Blog di Krugman

Scegliete la vostra eterodossia (per esperti) (25 aprile 2015)

 

Apr 25 3:09 pm

Choose Your Heterodoxy (Wonkish)

I’m pretty sure Roger Farmer is subtweeting me here, when he says

There are still a number of self-professed Keynesian bloggers out there who see the world through the lens of 1950s theory.

And it’s true! In fact, quite a lot of what I use is 1930s economic theory, via Hicks. And I should be deeply ashamed. I am, however, not the worst offender. After all, there are plenty of physicists who still use Newtonian dynamics, which means that they’re seeing the world through the lens of 17th-century theory. Fools!

OK, Farmer wants us to think in terms of models with

an infinite dimensional continuum of locally stable rational expectations equilibria

or maybe

a continuum of attracting points, each of which is an equilibrium.

But why, exactly? Saying that it’s “modern” is no answer; so, for a while, was real business cycle theory, which proved to be a huge wrong turn.

In part, I think, Farmer is trying to explain an empirical regularity he thinks he sees, but nobody else does — a complete absence of any tendency of the unemployment rate to come down when it’s historically high. I’m with John Cochrane here: you must be kidding.

But let me not try to figure out what Farmer wants, and instead ask what the rest of us should want.

Clearly, models with rational expectations, markets continuously in equilibrium, and unique equilibria don’t cut it. But which pieces of such models would you want to modify or replace? Farmer wants to preserve rational expectations and continuous equilibrium, while introducing multiple equilibria. That strikes me as a bizarre choice. Why not appeal to behavioral economics, behavioral finance in particular, to make sense of bubbles? Why not appeal to the clear evidence of price and wage stickiness — perhaps grounded in bounded rationality — to make sense of market disequilibrium?

The 1950s theory Farmer derides actually follows more or less that agenda, albeit informally. Wage stickiness is just assumed, but loosely justified in terms of psychology; New Keynesian models, with explicit modeling of price setting and menu costs, make this a bit less ad hoc but not much. Demand for goods and assets is based on plausible descriptions of behavior, with allowance for possible deviations from rational expectations. Obviously you want to go deeper than this if you can; but has this approach been proved useless as compared with more modern theory?

Surely the answer is a resounding no. As I’ve written many times, economists who knew their Hicks have actually done extremely well at predicting the effects of monetary and fiscal policy since the 2008 crisis, whereas those who sneered at this old-fashioned stuff have been wrong about almost everything.

I’m all for new ideas, indeed for radical heterodoxy, if it solves some problem. Attacking ideas that seem to work pretty well simply because they’ve been around for a while, not so much.

 

Scegliete la vostra eterodossia (per esperti)

Sono quasi certo che Roger Farmer [1] in questo caso si riferisca [2] a me, quando afferma:

“Ci sono un certo numero di sedicenti blogger Keynesiani in circolazione, che guardano il mondo attraverso le lenti della teoria degli anni ‘50”.

Ed è vero! Di fatto, molto di quello di cui faccio uso è una teoria economica degli anni ’30, per il tramite di Hicks. E dovrei vergognarmene profondamente. Tuttavia, non sono il caso peggiore. Dopotutto, ci sono una quantità di fisici che usano ancora la dinamica newtoniana, il che significa che stanno guardando il mondo attraverso le lenti di una teoria del diciassettesimo secolo. Scemi!

Va bene, Farmer vorrebbe che ragionassimo in termini di modelli con

“un infinito ‘continuum’ dimensionale di stabili equilibri di aspettative razionali”

o forse

“un continuo di punti di attrazione, ognuno dei quali è in equilibrio”.

Ma perché, precisamente? Dire che è “moderno” non è una risposta; per un certo periodo, fu tale la teoria del ciclo economico reale, che si dimostrò essere una svolta profondamente sbagliata.

In parte, io penso, Farmer sta cercando di spiegare una regolarità empirica che pensa di osservare, ma nessun altro lo fa – la assenza completa di ogni tendenza del tasso di disoccupazione a calare quando è storicamente elevata. Sono, in questo caso, d’accordo con John Cochrane: probabilmente sta scherzando.

Ma consentitemi di non cercare di immaginare cosa voglia Farmer, e piuttosto di chiedere cosa dovremmo volere tutti noi.

Chiaramente, modelli con le aspettative razionali, con mercati continuamente in equilibrio, ed equilibri unici non vanno bene. Ma quali pezzi di tali modelli si vorrebbe modificare o rimpiazzare? Farmer vorrebbe preservare le aspettative razionali e l’equilibrio continuo, nel mentre si introducono gli equilibri multipli. Questa mi pare una scelta bizzarra. Ma perché non ricorrere alla economia comportamentale, in particolare alla finanza comportamentale, per trovare il significato delle bolle? Perché non rivolgersi alla chiara evidenza della rigidità dei prezzi e dei salari – magari basata su una razionalità limitata – per dare un senso allo squilibrio del mercato?

La teoria degli anni ’50 che Farmer deride, per la verità, segue più o meno quella logica, seppure informalmente. La rigidità dei salari è soltanto assunta, sebbene giustificata genericamente in termini di psicologia; i nuovi modelli neokeynesiani, con una esplicita modellazione della definizione dei prezzi e della riorganizzazione complessiva dei costi, la rendono un po’ meno “ad hoc”, ma non di molto. La domanda di beni e di asset è basata su descrizioni plausibili del comportamento, con una tolleranza per deviazioni possibili dalle aspettative razionali. Ovviamente, se si vuole, si può andare più a fondo di tutto questo; ma questo approccio si è mostrato inutile, al confronto con la teoria più moderna?

La risposta è certamente negativa, in modo clamoroso. Come ho scritto molte volte, che economisti che avevano studiato il loro Hicks si sono per la verità comportati ottimamente nel prevedere gli effetti della politica monetaria e della finanza pubblica a partire dalla crisi del 2008, mentre coloro che si prendevano gioco di questa roba passata di moda, hanno avuto torto quasi su tutto.

Sono con tutto il cuore per le nuove idee, proprio per una eterodossia radicale, se ciò risolve qualche problema. Non altrettanto con l’attaccare le idee che sembrano funzionare abbastanza bene, semplicemente perché sono da un po’ in circolazione.

 

[1] Economista statunitense, docente alla Università della California, Los Angeles.

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[2] “Subtweet” UrbanDictionary) è un “tweet ‘subliminale, con il quale ci si riferisce ad una persona senza nominarla”.

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