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I vampiri di Wall Street, di Paul Krugman (New York Times, 11 maggio 2015)

 

Wall Street Vampires

MAY 11, 2015

Paul Krugman

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Last year the vampires of finance bought themselves a Congress. I know it’s not nice to call them that, but I have my reasons, which I’ll explain in a bit. For now, however, let’s just note that these days Wall Street, which used to split its support between the parties, overwhelmingly favors the G.O.P. And the Republicans who came to power this year are returning the favor by trying to kill Dodd-Frank, the financial reform enacted in 2010.

And why must Dodd-Frank die? Because it’s working.

This statement may surprise progressives who believe that nothing significant has been done to rein in runaway bankers. And it’s true both that reform fell well short of what we really should have done and that it hasn’t yielded obvious, measurable triumphs like the gains in insurance thanks to Obamacare.

But Wall Street hates reform for a reason, and a closer look shows why.

For one thing, the Consumer Financial Protection Bureau — the brainchild of Senator Elizabeth Warren — is, by all accounts, having a major chilling effect on abusive lending practices. And early indications are that enhanced regulation of financial derivatives — which played a major role in the 2008 crisis — is having similar effects, increasing transparency and reducing the profits of middlemen.

What about the problem of financial industry structure, sometimes oversimplified with the phrase “too big to fail”? There, too, Dodd-Frank seems to be yielding real results, in fact, more than many supporters expected.

As I’ve just suggested, too big to fail doesn’t quite get at the problem here. What was really lethal was the interaction between size and complexity. Financial institutions had become chimeras: part bank, part hedge fund, part insurance company, and so on. This complexity let them evade regulation, yet be rescued from the consequences when their bets went bad. And bankers’ ability to have it both ways helped set America up for disaster.

Dodd-Frank addressed this problem by letting regulators subject “systemically important” financial institutions to extra regulation, and seize control of such institutions at times of crisis, as opposed to simply bailing them out. And it required that financial institutions in general put up more capital, reducing both their incentive to take excessive risks and the chance that risk-taking would lead to bankruptcy.

All of this seems to be working: “Shadow banking,” which created bank-type risks while evading bank-type regulation, is in retreat. You can see this in cases like that of General Electric, a manufacturing firm that turned itself into a financial wheeler-dealer, but is now trying to return to its roots. You can also see it in the overall numbers, where conventional banking — which is to say, banking subject to relatively strong regulation — has made a comeback. Evading the rules, it seems, isn’t as appealing as it used to be.

But the vampires are fighting back.

O.K., why do I call them that? Not because they drain the economy of its lifeblood, although they do: there’s a lot of evidence that oversize, overpaid financial industries — like ours — hurt economic growth and stability. Even the International Monetary Fund agrees.

But what really makes the word apt in this context is that the enemies of reform can’t withstand sunlight. Open defenses of Wall Street’s right to go back to its old ways are hard to find. When right-wing think tanks do try to claim that regulation is a bad thing that will hurt the economy, their hearts don’t seem to be in it. For example, the latest such “study,” from the American Action Forum, runs to all of four pages, and even its author, the economist Douglas Holtz-Eakin, sounds embarrassed about his work.

What you mostly get, instead, is slavery-is-freedom claims that reform actually empowers the bad guys: for example, that regulating too-big-and-complex-to-fail institutions is somehow doing wheeler-dealers a favor, claims belied by the desperate efforts of such institutions to avoid the “systemically important” designation. The point is that almost nobody wants to be seen as a bought and paid-for servant of the financial industry, least of all those who really are exactly that.

And this in turn means that so far, at least, the vampires are getting a lot less than they expected for their money. Republicans would love to undo Dodd-Frank, but they are, rightly, afraid of the glare of publicity that defenders of reform like Senator Warren — who inspires a remarkable amount of fear in the unrighteous — would shine on their efforts.

Does this mean that all is well on the financial front? Of course not. Dodd-Frank is much better than nothing, but far from being all we need. And the vampires are still lurking in their coffins, waiting to strike again. But things could be worse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I vampiri di Wall Street, di Paul Krugman

New York Times, 11 maggio 2015

L’anno scorso i vampiri della finanza si erano comprati un Congresso. So che non è gentile chiamarli in quel modo, ma ho le mie ragioni, che spiegherò tra breve. Per adesso, tuttavia, consentitemi di osservare che Wall Street, che era abituata a distribuire il suo sostegno tra i partiti, in questi giorni è in modo schiacciante a favore del Partito Repubblicano. E i repubblicani che sono andati al potere quest’anno, stanno restituendo il favore cercando di liquidare la Dodd-Frank, la riforma finanziaria approvata nel 2010 [1].

E perché deve essere liquidata la Dodd-Frank? Perché sta funzionando.

Questo giudizio può sorprendere i progressisti che credono che non sia stato fatto niente di significativo per tenere a freno i banchieri fuori controllo. Ed è vero che la riforma non è stata all’altezza di quello di cui avremmo avuto bisogno, non ha prodotto quei successi evidenti e verificabili quali gli incrementi nella assicurazione sanitaria che si sono registrati con la riforma di Obama.

Ma Wall Street odia la riforma finanziaria per un ragione, ed una osservazione ravvicinata indica quale essa sia.

