leading real lives; it shouldn’t be an obstacle course only a few can navigate.

And in the real world of retirement, Social Security is a shining example of a system that works. It’s simple and clean, with low operating costs and minimal bureaucracy. It provides older Americans who worked hard all their lives with a chance of living decently in retirement, without requiring that they show an inhuman ability to think decades ahead and be investment whizzes as well. The only problem is that the decline of private pensions, and their replacement with inadequate 401(k)-type plans, has left a gap that Social Security isn’t currently big enough to fill. So why not make it bigger?

Needless to say, suggestions along these lines are already provoking near-hysterical reactions, not just from the right, but from self-proclaimed centrists. As I wrote some years ago, calling for cuts to Social Security has long been seen inside the Beltway as a “badge of seriousness, a way of showing how statesmanlike and tough-minded you are.” And it’s only a decade since former President George W. Bush tried to privatize the program, with a lot of centrist support.

But true seriousness means looking at what works and what doesn’t. Privatized retirement schemes work very badly; Social Security works very well. And we should build on that success.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dove il Governo eccelle, di Paul Krugman

New York Times 10 aprile 2015

Mentre gli aspiranti alle presidenziali repubblicane tirano fuori i loro programmi – che invariabilmente riguardano i tagli alle tasse sui ricchi e l’abbattimento dei sussidi ai poveri ed alla classe media – si manifesta qualche effettivo nuovo ragionamento dall’altra parte dello schieramento politico. All’improvviso, a quanto sembra, molti democratici hanno deciso di rompere con l’ortodossia della Capitale [1], che chiede in continuazione tagli ai programmi sociali. Sorprendentemente, stanno invece proponendo che i sussidi della Previdenza Sociale siano ampliati.

Si tratta di uno sviluppo che è benvenuto, in un duplice senso. Anzitutto, l’argomento specifico di una espansione della Previdenza Sociale è assolutamente positivo. In secondo luogo, più importante ancora, i democratici sembrano finalmente prendere posizione contro la propaganda anti pubblicistica e misurarsi con il dato di fatto, secondo il quale ci sono varie cose che il governo fa meglio del settore privato.

Come tutte le nazioni avanzate, l’America si basa principalmente sui mercati e sull’iniziativa privata per fornire ai propri cittadini le cose di cui hanno necessità e desiderio, e difficilmente nel nostro dibattito politico qualcuno proporrebbe di modificare tutto ciò. I giorni nei quali sembrava una buona idea la gestione diretta del Governo di grandi parti dell’economia, sono da un bel po’ passati.

Tuttavia, approssimativamente sappiamo anche che alcune cose debbono essere fatte dalla mano pubblica. Ogni libro di testo di economia parla dei “beni pubblici” come la difesa nazionale e il controllo del traffico aereo che non possono essere disponibili per ciascuno senza essere rese disponibili per tutti, e che di conseguenza le imprese alla ricerca del profitto non hanno alcun incentivo a fornire. Ma i beni pubblici sono l’unica area nella quale il governo ha prestazioni superiori al settore privato? Assolutamente no.

Un esempio classico di una migliore prestazione pubblica è l’assicurazione sanitaria. E’ vero, i conservatori si agitano in continuazione per una maggiore privatizzazione – in particolare, vorrebbero convertire Medicare in niente di più che un sistema di ‘buoni’ per acquistare assicurazioni private – ma ogni prova ci dice che ci muoveremmo precisamente nella direzione sbagliata. Medicare e Medicaid sono sostanzialmente più convenienti e più efficaci delle assicurazioni private; tra l’altro comportano minore burocrazia. Su scala internazionale, il sistema sanitario americano è unico quanto alla dimensione del settore privato che lo caratterizza, ed è anche unico nella sua incredibile inefficienza e nei suoi costi elevati.

E c’è un altro importante esempio di superiorità del settore pubblico: la sicurezza previdenziale.

