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Non l’ha detto nessuno, di Paul Krugman (New York Times 27 aprile 2015)

 

Nobody Said That

APRIL 27, 2015

Paul Krugman

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Imagine yourself as a regular commentator on public affairs — maybe a paid pundit, maybe a supposed expert in some area, maybe just an opinionated billionaire. You weigh in on a major policy initiative that’s about to happen, making strong predictions of disaster. The Obama stimulus, you declare, will cause soaring interest rates; the Fed’s bond purchases will “debase the dollar” and cause high inflation; the Affordable Care Act will collapse in a vicious circle of declining enrollment and surging costs.

But nothing you predicted actually comes to pass. What do you do?

You might admit that you were wrong, and try to figure out why. But almost nobody does that; we live in an age of unacknowledged error.

Alternatively, you might insist that sinister forces are covering up the grim reality. Quite a few well-known pundits are, or at some point were, “inflation truthers,” claiming that the government is lying about the pace of price increases. There have also been many prominent Obamacare truthers declaring that the White House is cooking the books, that the policies are worthless, and so on.

Finally, there’s a third option: You can pretend that you didn’t make the predictions you did. I see that a lot when it comes to people who issued dire warnings about interest rates and inflation, and now claim that they did no such thing. Where I’m seeing it most, however, is on the health care front. Obamacare is working better than even its supporters expected — but its enemies say that the good news proves nothing, because nobody predicted anything different.

Go back to 2013, before reform went fully into effect, or early 2014, before the numbers on first-year enrollment came in. What were Obamacare’s opponents predicting?The answer is, utter disaster. Americans, declared a May 2013 report from a House committee, were about to face a devastating “rate shock,” with premiums almost doubling on average.

And it would only get worse: At the beginning of 2014 the right’s favored experts — or maybe that should be “experts” — were warning about a “death spiral” in which only the sickest citizens would sign up, causing premiums to soar even higher and many people to drop out of the program.

What about the overall effect on insurance coverage? Several months into 2014 many leading Republicans — including John Boehner, the speaker of the House — were predicting that more people would lose coverage than gain it. And everyone on the right was predicting that the law would cost far more than projected, adding hundreds of billions if not trillions to budget deficits.

What actually happened? There was no rate shock: average premiums in 2014 were about 16 percent lower than projected. There is no death spiral: On average, premiums for 2015 are between 2 and 4 percent higher than in 2014, which is a much slower rate of increase than the historical norm. The number of Americans without health insurance has fallen by around 15 million, and would have fallen substantially more if so many Republican-controlled states weren’t blocking the expansion of Medicaid. And the overall cost of the program is coming in well below expectations.

One more thing: You sometimes hear complaints about the alleged poor quality of the policies offered to newly insured families. But a new survey by J. D. Power, the market research company, finds that the newly enrolled are very satisfied with their coverage — more satisfied than the average person with conventional, non-Obamacare insurance.

This is what policy success looks like, and it should have the critics engaged in soul-searching about why they got it so wrong. But no.

Instead, the new line — exemplified by, but not unique to, a recent op-ed article by the hedge-fund manager Cliff Asness — is that there’s nothing to see here: “That more people would be insured was never in dispute.” Never, I guess, except in everything ever said by anyone in a position of influence on the American right. Oh, and all the good news on costs is just a coincidence.

It’s both easy and entirely appropriate to ridicule this kind of thing. But there are some serious stakes here, and they go beyond the issue of health reform, important as it is.

You see, in a polarized political environment, policy debates always involve more than just the specific issue on the table. They are also clashes of world views. Predictions of debt disaster, a debased dollar, and Obama death spirals reflect the same ideology, and the utter failure of these predictions should inspire major doubts about that ideology.

And there’s also a moral issue involved. Refusing to accept responsibility for past errors is a serious character flaw in one’s private life. It rises to the level of real wrongdoing when policies that affect millions of lives are at stake.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non l’ha detto nessuno, di Paul Krugman

New York Times 27 aprile 2015

Immaginatevi di essere un commentatore consueto di cose pubbliche – ad esempio un opinionista stipendiato, oppure un presunto esperto in qualche disciplina, o magari un miliardario supponente. Intervenite a proposito di una importante iniziativa politica che sta per essere messa in atto, facendo previsioni esplicite di disastro. Le misure di sostegno di Obama, affermate, spingeranno alle stelle i tassi di interesse; l’acquisto di bond da parte della Fed “svaluteranno il dollaro” e provocheranno un’alta inflazione; la Legge sulla Assistenza Sostenibile [1] crollerà in un circolo vizioso di iscrizioni [2] in diminuzione e di costi crescenti.

