Apr 3 9:45 am
The resemblance between America’s right and a doomsday cult is something quite a few people have noticed: when various prophecies of disaster, from hyperinflation to an Obamacare death spiral, failed to materialize, the people predicting those disasters simply found new ways to maintain their faith. So Jonathan Chait’s detailed takedown of denialism about Obamacare’s success is well done, but not all that distinctive.
What he does put his finger on, however, is another aspect of the “debate” (it doesn’t really deserve to be dignified with that term): reliance not on substantive arguments about policy, but on public perceptions. In the case of health reform, this amounts to the assertion that it has failed because many Americans continue to believe the opponents’ lies.
This is a cheap, dishonest way to argue — but it’s also very widely used, and not just on the U.S. right. I’m doing some work on the UK austerity debate, and what’s striking to me is how crucial a role this kind of argument from perception plays in Simon Wren-Lewis’s “mediamacro”.
Consider, as a prominent example, the FT’s editorial from 2013 declaring austerity vindicated. At no point does the editorial actually take on the economics. Instead, it declares that “Mr. Osborne has won the political argument”, and dismisses actual economic analysis — a resumption of growth when fiscal consolidation pauses is exactly what you should expect — as too complicated for the voters, bless their pretty little heads.
Let’s be clear about the bad faith this involves. It’s perfectly OK to point out that elections seem to turn on the recent rate of growth rather than a true assessment of economic performance. What’s not OK is blurring the distinction between that kind of political analysis and a real analysis of how policy worked. And when people do that kind of blurring to make the case for policies they prefer, it’s deeply sleazy, no matter who they are.
Sconcezze percettive
La somiglianza tra la destra Americana e un culto da giorno del giudizio è qualcosa di cui poche persone si sono accorte: quando svariate profezie di disastro, dall’iperinflazione alla spirale fatale della riforma sanitaria di Obama, non si sono materializzate, coloro che prevedevano tali disastri hanno semplicemente trovato nuove ragioni per mantenere la loro fede. Dunque, la dettagliata demistificazione di Jonathan Chait del bisogno di negare il successo della riforma sanitaria di Obama è appropriata, ma non è affatto distintiva.
Il punto dove egli davvero mette il dito, tuttavia, è un altro aspetto del “dibattito” (in realtà, non merita di essere chiamato in quel modo): il basarsi non su argomenti sostanziali che riguardano la politica, ma sulle percezioni dell’opinione pubblica. Nel caso della riforma sanitaria, questo comporta il giudizio che essa sia fallita perché molti americani continuano a credere alle bugie degli oppositori.
Questo è un modo di ragionare disonesto e a buon mercato – ma è anche molto ampiamente utilizzato, e non solo dalla destra americana. Sto lavorando un po’ sul dibattito sull’austerità nel Regno Unito, e quello che mi colpisce è il ruolo cruciale che questo genere di argomento derivante dalla percezione gioca in quella che Simon Wren-Lewis definisce “macromedia”.
Si consideri, come esempio illustre, l’editoriale del 2013 del Financial Times, che affermava che l’austerità era stata pienamente confermata. In effetti, in nessun punto l’editoriale trattava di economia. Dichiarava invece che “il signor Osborne ha vinto sul piano dell’argomentazione politica”, e liquidava l’analisi economica – una ripresa della crescita quando il consolidamento delle finanze pubbliche si era interrotto è esattamente quello che vi dovreste aspettare – come troppo complicata per gli elettori, che Dio li benedica per il loro modesto acume.
E’ bene esser chiari sulla malafede che questo comporta. E’ del tutto giustificato mettere in evidenza che le elezioni sembrano riguardare il tasso di crescita più recente, piuttosto che un vero e proprio giudizio sulle prestazioni economiche. Quello che non è giustificato è appannare la distinzione tra quel genere di analisi e una analisi reale su come la politica ha funzionato. E quando ci sono persone che provocano quel genere di appannamento per perorare la causa delle politiche che prediligono, si tratta di una grande porcheria, a prescindere da chi esse siano.
By mm
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