Se le persone normali fossero quegli agenti perfettamente razionali e preveggenti che gli economisti amano supporre nei loro modelli (e che le destra ama supporre nella sua propaganda), forse non avremmo bisogno della Previdenza Sociale [2]. In un mondo teorico, i lavoratori venticinquenni baserebbero le loro decisioni su quanto risparmiare su un giudizio realistico di quello di cui avranno bisogno per vivere in modo confortevole quando saranno nei loro settant’anni. Sarebbero anche scaltri e sofisticati nel come investire i loro risparmi, cercando in modo scrupoloso i migliori equilibri tra rischi e rendimenti.

Nel mondo reale, tuttavia, molti, probabilmente la maggioranza dei lavoratori americani, stanno risparmiando troppo poco per la loro pensione. Inoltre investono malamente questi risparmi. Ad esempio, un recente rapporto della Casa Bianca ha scoperto che gli americani stanno perdendo ogni anno miliardi, grazie ai consiglieri in materia di investimenti che cercano di massimizzare le loro parcelle, piuttosto che il bene dei loro clienti.

Si potrebbe essere tentati di dire che se i lavoratori risparmiano troppo poco e investono malamente, è colpa loro. Ma le persone hanno posti di lavoro e figli, e devono fare i conti con le crisi della esistenza. Peraltro, non è giusto aspettarsi che siano investitori esperti. In ogni caso, si suppone che l’economia funzioni per le persone vere che conducono esistenze vere; non dovrebbe essere una corsa ad ostacoli riservata soltanto ai pochi che sanno destreggiarsi.

E nel mondo reale delle pensioni, la Previdenza Sociale è un esempio brillante di un sistema che funziona. E’ semplice e ordinato [3], con bassi costi operativi ed una burocrazia minima. Dà agli americani anziani che hanno lavorato duramente nelle loro vite una possibilità di vivere decentemente in pensione, senza costringerli a dimostrare l’inumana abilità di pensarci decenni in anticipo e di essere allo stesso tempo maghi degli investimenti. Il solo problema è che il declino delle pensioni private, e la loro sostituzione con programmi pensionistici del tipo di quelli del 410 (K) [4], ha lasciato un buco che la Previdenza Sociale non è attualmente in grado di coprire. Perché dunque non far diventare quel programma federale più cospicuo?

Non è il caso di dire che suggerimenti di questo genere stanno già provocando reazioni al limite dell’isteria, non solo da parte della destra, ma anche dai sedicenti centristi. Come scrissi alcuni anni orsono, le prese di posizione per i tagli nella Previdenza Sociale sono da tempo considerate a Washington come un “distintivo di serietà, un modo per dimostrarsi statisti ed anche persone con i piedi per terra”. E soltanto dieci anni orsono il precedente Presidente George W. Bush cercò di privatizzare il programma, con un bel po’ di sostegno da parte dei centristi.

Ma la vera serietà consiste nel guardare a quello che funziona e a quello che non funziona. I programmi di pensionamento privati funzionano molto male, la Previdenza Sociale funziona egregiamente. E’ su quel successo che dovremmo basarci.

 

[1] “Beltway” è, per definizione, la circonvallazione di Washington, ed anche il sinonimo del ‘centro’ del potere politico, giacché in quella cintura urbanistica si collocano i palazzi del potere politico (ed anche le sedi di molte lobby).

[2] Come si è chiarito altre volte, “Social Security” è un programma del Governo Federale americano (e questa è la ragione per la quale lo traduciamo con il termine italiano analogo e con lettere maiuscole).

[3] A meno che non intenda dire che è un sistema ‘onesto’, senza ladrocini. Nel qual caso: “pulito”.

[4] E’ il termine tecnico, secondo la classificazione della ‘Agenzia delle Entrate’ americana, che si riferisce ai piani stabiliti dai datori di lavoro, sulla base dei quali gli occupati possono differire volontari accantonamenti per le future pensioni. I datori di lavoro li propongono, perché gli accantonamenti comprendono un loro pari contributo non facoltativo e, in pratica, la gestione di quei fondi resta una prerogativa dei datori di lavoro. Una soluzione privatistica che è in declino perchè funziona peggio, dal punto di vista degli interessi dei lavoratori.

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