Ma niente di quello che avevate previsto, in effetti, accade. Che cosa fate?

Potreste ammettere di aver avuto torto, e cercare di capire il motivo. Ma questa è una cosa che non fa quasi nessuno: viviamo in un’epoca nella quale gli errori non vengono riconosciuti.

In alternativa, potreste ostinarvi a sostenere che forze oscure stiano nascondendo la triste verità. Un certo numero di commentatori ben noti sono, o in qualche momento sono stati, dei ‘teorici della cospirazione’ a proposito dell’inflazione, ovvero hanno sostenuto che il Governo stava mentendo sulla velocità negli incrementi dei prezzi. Ci sono stati anche molti teorici della cospirazione a proposito della riforma sanitaria di Obama, che affermavano che la Casa Bianca stava truccando i dati, che si trattava di politiche inaffidabili, e così via.

Infine, c’è una terza possibilità: potete pretendere di non aver fatto le previsioni che avevate fatto. Ne vedo tanti, a proposito di persone che avevano messo in circolazione terribili ammonimenti sui tassi di interesse e sull’inflazione, che oggi pretendono di non aver fatto niente di simile. In maggioranza, tuttavia, li osservo sul fronte della assistenza sanitaria. La riforma di Obama sta funzionando meglio di quello che avevano previsto i suoi sostenitori – ma i suoi avversari dicono che le buone notizie non dimostrano niente, giacché nessuno aveva previsto che le cose andassero diversamente.

Torniamo al 2013, prima che la riforma entrasse pienamente in funzione, o agli inizi del 2014, prima che arrivassero i dati sulle registrazioni del primo anno. Cosa prevedevano gli oppositori della riforma di Obama? La risposta è: un completo disastro. Gli americani, dichiarava un rapporto del maggio del 2013 di una commissione della Camera [3], sono vicini ad affrontare un devastante “trauma delle aliquote”, con le polizze che in media stavano quasi per raddoppiare.

E le cose potevano soltanto peggiorare: agli inizi del 2014 gli esperti prediletti della destra – sarebbe forse meglio dire “esperti” con le virgolette – ammonivano su una “spirale fatale”, per la quale soltanto i cittadini più ammalati si sarebbero iscritti, facendo salire i costi delle assicurazioni persino più in alto, e scaricando molte persone dal programma.

Che dire degli effetti complessivi sulla copertura assicurativa? Nel 2014 inoltrato molti dirigenti repubblicani – incluso John Boehner, lo speaker della Camera – prevedevano che la copertura assicurativa sarebbe stata perduta da un numero superiore di persone, rispetto a quelle che l’avrebbero avuta per la prima volta. E tutti a destra prevedevano che la legge sarebbe costata assai di più del previsto, aggiungendo centinaia di miliardi, se non migliaia, ai deficit di bilancio.

Che cosa è accaduto, in realtà? Non c’è stato alcun trauma delle aliquote: le polizze medie nel 2014 sono state di circa un 16 per cento più basse di quanto previsto. Non c’è stata alcuna spirale fatale: in media, nel 2015, il costo delle assicurazioni è stato tra il 2 ed il 4 per cento più alto che nel 2014, che è un tasso di incremento molto più lento delle serie storiche. Il numero degli americani senza assicurazione sanitaria è diminuito di circa 15 milioni, e sarebbe sceso sostanzialmente di più se molti Stati controllati dai repubblicani non stessero bloccando l’ampliamento di Medicaid [4]. E il costo complessivo del programma sta risultando ben al di sotto delle aspettative.

