Apr 11 11:21 am
There are two big lessons from GE’s announcement that it is planning to get out of the finance business. First, the much maligned Dodd-Frank financial reform is doing some real good. Second, Republicans have been talking nonsense on the subject. OK, maybe point #2 isn’t really news, but it’s important to understand just what kind of nonsense they’ve been talking.
GE Capital was a quintessential example of the rise of shadow banking. In most important respects it acted like a bank; it created systemic risks very much like a bank; but it was effectively unregulated, and had to be bailed out through ad hoc arrangements that understandably had many people furious about putting taxpayers on the hook for private irresponsibility.
Most economists, I think, believe that the rise of shadow banking had less to do with real advantages of such nonbank banks than it did with regulatory arbitrage — that is, institutions like GE Capital were all about exploiting the lack of adequate oversight. And the general view is that the 2008 crisis came about largely because regulatory evasion had reached the point where an old-fashioned wave of bank runs, albeit wearing somewhat different clothes, was once again possible.
So Dodd-Frank tries to fix the bad incentives by subjecting systemically important financial institutions — SIFIs — to greater oversight, higher capital and liquidity requirements, etc.. And sure enough, what GE is in effect saying is that if we have to compete on a level playing field, if we can’t play the moral hazard game, it’s not worth being in this business. That’s a clear demonstration that reform is having a real effect.
Now, the more or less official GOP line is that the crisis had nothing to do with runaway banks — it was all about Barney Frank somehow forcing poor innocent bankers to make loans to Those People. And the line on the right also asserts that the SIFI designation is actually an invitation to behave badly, that institutions so designated know that they are too big to fail and can start living high on the moral hazard hog.
But as Mike Konczal notes, GE — following in the footsteps of others, notably MetLife — is clearly desperate to get out from under the SIFI designation. It sure looks as if being named a SIFI is indeed what it’s supposed to be, a burden rather than a bonus.
A good day for the reformers.
Una vittoria contro le ombre
Ci sono due grandi lezioni nell’annuncio che General Electric sta programmando l’uscita dagli affari della finanza. Anzitutto, la tanto diffamata riforma finanziaria Dodd-Frank sta producendo risultati reali positivi. La seconda, i repubblicani su tale questione hanno detto cose insensate. Ammetto che il punto 2 non è realmente una novità, ma è importante comprendere esattamente il genere di insensatezze che sono venuti dicendo.
GE Capital era la quintessenza dell’esempio di una ascesa del sistema bancario ombra. Sotto i profili più importanti essa agiva come una banca; ma era effettivamente priva di regole, e dovette essere salvata attraverso soluzioni specifiche che comprensibilmente fecero infuriare molte persone per aver mandato i contribuenti allo sbaraglio per irresponsabilità private.
Penso che la maggioranza degli economisti credano che l’ascesa del sistema bancario ombra abbia meno a che fare con i vantaggi reali di tali banche fittizie, di quanti non ne abbia avuti per effetto della arbitrarietà dei regolamenti – vale a dire, istituti come GE Capital consistettero interamente nello sfruttamento di una mancanza di adeguata supervisione. E l’opinione generale è che la crisi del 2008 intervenne in parte più o meno ampia perché l’evasione delle regole aveva raggiunto il punto nel quale un’ondata di vecchio stampo di corsa agli sportelli, sebbene in qualche modo in forme diverse, era una volta ancora possibile.
E’ per questo che la Dodd-Frank cerca di correggere gli incentivi negativi sottoponendo gli “istituti finanziari importanti da un punti di vista sistemico” (SIFI) ad una vigilanza maggiore [1], alle condizioni di capitali e liquidità superiori etc. E di fatto, quello che la GE sta dicendo è che se si deve competere con regole uguali per tutti, se non si può approfittare del ricorso all’azzardo morale [2], non merita di restare in questo affare. Quella è la chiara dimostrazione che la riforma sta avendo un effetto reale.
Ora, la linea più o meno ufficiale del Partito Repubblicano è che la crisi finanziaria non ebbe niente a che fare con le banche fuori controllo – dipese tutta da Barney Frank che in qualche modo costrinse poveri banchieri innocenti a fare prestiti a Quella Gente [3]. E a destra tale linea afferma anche che con la designazione degli istituti SIFI, nella sostanza, si invita a comportarsi in modo negativo, giacché gli istituti così definiti sanno di essere troppo grossi per fallire, e possono cominciare a fare la bella vita appropriandosi dello strumento dell’azzardo morale.
Ma, come osserva Mike Konczal [4], la GE – seguendo le orme di altri, in particolare di MetLife – ha chiaramente perso la speranza di sottrarsi al peso della definizione come istituto SIFI. Pare dunque accertato che la denominazione di SIFI è in effetti quello che si supponeva fosse, un peso piuttosto che una facilitazione.
Un buon giorno per i riformatori.
[1] In effetti, come spiega questo stesso post più oltre, la legge Dodd-Frank – tramite la previsione dell’obbligo di definire come “istituti importanti dal punto di vista sistemico” gli istituti finanziari parabancari rilevanti – ottiene l’effetto di estendere ad essi forme di regolamentazione che nel passato erano inesistenti.
[2] “Moral hazard” è, come è noto, un termine con il quale in microeconomia si definisce “una forma di opportunismo post-contrattuale, che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte, confidando nella impossibilità, per quest’ultima, di verificare la presenza di dolo o negligenza”. (Wikipedia)
Nel caso in questione, l’azzardo morale poteva dipendere dalla sostanziale deresponsabilizzazione di un sistema bancario ombra deregolamentato (ad esempio, non tenuto a regole di mantenimento di una quota di capitali propri adeguata ai rischi).
[3] Frank è un congressista democratico, che si era occupato attivamente della questione dei mutui per la prima casa, e successivamente divenne uno dei ‘padri’ della riforma del sistema finanziario. Entrò nel mirino del Partito Repubblicano per l’influenza che aveva avuto nel sostenere le politiche delle due principali agenzie pubbliche che si occupavano dei mutui. In realtà, il fenomeno dei cosiddetti mutui “subprime” – ovvero dei prestiti concessi a persone che si rivelarono, con la crisi, insolventi – riguardò massimamente istituti di credito privati, facenti parte appunto del sistema bancario ombra che era prosperato al riparo da ogni regola. Frank, in precedenza, aveva avuto anche una certa notorietà, per essere stato il primo uomo politico americano ad aver rivendicato la propria omosessualità; la qual cosa non deve essere stata del tutto estranea, immagino, alla aggressione subita in seguito, quando la destra lo indicò in modo abbastanza ridicolo come il primo responsabile delle crisi finanziaria del 2008.
L’espressione “Quella Gente”, come si sarà notato altre volte, sta in generale ad indicare, nel linguaggio della destra americana, i meno abbienti, preferibilmente di colore.
[4] Di Mike Konczal, che si occupa spesso in modo attento dei problemi della legislazione sul sistema finanziario americano, si può leggere si questo blog l’articolo del 13 dicembre 2013 “Il 2013 è stato una anno cattivo per i lobbisti di Wall Street”.
By mm
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