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L’ “avanti e indietro” dell’austerità e le riprese controproducenti (8 maggio 2015)

 

May 8 12:07 pm

Stop-Go Austerity and Self-Defeating Recoveries

Sometimes good things happen to bad ideas. Actually, it happens all the time. Britain’s election results came as a surprise, but they were consistent with the general proposition that elections hinge not on an incumbent’s overall record but on whether things are improving in the six months or so before the vote. Cameron and company imposed austerity for a couple of years, then paused, and the economy picked up enough during the lull to give them a chance to make the same mistakes all over again.

They’ll probably seize that chance. And given the continuing weakness of British fundamentals – high household debt, a soaring trade deficit, etc. – there’s a good chance that the resumption of austerity will usher in another era of stagnation. In other words, the recovery of 2013-5, which is falsely viewed as a vindication of austerity, is likely to prove self-defeating.

There’s a somewhat similar problem in the euro area, as Barry Eichengreen noted recently. There, too, growth has picked up, thanks to a pause in austerity, quantitative easing and a weaker euro. The policies that pulled Europe back from the brink were made politically possible by fear, first of collapse, then of deflation. But as the fear abates, so does pressure to change Europe’s ways; austerians are already claiming the pickup as vindication, not of Draghi’s activism, but of the policies that made that activism necessary.

Obviously my pessimism here could be all wrong; if the private sector in Britain or Europe has more oomph that I think, growth can continue even with policy backsliding. But my guess is that we’re looking at an era of stop-go austerity, in which politicians who refuse to learn the right lessons from history doom their citizens to repeat it.

 

L’ “avanti e indietro” dell’austerità e le riprese controproducenti

Talvolta accadono cose positive alle cattive idee. In effetti, accade in continuazione in Inghilterra. I risultati delle elezioni inglesi sono arrivati come una sorpresa, ma erano coerenti con l’idea generale secondo la quale le elezioni non dipendono da una prestazione complessiva, bensì dal fatto che le cose siano migliorate all’incirca nei sei mesi precedenti alle votazioni. Cameron e gli altri hanno imposto l’austerità per un paio di anni, poi si sono interrotti, e l’economia è risalita a sufficienza durante il periodo di quiete da dar loro la possibilità di rifare gli stessi errori per filo e per segno.

Probabilmente coglieranno quella possibilità. E dato che la debolezza dei fondamentali inglesi prosegue – elevato debito delle famiglie, un deficit commerciale sempre più in alto, etc. – c’è una buona possibilità che la riesumazione dell’austerità darà il via ad un’altra epoca di stagnazione. In altre parole, la ripresa del 2013-2015, che è stata falsamente considerata come un risarcimento dell’austerità, è probabile si dimostri contro producente.

In qualche modo, c’è un problema simile nell’area euro, come ha notato di recente Barry Eichengreen. Anche in quel caso la crescita si è risollevata, grazie ad una pausa nell’austerità, alla facilitazione quantitativa e all’euro più debole. Le politiche che hanno tirato indietro dal ciglio l’Europa sono state rese possibili dalla paura, anzitutto del collasso e poi della deflazione. Ma come si riduce la paura, la stessa cosa accade alle spinte per modificare gli indirizzi europei; i filo austeri stanno già rivendicando il risollevarsi come una sorta di risarcimento, non dell’attivismo di Draghi, ma delle politiche che hanno reso quell’attivismo necessario.

Ovviamente, in questo caso il mio pessimismo potrebbe essere fuori luogo; se il settore privato in Inghilterra e in Europa avrà più dinamismo di quello che penso, la crescita potrebbe continuare anche con politiche che riportano indietro. Ma la mia impressione è che stiamo assistendo ad un’epoca di ‘va e vieni’ dell’austerità, nella quale i politici che si rifiutano di apprendere le lezioni della storia costringono i loro cittadini a ripeterla.

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