Una cosa ancora: talvolta si sentono lamentele sulla presunta scarsa qualità delle condizioni offerte alle famiglie che vengono assicurate per la prima volta. Ma un nuovo sondaggio da parte della J. D. Power, la società delle ricerche di mercato, scopre che i nuovi iscritti sono molto soddisfatti del trattamento assicurativo – in media più soddisfatti delle persone con assicurazioni convenzionali, diverse da quelle della riforma di Obama.

Tutto questo sembrerebbe un successo politico, e dovrebbe impegnare i critici in una attività di auto coscienza su quello che hanno sbagliato. Invece no.

Piuttosto, la nuova linea – esemplificata da un recente articolo sulla pagina dei commenti del manager dello hedge-fund Cliff Asness, ma non solo da lui – è che in questo caso non c’è niente da osservare: “Che sarebbe stato assicurato un maggior numero di persone, non è mai stato in discussione”. Mai, direi io, ad eccezione di tutto quello che hanno sempre detto tutti coloro che erano in una posizione influente nella destra americana. Per non dire che, secondo costui, tutte le buone notizie sui costi sono soltanto una coincidenza.

È allo stesso tempo facile e del tutto appropriato fare dell’ironia su atteggiamenti del genere. Ma in questo caso ci sono alcune poste in gioco, che vanno altre il tema della riforma sanitaria, per quanto importante essa sia.

Vedete, in un contesto politico polarizzato, i dibattiti politici riguardano sempre qualcosa in più del solo tema specifico che è sul tavolo. Rappresentano anche i conflitti tra le diverse rappresentazioni del mondo. Le previsioni sul disastro del debito, sul dollaro svalutato e sulla spirale fatale della riforma della assistenza di Obama riflettono la stessa ideologia, e il completo fallimento di queste previsioni dovrebbe ispirare importanti dubbi su quella ideologia.

E c’è anche una questione morale che è implicita. Rifiutare di accettare la responsabilità per errori del passato è un serio difetto del carattere, nella vita privata di ognuno. Ma diventa un vero e proprio misfatto, quando sono in gioco politiche che hanno effetti sulla vita di milioni di persone.

 

[1] È la denominazione ufficiale della riforma della assistenza sanitaria approvata negli USA nel 2010 e considerata il risultato di maggior rilievo della Amministrazione Obama.

[2] L’opposizione repubblicana prevedeva che le iscrizioni al nuovo regime di assistenza sanitaria – in pratica, la scelta di una assicurazione per tutti coloro che non ne abbiano un diritto automatico, in quanto appartenenti alle categorie degli ultrasessantacinquenni che sono assistiti dal programma federale Medicare, o degli indigenti, assistiti dal programma federale Medicaid – sarebbero fortemente diminuite. Nella realtà, sono fortemente aumentate.

[3] Poiché la maggioranza alla Camera è stata in questi anni regolarmente repubblicana, non è strano che una commissione di quella istituzione mettesse in circolazione valutazioni contrarie alla politica del Governo Federale.

[4] Occorre una spiegazione.

Medicaid, come si sa, è il programma federale che garantisce la assistenza sanitaria alle persone indigenti o con redditi più bassi. La riforma prevedeva che la assicurazione sanitaria sarebbe diventata obbligatoria per ogni cittadino, ma evidentemente in questo modo, per molti di coloro che in precedenza risparmiavano soldi semplicemente sperando di restare in salute, il costo sarebbe stato poco sostenibile. La riforma aveva dunque disposto che le persone con redditi inferiori avrebbero avuto un sussidio pubblico. Ma un altro modo di ottenere lo stesso risultato, era quello di ‘ampliare’ il numero dei beneficiari del programma di assistenza federale diretta per i bassi redditi, ovvero Medicaid. Tale programma è in sostanza ‘cogestito’ dal Governo Federale e dagli Stati; la previsione era che i costi aggiuntivi derivanti dall’ampliamento sarebbero stati tutti sopportati dal Governo Federale. Ma il consenso degli Stati era necessario, e molti – quasi tutti, a quanto pare – gli Stati a prevalenza repubblicana hanno rifiutato tale consenso.

In pratica, i repubblicani di quegli Stati, pur di ostacolare le riforma, hanno impedito tale ampliamento. La qualcosa, ovviamente, ha inciso negativamente nell’aumento di persone assicurate, che è stato tuttavia molto grande.

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