Blog di Krugman

Occasioni assistenziali per gli estremisti della destra e incentivi per il lavoro (25 aprile 2015)

 

Apr 25 7:38 am

Wingnut Welfare and Work Incentives

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Wingnut welfare is an important, underrated feature of the modern U.S. political scene. I don’t know who came up with the term, but anyone who follows right-wing careers knows whereof I speak: the lavishly-funded ecosystem of billionaire-financed think tanks, media outlets, and so on provides a comfortable cushion for politicians and pundits who tell such people what they want to hear. Lose an election, make economic forecasts that turn out laughably wrong, whatever — no matter, there’s always a fallback job available.

Obviously this reality has important incentive effects. It encourages conservatives to espouse ever-cruder positions, because they don’t need to be taken seriously outside their closed universe. But it also, I’ve been noticing, makes them remarkably lazy.

Thus, Matt O’Brien marvels at Stephen Moore’s latest, with its “cherry-picking and unsupported assertions.” What O’Brien doesn’t note is that these assertions aren’t new; Moore and others have made them many times before, and they’ve been thoroughly debunked many times, for example here and here. No, revenues didn’t experience miraculous growth under Reagan; if you adjust, as you obviously should, for inflation and population growth, they grew less in the Reagan years than they did under Ford/Carter, and much less than under Clinton. Yes, the share of taxes paid by the rich rose — but only because of soaring inequality, which raised the share of the wealthy in income. And so on.

What’s remarkable, then, is that Moore doesn’t even try to come up with new distortions. He just rolls out the old debunked stuff, ignoring the criticisms. There are many adjectives you could apply to this work, but the one that stands out for me is just plain lazy.

But then again, why not? The audience for this kind of thing doesn’t want actual insight, it just wants affirmation of what it wants to hear, and it doesn’t care how embarrassingly you screw up as long as you’re ideologically on the right side. Someone like Moore effectively faces a 100 percent marginal tax rate on intellectual effort — no matter how much or how little time he puts in getting facts and numbers right, it will make no difference at all to his career. And the Heritage Foundation gets what it pays for.

 

Occasioni assistenziali per gli estremisti della destra [1] e incentivi per il lavoro [2]

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Il sistema assistenziale degli estremisti è un aspetto importante e sottovalutato del moderno scenario politico degli Stati Uniti. Io non so chi abbia inventato quella espressione, ma chiunque segua le carriere delle persone della destra sa di cosa parlo: l’ecosistema generosamente finanziato dei gruppi di ricerca foraggiati dai miliardari, gli organi di stampa e tutto il resto forniscono un cuscino confortevole agli uomini politici ed ai commentatori che dicono quello che la gente vuol sentire. Perdete delle elezioni, fate previsioni economiche che risultano comicamente sbagliate, tutto quel che volete – non importa, c’è sempre un posto di lavoro di ripiego disponibile.

Ovviamente, questa realtà ha effetti importanti di incentivazione. Incoraggia i conservatori a esporre posizioni sempre più rozze, giacché non hanno bisogno di esser presi sul serio fuori dal loro chiuso universo. Ma sto notando che li rende anche considerevolmente folli.

Per questo, Matt O’Brien si meraviglia all’ultima uscita di Stephen Moore, con i suoi “giudizi selettivi e privi di sostegno”. Quello che O’Brien non nota è che queste asserzioni non sono nuove; Moore ed altri le hanno espresse molte volte, e sono stati completamente smentiti in molte occasioni, ad esempio in queste connessioni [3]. No, le entrate non conobbero una crescita miracolosa sotto Reagan; se correggete i dati, come ovviamente dovreste fare, sulla base dell’inflazione e della crescita della popolazione, le entrate crebbero negli anni di Reagan meno di quanto avvenne con Ford e Carter, e molto meno che sotto Clinton. Così come la percentuale delle tasse pagate dai ricchi salì – ma solo a causa della crescente ineguaglianza, che elevò la percentuale di reddito dei più ricchi. E così via.

Quello che è considerevole, dunque, è che Moore non tenta nemmeno di venir fuori con nuove mistificazioni. Semplicemente egli riespone la vecchia merce già ridicolizzata, ignorando le critiche. Ci sono molti termini con i quali si potrebbe caratterizzare un lavoro del genere, ma quello che secondo me è più adatto è proprio una schietta follia.

Ma allora, perché non ripetersi? Il pubblico di questo genere di cose non vuole idee vere e proprie, vuole la conferma di quello che vuol sentire, e, finché vi mantenente ideologicamente sulla destra dello schieramento, non si cura di quanto si dicano scempiaggini imbarazzanti. Gente come Moore, in sostanza, sono di fronte ad una aliquota fiscale marginale del 100 per cento sul loro sforzo intellettuale – non conta quanto ci mettano di fatti e di numeri, o quanto poco tempo gli costi; ciò non farà alcuna differenza per le loro carriere. E la Fondazione Heritage ottiene ciò per cui paga.

 

[1] “Wingnut”, secondo Merriam-Webster, è “una persona mentalmente squilibrata, che sostiene misure estreme o cambiamenti radicali”. Normalmente è rivolto più alla destra che alla sinistra, almeno in America. Coloro che vedono cospirazioni un po’ dappertutto, ad esempio, sono tipici ‘wingnut’.

[2] La tabella indica l’andamento delle entrate federali negli Stati Uniti. Come si nota, il periodo di Reagan (1981-1989) vide una crescita, ma non più rapida del periodo di Ford e Carter (rispettivamente: 1974-1977 e 1977-1981), e del tutto inferiore al periodo di Clinton (1993-2001).

[3] La prima connessione è con un articolo del Washington Post relativo ad un giudizio del repubblicano Rand Paul, secondo il quale Reagan aveva il primato di un boom di posti di lavoro. La seconda è un saggio di Bruce Bartlett che smentiva le sicurezze repubblicane, secondo le quali gli sgravi fiscali di Reagan non avrebbero provocato una riduzione delle entrate.

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