Per un aspetto, l’Ufficio per la Tutela finanziaria del Consumatore – l’invenzione della Senatrice Elizabeth Warren – in fin dei conti, sta avendo un importante effetto raggelante sulle pratiche creditizie abusive. Inoltre, secondo le prime indicazioni la regolamentazione rafforzata dei derivati finanziari – che giocarono un ruolo importante nella crisi del 2008 – sta avendo un effetto simile, aumentando la trasparenza e riducendo i profitti dei mediatori.

Che dire del problema della struttura del sistema finanziario, che talvolta viene eccessivamente semplificata con l’espressione “troppo grande per fallire”? Anche in quel caso la Dodd-Frank sembra stia avendo risultati effettivi maggiori, di fatto, di quelli che si aspettavano molti sostenitori.

Come ho già indicato, in questo caso l’espressione ‘troppo grande per fallire’ non rappresenta pienamente il problema. Quello che è stato davvero letale fu l’interazione tra dimensioni e complessità. Gli istituti finanziarie erano diventati come chimere: in parte banche, in parte hedge fund, in parte compagnie assicurative, e via dicendo. Questa complessità consentiva loro di sfuggire ai regolamenti, e tuttavia di essere messi in salvo dalle conseguenze quando le loro scommesse finivano male. E l’abilità dei banchieri ad ottenere entrambe le cose contribuì a predisporre l’America al disastro.

La Dodd-Frank ha affrontato questo problema consentendo ai regolatori di sottoporre gli istituti finanziari “sistemicamente importanti” a regole straordinarie, e di prendere il controllo di tali istituti nei tempi di crisi, anziché semplicemente operare dei salvataggi. E ciò richiedeva che gli istituti finanziari in generale aumentassero il capitale, riducendo il loro incentivo a prendere rischi eccessivi e la possibilità che il prendere rischi portasse alla bancarotta.

Tutto questo pare che funzioni: il “sistema bancario ombra” che creava rischi come le banche mentre sfuggiva ai regolamenti delle banche, è in regresso. Lo potete vedere in casi come quello della General Electric, una impresa manifatturiera che si era trasformata in affarista finanziario, ma adesso sta cercando di tornare alle sue radici. Lo si può anche constatare nei dati generali, dove si assiste ad un ritorno del sistema bancario convenzionale – vale a dire, delle banche soggette a forte regolamentazione. Sfuggire alle regole, a quanto pare, non è più attraente come un tempo.

Ma i vampiri stanno passando al contrattacco.

Diciamo dunque perché li definisco proprio in tal modo. Non perché drenino linfa vitale dall’economia, sebbene lo facciano: ci sono molte prove che i sistemi finanziari sovra dimensionati e super pagati – come il nostro – danneggiano la crescita e la stabilità delle economie. Persino il Fondo Monetario Internazionale è d’accordo.

Ma quello che rende davvero appropriata la parola in questo contesto è che i nemici della riforma non possono resistere alla luce del sole. È difficile trovare difese aperte di Wall Street da parte della destra, al punto di sostenere il ritorno ai vecchi tempi. Quando i gruppi di ricerca della destra provano a sostenere che la regolamentazione è una cosa negativa che danneggerà l’economia, non sembra che lo facciano convintamente. Ad esempio, l’ultimo degli “studi” del genere, a cura del American Action Forum, si risolve in tutto in quattro pagine, ed anche il suo autore, Douglas Holtz-Eakin, pare imbarazzato del suo lavoro.

Quello che soprattutto si deve considerare, invece, sono gli argomenti di tipo paradossale [2] secondo i quali la riforma in effetti dà potere ai cattivi soggetti: ad esempio, che regolare gli istituti con la logica del “troppo-grandi-e-complessi-per-fallire” equivale in qualche modo a fare un favore agli intrallazzatori, argomenti contraddetti dagli sforzi disperati di tali istituti di evitare la definizione di “sistemicamente importanti”. Il punto è che quasi nessuno ha voglia di essere considerato come se fosse asservito al sistema finanziario, meno di tutti coloro che lo sono effettivamente.

E questo a sua volta significa che, almeno sino a questo punto, i vampiri stanno ottenendo dai loro soldi molto meno di quello che si aspettavano. I repubblicani vorrebbero con tutto il cuore disfare la Dodd-Frank, ma sono giustamente impauriti dal riflesso di pubblicità con il quale i difensori della riforma come la Senatrice Warren – che ispira una dose considerevole di paura tra gli iniqui – metterebbero allo scoperto i loro tentativi.

Questo significa che sul fronte della finanza va tutto bene? Ovviamente no. La Dodd-Frank è molto meglio di niente, ma è lungi dall’essere quello che servirebbe. E i vampiri restano in agguato nelle loro casse da morto, in attesa di colpire nuovamente. Ma potrebbe andar peggio.

 

[1] La riforma del sistema finanziario, nota come la Legge Dodd-Frank, è stata motivo di vari approfondimenti in questi ultimi due anni. Scrivendo “Dodd-Frank Reform” sulla mascherina della ricerca su questo blog, appariranno vari editoriali e post di Krugman dal 2013 ad oggi, oltre a approfondimenti di altri esperti.

[2] Nel testo esemplificato con il concetto “la schiavitù è libertà”, che è una espressione probabilmente non molto chiara fuori dagli Stati Uniti, dove invece è storicamente e culturalmente assai significativa.

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